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Fasano, FasanoJazz2006: 4 concerti con ingresso libero dal 30/5



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Fasano, 28/04/2006

FasanoJazz2006: 4 concerti con ingresso libero dal 30/5

Partirà il 30 maggio prossimo “FasanoJazz2006”, la rassegna di concerti jazzistici, ad ingresso libero, messa a punto interamente dal Comune di Fasano. I quattro appuntamenti si terranno sempre alle ore 21 ed in Largo San Giovanni Battista (dove si affaccia la chiesa Matrice), in pieno centro storico.

Il 30 maggio ecco il ROSARIO BONACCORSO QUINTET: Rosario Bonaccorso (contrabbasso e voce), Flavio Boltro (tromba), Andrea Pozza (pianoforte), Bebo Ferra (chitarre), Dedè Ceccarelli batteria.

Venerdì 2 giugno il trio ERSKINE - LE – BENITA: Nguyen Le (chitarra), Michel Benita (contrabbasso), Peter Erskine (batteria).

Sabato 3 giugno il trio MORELLI - BENITA – ROMANO: Nico Morelli (pianoforte), Michel Benita (contrabbasso), Aldo Romano (batteria).

Giovedì 8 giugno il LINO CANNAVACCIUOLO ENSEMBLE ospiti Elena Ledda & Agostino Marangolo. Lino Cannavacciuolo (violino & violin zeta), Paolo Del Vecchio (chitarre, buzuky & mandolino), Luca Urciuolo (fisarmonica & pianoforte), Sasà Pelosi (basso acustico), Ivan Lacagnina (percussioni), Paolo Polcari (elettronica in tempo reale).

Da oltre venticinque anni sulla scena, Rosario Bonaccorso è attualmente contrabbassista di fiducia delle stelle della musica italiana (jazz e cantautorale), Enrico Rava, Stefano Di Battista, Lucio Dalla, Gino Paoli, ma anche di star della scena musicale internazionale (Billy Cobham, Pat Metheny, Michael Brecker). L’artista ligure è un solista di grande comunicazione, dotato di uno spirito improvvisativo originale, uno stile che riporta alla tradizione dei grandi bassisti della musica afroamericana. Il progetto che propone, denominato “Appunti di Viaggio”, nasce da un percorso umano e musicale autobiografico e rappresenta un elegante connubio di sensazioni, che riporta al suono, all’intensità e all’atmosfera della musica jazz della “Grande Mela”, ma è anche un viaggio nella magia della musica brasiliana, mantenendo intatto l’amore per il jazz e quel gusto della melodia prettamente mediterraneo che contraddistingue tutte le sue composizioni. Il quintetto prevede la presenza di straordinari artisti come il trombettista Flavio Boltro, cresciuto affiancando l’indimenticabile maestro Michel Petrucciani e trasferitosi in Francia da alcuni anni, entrato a far parte della scuderia della prestigiosa etichetta discografica Blue Note e destinatario di lodi ed apprezzamenti ricevuti da stelle del jazz come Wynton Marsalis ed Elvin Jones. Della line-up fa parte anche il pianista e compositore Andrea Pozza che inizia giovanissimo lo studio del pianoforte dedicandosi contemporaneamente al jazz ed alla musica classica. Vince il concorso RAI come “miglior pianista”, selezionato tra tutti i giovani europei per la formazione di una Orchestra Jazz di Nuovi Talenti ed il primo premio nel concorso indetto dalla SIAE, nel 1992, per la miglior composizione jazz. Ha suonato con i più importanti musicisti della scena jazzistica italiana ed internazionale come Enrico Rava, subentrando a Stefano Bollani nel quintetto del trombettista , Chet Baker, Lee Konitz, Charlie Mariano, Larry Nocella. Bebo Ferra, invece, intraprende lo studio della chitarra all’età di nove anni, indirizzando gran parte della propria ricerca musicale nell’ambito jazzistico. Collabora con artisti importanti del jazz italiano come Tiziana Ghiglioni, Furio Di Castri, Paolo Damiani, Pietro Tonolo, Paolo Fresu, Rita Marcotulli, Paolino Dalla Porta, Giulio Capiozzo. La sua musica è caratterizzata da un materiale sonoro tipico dell’area mediterranea, in cui la melodia e l’aspetto ritmico costituiscono gli elementi portanti. Attraverso l’utilizzo di linguaggi molto diversi tra loro, fusi con le modalità espressive tipiche del jazz, mira a creare un contesto sonoro composito e originale. Anche il batterista André “Dedè” Ceccarelli è un grande nome del panorama jazzistico internazionale: le sue collaborazioni più recenti lo hanno visto a fianco di Sting e di Bireli Lagrene, ma nel suo curriculum ci sono gli incontri con i più grandi artisti del jazz, del rock, del soul. Per oltre quindici anni ha accompagnato la grande Dee Dee Bridgewater, ma anche Stan Getz, Chick Corea, Richard Galliano, Tina Turner, Enrico Rava. Il suo stile è una sintesi fra jazz e musica progressiva, uno stile che ha legami col passato ma che tende verso il futuro.

Il 2 giugno, il grandissimo batterista americano Peter Erskine, il chitarrista d’origine vietnamita Nguyen Le ed il contrabbassista Michel Benita. Il batterista statunitense Peter Erskine, vincitore di un Grammy Award, è un autentico mostro sacro della musica mondiale. Inizia il suo brillante percorso musicale unendosi alla band di Stan Kenton, poi a quella di Maynard Ferguson. Già componente del mitico gruppo jazz-rock Weather Report, una delle macchine sonore più imponenti della cosiddetta fusion internazionale, vanta molteplici collaborazioni con artisti di generi musicali diversi (Jan Garbarek, Steely Dan, Joni Mitchell) e varie orchestre sinfoniche (BBC Symphony Orchestra, Hilliard Ensemble). Commovente il connubio con Jaco Pastorius, uno dei suoi amici e colleghi più cari. Grazie all’umiltà e alla caparbietà del suo drumming jazzistico egli era in grado di esaltare le dinamiche di Jaco, affiancandolo in svariati progetti musicali fino alla tragica scomparsa del portentoso e talentuoso bassista. Esaltante l’unione col gruppo Steps Ahead vera fucina di talenti, dal vibrafonista Mike Mainieri alla pianista Eliane Elias, dal contrabbassista Eddie Gomez al sassofonista Michael Brecker, senza dubbio tra i più importanti musicisti della scena musicale americana e mondiale. Raffinata la musica prodotta insieme con talenti sopraffini del jazz come Marc Johnson, John Scofield e Bill Frisell nel progetto Bass Desires. Autore di prove solistiche superlative per prestigiose etichette discografiche come Ecm e Denon. Il chitarrista franco-vietnamita Nguyen Le, invece, uno dei più originali specialisti in circolazione, è un innovatore dello strumento. In possesso di una tecnica prodigiosa, sin dagli esordi ha mostrato idee compositive di particolare originalità, dando una spinta notevole allo strumento per le sonorità così tipiche e contagiose che vi innesta nel jazz come nella world music. Seguire le vicende artistiche di Nguyen Le non è affatto facile, vista la versatilità del suo operato. Nel 1987 viene reclutato in Francia nell’organico dell’ONJ (Orchestre Nationale de Jazz), dove ha modo di confrontarsi con musicisti del calibro di Carla Bley, Steve Swallow, Steve Lacy, Quincy Jones. Ma con il primo disco da solista “Miracles” del 1989, inciso con Art Lande, Marc Johnson, Peter Erskine, si può cogliere appieno il suo notevole talento. Incisivo partner di Paolo Fresu, Michel Portal, Ornette Coleman, John Taylor, autore di dischi molto interessanti, gioiellini sonici incisi per l’etichetta Act (3 Trios, Maghreb & Friends), che connubiano il jazz con sonorità esotiche. Davvero da incorniciare, a tal proposito, l’incontro con la vocalist nata a Saigon Huong Thanh che ha portato alla registrazione del magnifico album Mangustao uscito di recente sempre per la Act con ospiti, tra gli altri, Paul McCandless e Paolo Fresu. Attivo fin dal 1981 sulla scena francese, Michel Benita è uno dei contrabbassisti e compositori più apprezzati e richiesti nel panorama del jazz internazionale. Accompagnatore di rango, capace di inserirsi perfettamente nei contesti stilistici più vari, ha da poco pubblicato il cd “Drastic”, un vero capolavoro intriso di elettronica ma con un’anima acustica. Benita confeziona una musica di enorme fascino, nella quale lascia convivere, con un controllo sopraffino, le mille sfaccettature della sua anima musicale, intersecando ritmi e suoni sintetici con la sua tipica eleganza, quella di un musicista dal sapere sconfinato, per il quale non esistono barriere o codici di riferimento insuperabili.

Sabato 3 giugno il trio Morelli-Benita-Romano. Il pianista Nico Morelli, stabilitosi a Parigi dal 1998, specializzato nello studio del jazz in scuole prestigiose quali “Siena Jazz”, “Berklee School of Boston”, “Manhattan School”, s’impone oggi come uno tra i migliori jazzisti della sua generazione. Pianista molto ricercato per il virtuosismo e la sensibilità del suono, collaboratore del compianto Steve Lacy e di Paolo Fresu, autore di uno splendido album “The Dream” del 1998 con Marc Johnson e Roberto Gatto e di un altro disco eccellente come “Nico Morelli” del 2003 con ospiti illustri come Aldo Romano e Stefano Di Battista, centra la sua ricerca musicale sulla fusione del jazz con sonorità e melodie classiche dell’inizio del XX secolo, ispirate alle opere di Ravel, Debussy, Fauré, Albeniz, Bach. Le sue composizioni si caratterizzano per una ritmica propria del jazz bianco, nella linea di Bill Evans, con un equilibrio ed una ricerca di timbro sonoro di rara intensità. E’ nell’aspetto improvvisativo che il musicista si accosta al suono dei pianisti neri americani, per il resto egli è un erede della tradizione musicale italiana, dove l’attaccamento all’armonia e alla melodia è preponderante. Insomma, Nico Morelli è un artista dal talento innato, che ci conduce in un universo dove si mescolano lirismo classico, improvvisazione, virtuosismo e originalità. Il batterista Aldo Romano, invece, nato in Italia ma trasferitosi da tempo in Francia, collaboratore di autentici mostri sacri del jazz internazionale come Carla Bley, Keith Jarrett, Jean-Luc Ponty, Enrico Rava, Steve Lacy, Dexter Gordon, Gato Barbieri, Don Cherry, ha iniziato imparando da autodidatta a suonare la chitarra, passando poi allo studio della batteria. Incoraggiato da Keith Jarrett, ha intrapreso con successo anche il ruolo di cantante, imparando nel contempo a scrivere musica. Ha contribuito all’affermazione di talenti come Michel Petrucciani (memorabile la foto che lo ritrae mentre regge tra le braccia il pianista francese, fisicamente minato, mentre lo accompagna sul palco prima di un concerto) o di giovani musicisti italiani quali erano, nel 1988, Paolo Fresu e Furio Di Castri, con i quali formò il gruppo “Italian Quartet”, completato dalla presenza di Franco D’Andrea, da lui definito “un miscuglio di giovani e matusa”. Romano ha affermato: “La parola scritta è molto importante per me. Se non fossi musicista, avrei scelto di fare il poeta”: questo sottolinea la sua grande sensibilità musicale che trasferisce sulle pelli della batteria, sfiorate ed accarezzate tanto da sembrare un sussurro. Come spesso si è scritto: “Aldo Romano fa letteralmente cantare la batteria”. Romano è sempre stato molto interessato alla possibilità di combinare l’estetica free coi ritmi del rock. Strumentista originale e versatile, di grande melodia, è artefice di un sound dove ogni nota o ritmo è capace di evocare un universo. Ha di recente pubblicato un album di canzoni intitolato “Chante”, nel quale è contenuto un riuscitissimo duetto con Carla Bruni ed un disco intitolato “So Right” dedicato alla magnifica musica dell’artista americana Joni Mitchell, con Maria Pia De Vito, Danilo Rea ed Enzo Pietropaoli.

L’ultimo concerto della rassegna musicale fasanese, giovedì 8 giugno, è quello dell’ensemble del violinista Lino Cannavacciuolo, impreziosito dalla vocalist Elena Ledda e dalla prestigiosa presenza di Agostino Marangolo alla batteria. Lino Cannavacciuolo è un violinista napoletano dal talento non comune e dalla variegata duttilità stilistica; è principalmente un violinista eclettico, di estrazione classica, affascinato dalla sperimentazione e alla continua ricerca di nuovi linguaggi musicali. Ha iniziato la carriera suonando in svariati gruppi etnici della Campania, collaborando a pregevoli progetti teatrali con maestri del calibro di Roberto De Simone (La Gatta Cenerentola), Luca De Filippo e Peppe Barra. E’ musicista insostituibile, appunto, della formazione che accompagna Peppe Barra, ammirata a Fasano la scorsa estate in un concerto inserito nella prestigiosa rassegna estiva curata dal Comune di Fasano presso gli Scavi Archeologici di Egnazia. Uno dei fondatori, nel 1990, del validissimo ensemble Solis String Quartet che, all’ultimo festival di Sanremo, ha accompagnato Noa e Carlo Fava, ospite apprezzatissimo, quest’ultimo, della passata edizione della nostra rassegna jazzistica. Cannavacciuolo ha collaborato con artisti affermati come Claudio Baglioni, Pino Daniele, Adriano Celentano e Edoardo Bennato, oltre ad altri esponenti di spicco della scuola musicale napoletana; nel 2002 è stato pubblicato il suo secondo lavoro discografico intitolato Segesta (antica città baluardo della Sicilia ellenica), nel quale risalta il connubio tra ritmo e melodia della tradizione del sud Italia, anche grazie alla partecipazione dell’artista sarda Elena Ledda, oltre che di Peppe Barra, Daniele Sepe e Tullio De Piscopo. Nel disco il violinista fa rivivere antichi suoni della tradizione popolare del sud, coniugati a ritmi come la tarantella, che si mescolano con influenze africane, arabe e greche, a loro volta contaminate dalla musica tzigana, ricreando una world music combinata con l’elettronica. Il suo violino vibra entrando in profondità, sposando melodia e tecnica, con dichiarato amore per le sue origini e per la terra del sud, evocando momenti di assoluta introspezione ed arrivando a sfiorare orchestrazioni cinematografiche, fino a raggiungere un’anima di flamenco intrisa di jazz e di rock.

Di prestigio, come si è sottolineato, le compartecipazioni di Elena Ledda ed Agostino Marangolo al progetto del violinista partenopeo. Elena Ledda, in possesso di una vocalità versatile, espressiva, potente e suadente, dove spiritualità e sensualità si alternano senza sosta, si esprime al meglio nelle sue eccellenti interpretazioni, nelle quali rivive un mondo sonoro pieno di sorprese e paesaggi incantati. Oltre a mettere in evidenza le doti vocali e l’intensità delle sfumature timbriche possedute, l’artista sa incorniciare alla perfezione vecchio e nuovo in musica, senza rinunciare alla secolare tradizione sarda né tantomeno alle risorse che le sonorità contemporanee consentono. L’artista ha raggiunto le zone alte delle classifiche di vendita dedicate alla world music in Europa con il suo disco “Incanti”, pubblicato nel 1993, che rappresenta una pietra miliare della musica di tradizione europea.
La grandezza dell’altro ospite, il percussionista Agostino Marangolo, sta nel continuo attraversare stili e generi in un quadro che rispecchia fedelmente l’evoluzione musicale sviluppata nella sua carriera. Con tocchi misurati riesce, attraverso poche pennellate e con guizzi di straordinario gusto, a far emergere il suo drumming elegante, ora lineare ora nervoso, anche all’interno di una semplice canzone. Lo dimostrano le sue molteplici collaborazioni, spesso con l’apporto di suo fratello Antonio, che spaziano dal rock progressivo dei primi anni settanta con Flea On The Honey, Flea, Etna, Goblin, alla tecnica messa al servizio di artisti di varia estrazione musicale come Angelo Branduardi, Pino Daniele, James Senese & Napoli Centrale e, recentemente, Niccolò Fabi.


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