Brindisi, 29/06/2006
Romano (Ds) sulla questione energetica
Riportiamo integralmente un intervento di Giuseppe Romano, Vice Presidente dei Democratici di Sinistra alla Regione Puglia.
Ritorna il tema infinito della produzione di energia, delle quantità di combustibile da impiegare, della sicurezza dei cittadini; un tema irrisolto, nonostante i buoni proponimenti e qualche lodevole iniziativa Istituzionale.
Certo, nel recente passato la questione è stata subordinata alla localizzazione dell’impianto di rigassificazione in quanto prioritaria.
Ora quel merito non c’è più, anche se noto l’emergere dell’ambiguità di fondo che ha caratterizzato una parte del movimento: il “no” al sito di Capobianco e non un “no” del rigassificatore a Brindisi. Ormai quell’area e quello specchio di mare si configura come “la pattumiera d’Italia”; quello che non si vuole su un dato territorio, si propone di spostarlo lì, come se le questioni ambientali, paesaggistiche, di tutela del territorio, della costa e di “economia buona” fossero prerogativa esclusiva di alcuni.
Il rigassificatore. Se la preoccupazione è data dalla classificazione di “impianto a rischio di incidenza rilevante”, non comprendo come tale rischio venga meno se lo stesso si sposta di cinquecento/mille metri. Se invece l’obiettivo è quello di liberare il porto dagli attuali vincoli di movimentazione, il risultato si potrebbe raggiungere spostando la bretella di attracco più a sud. C’è dell’altro?
Il porto industriale. Alcuni indicatori economici ci dicono che il Mediterraneo, e quindi anche Brindisi, diverrà nei prossimi quattro/cinque anni il crocevia di un enorme trasferimento di merci e quindi bisogna esserci liberando il porto. Bene. Ma la proposta di spostamento del porto industriale, a parte i Tir di risorse pubbliche necessari per realizzarlo ed i vincoli legati alla partecipazione ad un bando comunitario che potrebbe vederci soccombere, soddisfa la domanda e rispetta i tempi richiesti? Un’opera del genere la si può inaugurare dopo dieci/dodici anni dalla posa in opera della prima pietra e non siamo ancora pronti.
Il polo energetico brindisino. Oggi le condizioni politiche sono cambiate perchè in presenza di uno schema di Piano Energetico Regionale e quindi ritorna il problema delle quantità e della qualità del carbone impiegato. Bene ha fatto il Presidente Cappellini a porre il problema della produzione di energia e della qualità e quantità del combustibile impiegato.
Sul Piano energetico è stata attivata un’ampia consultazione ma la sovranità della sua approvazione è prerogativa esclusiva del Consiglio Regionale, il quale esaminerà i contributi venuti dalla società e dalle Istituzioni pugliesi.
E’ innegabile il merito della Amministrazione del Presidente Errico di aver contestato le convenzioni a suo tempo sottoscritte, riaprendo di fatto una partita che, purtroppo è rimasta aperta.
Ricordo lo sforzo compiuto per non considerare esaustive le conclusioni del tavolo tecnico all’uopo insediato, ponendo il problema della qualità e delle quantità di combustibile da impiegare. Tale obiettivo si integra con la realizzazione di un sistema di rilevazione provinciale ed autonomo rispetto a quello pubblico (ARPA) ed a quello privato (ENEL). Si sta ancora procedendo su questi obiettivi?
Vanno bene i controlli, ma le quantità e la qualità del carbone da impiegare rimangono, purtroppo, un problema irrisolto. Non vorrei che la riduzione contenuta nello schema di Piano Energetico regionale, debba partire non dagli otto milioni di metri cubi di ieri ma dalle quantità di oggi che, mi viene detto, oggi sono superiori, facendo, come si suol dire, un buco nell’acqua.
Ma ridurre le quantità di carbone è speculare all’impiego di CDR come combustibile sostitutivo ? E quale CDR, quello sprigionante diossina? Mi dicono il CDR di qualità; obietto che per ottenerlo va prima costruita una cultura della differenziata e poi vanno realizzati sofisticati impianti di selezione, anche questi molto costosi.
Questi interrogativi non sono figli della cultura del No sempre e comunque; non mi appartiene. Rivendico però, come uomo impegnato nelle Istituzioni, il diritto a contribuire alla definizione di tutte, dico tutte le questioni aperte (rigassificatore, porto industriale, convenzioni col polo energetico, aereonautica), licenziando “il progetto strategico per lo sviluppo del nostro territorio” che veda impegnati tutti. Avverto stringente il bisogno di ridurre l’attuale tasso di conflittualità e di portare a casa qualche risultato importante.
COMUNICATO STAMPA GIUSEPPE ROMANO |