Brindisi, 09/08/2006

Rigassificatore, la domanda impertinente di Brindisi Prodest

Franco Palma, presidente di Brindisi Prodest, ha inviato una lettera aperta agli organi di stampa con "una domanda impertinete" relativamente alla situazione del porto di Brindisi.
Di seguito il testo integrale del documento.

UNA DOMANDA IMPERTINENTE
La vogliamo rivolgere a quanti hanno nel proprio costume la protesta di piazza e le sparate verbali senza fondamento, perché cominciamo a sospettare che costoro siano in qualche modo interessate a seminare panico e a dare notizie prive di fondamento. Diversamente, infatti, non sapremmo spiegarci come mai questa gente, privati e rappresentanti di istituzione, che si dicono molto informati, hanno ignorato e continuano ad ignorare quello che avviene nel porto di Brindisi.
Ci spieghiamo meglio.
Brindisi Prodest, dopo studi ed approfondimenti, presentò a suo tempo – data 11 giugno 1997 – la Proposta N° 2, che si occupava delle “Linee guida per il nuovo Piano Regolatore del Porto di Brindisi”; l’intento era di offrire un contributo alla allora imminente (?) revisione del Piano Regolatore del Porto, approvato ed operante sin dal 1975.
Detta proposta, presentata alle Istituzioni e al Pubblico con una conferenza tenuta presso l’Hotel Orientale e ripresa dai media, venne inviata anche in copia al Sindaco di Brindisi pro-tempore, al Commissario dell’Autorità Portuale, al sig. Prefetto, al Presidente della Provincia, alla Capitaneria di Porto (invio rinnovato via via nel tempo al rinnovo dei responsabili delle anzidette istituzioni) nell’auspicio che le predette Istituzioni non avessero perduto la memoria, non tanto delle riflessioni e dei suggerimenti, ma quanto delle cifre e dei fatti incontestabili illustrati nella stessa.
Brindisi Prodest, infatti, per il suo sentire forte il desiderio di aiutare in tutti i modi l’organizzazione funzionale del porto, metteva in luce quelle che erano, a suo parere, le attività che creavano punti critici o di inefficienza, mentre, invece, era necessario preservare la questione ambientale sia sotto il profilo essenziale della sicurezza del territorio e dell’ambiente, che sotto quello del paesaggio complessivo, al duplice scopo di salvaguardare gli abitanti e per rispettare le compatibilità fisiche del territorio.
La “Proposta”, allo scopo di fornire elementi concreti all’Autorità Portuale, esponeva le ipotesi d’intervento per i tre bacini – Porto Interno, Porto Medio e Porto Esterno – in cui è diviso il porto di Brindisi, nella speranza che potessero formare oggetto di valutazione e utilizzazione da parte degli “addetti ai lavori”.
Nel Porto interno si reclamava, da subito, la revoca della concessione alla “SIAC” e la bonifica dell’area ove erano sistemati i serbatoi verdi per il dibromoetano, mentre si fornivano utili indicazioni, che qui non è il caso di ricordare, per la sistemazione dei diversi “Water front” del porto interno. Proseguendo l’itinerario nel Porto Medio, dopo aver esaminato il problema della cosiddetta “Zona Archeologica”, per la quale si auspicava una intesa con la Soprintendenza in tempi rapidi, si prendeva atto delle banchine realizzate per ml. 1.800 circa e dei costi rilevanti sostenuti per avanzare qualche dubbio sulla funzionalità delle stesse a motivo del fatto che la loro maggiore lunghezza ricadeva nel cosiddetto “cono di atterraggio o di decollo” della pista 14/32 dello scalo aeroportuale.
Per tale motivo gli ormeggi lungo le suddette banchine erano purtroppo soggette a limitazioni per via del fatto che le navi non potevano superare lungo la banchina di Costa Morena Ovest ed il suo risvolto, l’altezza di 30/42 m. circa.
E, continuando, arriviamo al punto dolente del quale, guarda caso, ancora oggi nessun ambientalista o pseudo tale – pubblico o privato – si è ancora accorto o ne parla, cioè l’invocato trasferimento al di fuori dell’area operativa di Costa Morena del terminale per navi gasiere, attualmente ubicato sull’area NE dello “sporgente”; dicevamo, allora, che la collocazione andrebbe spostata nel Porto Esterno (come previsto dal Piano Regolatore del 1975) e tale nuova sistemazione andava ricercata in accordo con gli attuali concessionari per non vanificare gli ingenti investimenti profusi dagli stessi per tutti gli impianti realizzati.
Tanto per intenderci e per parlare ITALIANO: a Brindisi si è scaricato fin dagli anni ’80 e si scarica tuttora GAS PROPANO E PROPILENE (quindi materiali altamente infiammabili) in una zona – Sporgente Costa Morena Ovest – a fianco delle Terrare dove attraccano le navi traghetto per l’imbarco dei passeggeri e delle auto al seguito, mentre dall’altra parte – banchina di Diga Costa Morena – attraccano per scaricare le navi che trasportano carbone, confezionando in tal modo un vero sandwich esplosivo.
A questo punto una domanda sembra giustificata e plausibile:
perché ci si ostina a combattere un impianto di rigassificazione, che, come è stato spiegato non è più pericoloso di una qualsiasi raffineria e che si trova distante dalla città, mentre si tace sul pericolo concreto, tangibile e immanente dello scarico di gas liquido che avviene quasi dentro la città? Come dire che vediamo la pagliuzza negli occhi degli altri e non la trave nei nostri occhi.
Aspettiamo risposte puntuali da quella stessa gente – persone fisiche e istituzioni – che, guarda caso, non è informata su quello che avviene in casa, anche se qualcuno da molto tempo ne ha evidenziato pubblicamente i pericoli, mentre sembra molto ben informata su quello che, probabilmente, gli fa comodo.
Franco Palma
presidente