Roma, 04/10/2006

Dirottamento Brindisi: il testo dell'informativa del Viceministro Menniti

Questa mattina il viceministro dell'interno Marco Minniti, ha informato il parlamento sul dirottamento dell’aereo di linea della Turkish Airlines atterrato a Brindisi.

Di seguito la ricostruzione effettuata in aula dal rappresentante del Governo (FONTE www.camera.it)

"Mi limiterò, come penso fosse volontà del Parlamento, ad una ricostruzione, la più puntuale possibile, dei fatti, fornendo a quest'aula il massimo di informazioni possibili, partendo innanzitutto dall'esito della vicenda, che, come è a voi noto, si è conclusa ieri intorno alle 20,10, con la fine del dirottamento del volo della Turkish Airlines, Tirana-Istanbul, ad opera del cittadino turco Hakan Ekingi, di 28 anni.
Il volo in questione, un Boeing 737/400, partito da Tirana alle ore 16,50 ora italiana, aveva a bordo 107 passeggeri e sei membri dell'equipaggio.
In particolare, alle ore 17, mentre il velivolo stava sorvolando il territorio greco, il COFA (Centro operativo delle forze aeree) di Poggio Renatico ha segnalato che a bordo era in atto un dirottamento ad opera di due persone - in quel momento, infatti, e fino all'apertura dei portelloni le informazioni in nostro possesso erano che a bordo dell'aeromobile c'erano due dirottatori - e che il comandante del vettore aveva richiesto l'autorizzazione all'atterraggio o negli aeroporti di Roma-Fiumicino o in alternativa di Brindisi.
Nella circostanza segnalava altresì di aver appreso che i due dirottatori chiedevano di atterrare in Italia per consegnare un messaggio al Santo Padre.
Nessuna informazione veniva fornita circa la presenza di armi ovvero in ordine alle modalità con cui i dirottatori erano venuti a contatto con i membri dell'equipaggio. Il COFA, d'intesa con l'ENAV, ha subito richiesto al dipartimento della pubblica sicurezza la praticabilità dell'atterraggio sul territorio nazionale.

Il dipartimento della pubblica sicurezza, sentite le autorità di Brindisi, ravvisato che non vi erano controindicazioni in quell'area aeroportuale e che l'atterraggio poteva avvenire sicurezza, ha fornito il proprio parere favorevole al comando militare. Alle ore 17,50, il Boeing 737 è atterrato all'aeroporto di Brindisi - chiuso nel frattempo per motivi precauzionali ai voli in arrivo e in partenza - ed è stato immediatamente collocato in aria cosiddetta sterile.
Subito dopo, sono scattate le misure di prevenzione e di sicurezza di cui alle specifiche pianificazioni previste in caso di emergenza per dirottamento aereo. In particolare, il COFA aveva ordinato il decollo dall'aeroporto di Trapani di un caccia intercettore F16, che poi ha affiancato il velivolo, scortandolo fino all'aeroporto di Brindisi.
Le autorità di pubblica sicurezza, nel dichiarare lo stato di allerta, pur non avendo ancora piena consapevolezza del livello del rischio, hanno adottato, di intesa con l'autorità aeroportuale, tutte quelle misure previste dagli specifici piani atti a mettere in sicurezza l'intera area interessata all'atterraggio e allo stazionamento del velivolo.
Sul posto si sono recati il prefetto, i vertici della questura e dell'Arma dei carabinieri, la stessa autorità giudiziaria e le competenti autorità militari, istituendo di fatto una vera e propria unità di crisi. Nel contempo, venivano messi in allarme le forze speciali della polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri. Le competenti autorità, avvalendosi della collaborazione del personale della torre di controllo, hanno cercato di conoscere, attraverso il costante contatto, durato per circa un'ora, con il comandante dell'aereo dirottato, l'intenzione dei dirottatori e le loro eventuali condizioni per l'immediato rilascio dei passeggeri.
Fin dai primi contatti è emersa la disponibilità dei dirottatori - parlo sempre al plurale perché soltanto alla fine si è saputo che erano soltanto uno - a concludere la loro azione delittuosa, evitando danni ai passeggeri e all'equipaggio. Inoltre, nel corso delle comunicazioni intercorse tra la torre di controllo e il comandante, si è avuta la conferma della richiesta dei dirottatori di far recapitare al Santo Padre uno scritto asseritamente in loro possesso e di portare a conoscenza della stampa il contenuto dello stesso.
Alle ore 20,10, circa, soddisfatte le condizioni di piena sicurezza ed avuta conferma attraverso il comandante dell'aereo che la situazione era sotto controllo, anche perché, a dire di quest'ultimo, i dirottatori apparivano rassicurati, in quanto convinti di aver raggiunto il prefissato obiettivo, si procedeva all'apertura del portellone. Dall'aereo è subito sceso il comandante in seconda, in compagnia di altra persona, indicato dallo stesso come unico dirottatore del velivolo. Costui, preso immediatamente in consegna da personale di polizia, dichiarava di essere l'unico responsabile dell'azione delittuosa.

Come detto precedentemente, si tratta di Hakan Ekingi, cittadino turco, nato il 29 giugno 1978 a Izmir. L'Ekingi, secondo le prime informazioni assunte dalla polizia turca, risulterebbe avere precedenti in quel paese per falso e renitenza alla leva. Da quanto appreso dalle autorità albanesi, il dirottatore, nel mese di maggio scorso, avrebbe ivi richiesto l'asilo politico per l'asserito timore di recarsi in Turchia, in quanto appunto renitente alla leva; beneficio peraltro non concesso.
Le stesse autorità avrebbero, invece, disposto l'allontanamento verso la Turchia dell'Ekingi, che, nella giornata di ieri, è stato munito di apposito titolo provvisorio di viaggio dal consolato Turco in Tirana.
Il cittadino turco, per quanto finora ricostruito, imbarcato sul citato volo per Istanbul, subito dopo il decollo, approfittando della circostanza che una hostess aveva aperto la porta che separa la cabina di pilotaggio dal settore passeggeri e vincendo una iniziale resistenza dell'assistente di volo, si introduceva nella cabina e, minacciando di farsi esplodere, intimava al comandante di dirottare l'aereo verso Roma.
Sempre secondo quanto riferito dal comandante, l'Ekingi, nelle fasi del dirottamento, pur avendo un'abbondante sudorazione, apparendo quindi particolarmente nervoso, ha dimostrato di conoscere le procedure di volo e in particolare il significato dei relativi codici; il comandante, infatti, in un primo momento, aveva inserito il codice generico di allarme e il cittadino turco lo ha richiamato, ingiungendo di inserire quello specifico per il dirottamento. Il dirottatore, secondo quanto riferito dallo stesso al comandante, avrebbe acquisito notizie sull'esistenza di più codici attraverso la rete Internet. L'Ekingi, nel solo interloquire con il comandante, ha sempre fatto riferimento all'esistenza, di complici a bordo, peraltro non individuati al pari dell'esplosivo o di altre armi, asseritamente detenuti sulla sua persona.
Il direttore, subito dopo la consegna alla polizia, non è stato trovato in possesso della missiva indirizzata al Santo Padre.
Il comandante dell'aereo ha invece consegnato alla Digos un promemoria datogli dal dirottatore in cui, in lingua turca, si dava contezza della sua intenzione di dirottare l'aereo e di voler consegnare una lettera al Pontefice. In merito a tale indicazione, è opportuno precisare che, a firma del surripetuto Ekingi, era stata pubblicata il 30 agosto scorso, nel blog www.blogcu.com, una missiva (leggi lettera al Papa) in cui lo stesso asseriva di essere discriminato per la sua appartenenza alla religione cristiana e chiedeva al Pontefice un autorevole intervento in suo favore, in quanto temeva una sua estradizione dall'Albania verso il paese d'origine.
L'Ekingi, condotto dagli uffici della locale Digos, non ha avuto alcun contatto con la stampa ed è stato interrogato dall'autorità giudiziaria che ne ha disposto l'arresto. Nella circostanza, l'Ekingi ha dichiarato all'autorità giudiziaria di avere abbracciato la fede cristiana, di temere, a causa di ciò, per la propria incolumità in Turchia e di voler richiedere l'asilo politico in Italia. Sono in corso ulteriori approfondimenti per accertare eventuali complicità godute dal dirottatore a Tirana e sull'aeromobile, significando così che si è proceduto alla completa identificazione di tutti gli occupanti dell'aereo. Si precisa, al riguardo, che particolare attenzione gli inquirenti stanno riservando a tre giovani passeggeri di nazionalità turca che, secondo testimonianze rese da persone che si trovavano a bordo dell'aereo, avrebbero dato la sensazione di conoscere il dirottatore.
Questa è la ricostruzione di quanto accaduto, colleghi parlamentari.
Infine, mi sia consentito fare una considerazione conclusiva che penso possa essere tratta con tranquillità. In una situazione di emergenza, potenzialmente acuta, il sistema di sicurezza del nostro paese, a lungo rodato, ha reagito con tempestività ed efficienza.