Roma, 07/11/2006
Legge Finanziaria: intervento dell'On. Tomaselli
Questa sera l'Onorevole Salvatore Tomaselli è intervenuto nell'aula della Camera dei deputati durante la discussione congiunta dei disegni di legge sulla legge finanziaria 2007.
Di seguito riportiamo integralmente l'intervento.
Signor Presidente, Signor rappresentante del Governo, Onorevoli colleghi,
nelle scorse settimane una voce autorevole si è levata nel dibattito politico per incitare le classi dirigenti del nostro paese a ritrovare il senso della missione.
Era la voce di Carlo Azeglio Campi.
“Manca la missione. Questo è il vero problema dell’Italia di oggi....
Quello che conta e che oggi non si vede - dice l’ex presidente della Repubblica - è un grande obiettivo, generale e condiviso, che il Paese possa comprendere e che dia un senso a tutto ciò che si sta facendo”.
Una incitazione a ritrovare il gusto dell’ambizione di un progetto importante, che segni una fase storica, nelle cose che facciamo oltre il mero contingente.
Ecco, io penso che il passaggio delicato della approvazione della Legge Finanziaria 2007 vada collocato dentro questa ambizione.
La complessità della proposta di Legge Finanziaria che il Governo ha presentato è figlia della volontà del centro sinistra di ridare una prospettiva al nostro Paese.
Ed allora l’obiettivo per noi è chiaro ed è quello di modernizzare l’Italia
Una modernizzazione da conquistare, innanzitutto, rimettendo i conti a posto dell’azienda italia, riprendendo il filo del risanamento interrotto con il governo Berlusconi-Tremonti, che ha pressocchè annullato l’avanzo di bilancio prodotto negli anni di governo del centrosinistra, che ha ridato spazio alla crescita della spesa pubblica, che non ha prodotto né riforme strutturali né crescita per il paese ma solo una redistribuzione della ricchezza a favore dei ceti più abbienti.
Gli anni passati hanno annullato gli sforzi di risanamento anni precedenti….. il debito pubblico – azzerato l’avanzo primario – ha ripreso a correre – 67 miliardi annui di interessi – non è solo una tassa sull’oggi ma è una grave ipoteca sul futuro, sulle prossime generazioni, sulla capacità del paese di onorare gli impegni – di sostenere le spese sociali – la scuola, la sanità, la sicurezza….
Il risanamento dei conti è per noi la premessa di una rinnovata politica di crescita e sviluppo, è lo strumento non certo il fine della nostra politica.
Una politica, infatti, che ha scelto, ad esempio, di fare delle liberalizzazioni una sfida per il paese intero, una occasione di superamento dei tanti egoismi e delle tante corporazioni da cui questo nostro paese è attraversato ma anche il chiavistello per aprire il mercato delle professioni, delle imprese, dei servizi a nuovi soggetti che oggi fanno più fatica di altri o ne sono addirittura esclusi.
Vogliamo costruire, con le riforme e con il più largo confronto, uno Stato forse più leggero ma certamente più efficiente e più utile ai cittadini; (uno Stato che si ponga con realismo ma senza indugi il tema dell’efficienza della pubblica amministrazione, se è vero che nella classifica annuale del World Economic Forum siamo al 71° posto)
Insomma, uno Stato meno gestore ma più regolatore, dentro cui il cittadino-consumatore veda affermata la sua centralità….e cittadini-consumatori lo siamo tutti.
Vorrei, cioè, che non sfuggisse a nessuno come, accanto ed oltre a questa legge finanziaria, il governo e la maggioranza che lo sostiene siano impegnati, in parte già in queste settimane e poi subito dopo l’approvazione della legge di bilancio, a discutere ed approvare testi importanti come la liberalizzazione dei servizi pubblici, la tutela dei consumatori, la semplificazione della P. A., e poi l’energia, la riforma radiotelevisiva, e così via.
Un corposo ed ambizioso programma di modernizzazione, dentro il cui quadro vanno inserite le prime scelte della Finanziaria che rilanceranno la crescita e lo sviluppo nel paese.
Nel corso del confronto di queste settimane si sono apportate significative innovazioni frutto del dialogo con il paese, a cominciare da enti locali e forze sociali. Mi sembra di poter dire che appaiono orami lontane le strumentalizzazioni verso una sorta di volontà punitiva di questa legge verso il cosiddetto ceto medio o verso le piccole imprese.
Sono state costruite con il confronto modifiche sostanziali – penso al tfr che esclude le pmi fino a 50 addetti – penso all’apprendistato per le imprese artigiane – che confermano, oltre ogni dubbio, come grande sia l’attenzione del centro sinistra verso il ruolo e la funzione che svolgono nel paese le piccole imprese.
In tale direzione va, peraltro, la presenza, già in questa finanziaria, di una parte dei provvedimenti previsti dal disegno di legge INDUSTRIA 2015 predisposto dal Ministro Bersani, con cui torna in Italia la politica industriale dopo anni di perdita di competitività del sistema produttivo nazionale, che hanno fanno parlare tanti osservatori di vero e proprio declino.
Provvedimenti che sono orientati proprio alla ripresa di competitività del sistema produttivo: ricordo qui i “Progetti di innovazione industriale” attorno a cui ruota la strategia di rilancio industriale; meccanismi di incentivazione selettivi che privilegino settori strategici in grado di produrre maggiore valore aggiunto sul complesso dell’industria nazionale, da finanziare mediante il nuovo fondo unico per la competitività; ed ancora il fondo per la finanza di impresa con cui si vuole dare un contributo decisivo all’annoso problema della debole patrimonializzazione delle nostre imprese, specie le pmi, e nel contempo facilitarne l’accesso a capitali di rischio e a garanzie creditizie.
Insomma, torna l’idea e se ne individuano i primi strumenti, per ridare al paese una politica industriale degna di questo nome.
E di nuove politiche nazionali ha bisogno il Mezzogiorno.
Chi parla viene da un luogo del Mezzogiorno, Brindisi, in cui vi è da decenni una grande presenza industriale: il più grande polo energetico del paese, uno dei poli nazionali della chimica e dell’aeronautica. Non appartiene più a noi da lungo tempo l’idea di chiedere sussidi ed assistenza, r rivendichiamo, invece, dallo Stato nuove politiche industriali nazionali che possano rappresentare un’occasione di valorizzazione anche del nostro patrimonio e che possano aiutarci a superare anche crisi e difficoltà.
A differenza del Governo delle destre, il centrosinistra dimostra, cioè, di avere un progetto moderno per il Mezzogiorno e ne dispiega già in questa prima legge finanziaria della nuova legislatura alcuni significativi provvedimenti:
- il cosiddetto “ cuneo fiscale differenziato”;
- il credito d’imposta per le regioni svantaggiate;
- si introducono le zone franche urbane;
- si delinea un ciclo di programmazione 2007 -2013 in cui tra Fondi per le aree sottoutilizzate e Fondi provenienti dall’Unione Europea sono previsti investimenti di grande consistenza fino a 120 miliardi di euro. Con un incremento di risorse per il FAS che passa dal 38,6% (media 2000-2005) al 42% per il periodo 2007-2011 con incremento pari al 3,4% in termini percentuali.
Il quadro di riferimento non è dei migliori. Il rapporto Svimez 2005 parla di un Paese che non cresce dove il Mezzogiorno continua lievemente ad arretrare. Negli ultimi anni l’economia del Mezzogiorno ha mostrato segnali di recessione: nel 2005 -secondo la Svimez- il PIL meridionale si è ridotto in termini reali dello 0.3 % a fronte di un aumento dell’anno precedente dello 0.7%. L’occupazione , che tra il 1997 e il 2002 era aumentata al Sud di 450 mila unità, negli ultimi 3 anni ( 2002- 2005 ) è scesa di 69 mila unità. Sono eventi che non si verificavano da tempo e che indicano l’impatto sociale della crisi economica del Paese nelle aree più deboli.
Siamo convinti che nel Mediterraneo e sulle rotte commerciali provenienti dal lontano oriente si gioca una delle partite più importanti per le regioni del Sud. E’ diffusa l’ aspettativa di un Mezzogiorno come piattaforma logistica dell’Italia del Mediterraneo. In questo contesto, il tema della portualità e dell’intemodalità nei trasporti diventa centrale. Nella proposta di legge Finanziaria si investe sullo sviluppo dei porti hub di interesse nazionale e sull’ autonomia finanziaria delle autorità portuali delineando una nuova fisionomia nel settore.
Abbiamo in mente l’idea di un paese più giusto, più solidale, più coeso ma anche più competitivo e dinamico nella sfida del mondo globale, un paese che torni a valorizzare le sue risorse più importanti, a cominciare dai giovani ai quali offrire opportunità e non più solo precarietà e indeterminatezza del futuro.
On.le Salvatore Tomaselli
Guarda l'intervento alla Camera dei deputati
|