Brindisi, 16/11/2006

Romano (Ds) sul CDR nelle Centrali Enel

Il vice presidente del gruppo consiliare dei DS, Giuseppe Romano, ha diffuso la seguente nota:

“L’emersione del merito dell’impiego di combustibile da rifiuto (CDR) di qualità quale possibile carburante per una residuale alimentazione delle centrali Enel di Brindisi è, ritengo, un fatto politicamente importante.
Va dato atto al Comitato 8 giugno, costituitosi sui temi della tutela ambientale del territorio, del modo con cui, sulla materia, ha sensibilizzato società ed Istituzioni.
Importante è stato il contributo dato dagli organismi dirigenti provinciali dei Ds.
Viene sollecitata, per il polo energetico di Brindisi, la sottoscrizione di convenzioni che blocchino ed invertano la spirale delle quantità e della qualità del carbone da impiegare, richiedendo, per il possibile impiego di CDR, validazione scientifica e, in subordine, certezza sulle quantità.

Lo stesso documento regionale che i DS licenzieranno sul PEAR sostiene “ il CDR, il sup impiego nella Centrale a Carbone ed al posto di questo, merita ancora approfondimenti, ma sicuramente non può riguardare solo Brindisi, né rappresentare elemento di compensazione della riduzione delle quote di carbone di questa martoriata Città”.

La emersione della questione, ha indotto il Presidente della Provincia Michele Errico a sospendere l’assenso dato nel Giugno dello scorso anno; identica attenzione però, non viene manifestata dal Sindaco Mennitti.
La iniziativa assunta congiuntamente al collega Giuseppe Taurino ha trovato piena disponibilità nella Giunta regionale che, con l’Ass.re Michele Losappio, incontrerà i Sindaci del territorio interessato mercoledì 22 novembre.
Ritengo di potermi annoverare tra coloro che non si approcciano ai temi dello sviluppo e della sua ecosostenibilità con categorie di analisi di parte. Ho ben presenti le problematiche dell’energia, dei combustibili e delle fonti rinnovabili e non, dei rifiuti urbani ed assimilati, dei tossici, di quelli industriali e del loro smaltimento.

Conosco la sentenza della Corte Europea che perita circa la classificazione del rifiuto, se assimilabile e quindi passibile di combustione non nociva. Ma la tecnologia da impiegare, la concentrazione delle emissioni, gli effetti, nel tempo, sull’uomo hanno bisogno di vadidazione scientifica e non di sentenze. Se così non fosse, avremmo già risolto il problema della produzione di energia con la combustione delle ecoballe: avremmo il combustibile inesauribile e la drastica riduzione dell’impiego di carbone. Purtroppo in Italia, l’unica sperimentazione, autorizzata dalla Regione Veneto nel 2003, riguarda soltanto la Centrale a carbone di Fusina ( Venezia ), i cui 4 gruppi producono meno della metà di Cerano e il primo insediamento abitativo dista 25 Km .

Ma anche la validazione è subordinata al contesto territoriale; un conto è la Valle D’Itria, una delle zone più salubri della Puglia ed un conto sono Brindisi o Taranto, zone di acuta crisi ambientale.
Del resto i no al termovalorizzatore a Brindisi, furono dati sia per le quantità di rifiuto richiesto per tenere a regime l’impianto ( eccessive rispetto alla produzione del territorio ) e sia perché le emissioni avrebbero comportato uno stress aggiuntivo in un ambiente già saturo.

Quindi compiere le scelte giuste in modo trasparente aiuta a dare tranquillità alle popolazioni proprio perché la storia delle politiche industriali attuate in questi territori è piena di omissis.

Si pongono tre questioni mai risolte.
Perimetrato con Legge il territorio dichiarato di crisi ambientale, i tavoli deputati a concertare le politiche di rientro comprendono la Regione ( per le implicazioni di area vasta ), la Provincia ( per le competenze autorizzative e di controllo), le città ( Brindisi, Taranto ) sul cui territorio insistono gli impianti e non anche gli altri Comuni ( o una rappresentanza di essi ) del perimetro dichiarato di crisi, atteso che questi, oltre al danno subiscono anche la beffa; la Regione e le Province, più che rappresentarne le istanze (il passato), debbono legittimarne la presenza.

Ancora; i sistemi di rilevazione delle emissioni sono diversi ( pubblici, privati), spesso disomogenei e testati su medie ponderate che non tengono conto dei punti di criticità ( periodi di concentrazione delle emissioni), diluendo le stesse su periodi temporali più lunghi. Sono maturi i tempi perché le aree di crisi vengano dotate di un efficiente sistema di rilevazione pubblico, sovrinteso da un legittimo Comitato Scientifico i cui deliberata diventino potestà sospensiva affidata alle Istituzioni locali competenti.

Infine gli aspetti epidemiologici; il “sentirsi soggetto a rischio” per le cause più disparate, nelle aree di crisi ambientale, è ormai un sentire diffuso. L’intera area Jonico salentina va dotata di un registro tumori aggiornato al semestre precedente; potrebbe supportare le politiche sanitarie in materia di prevenzione e diagnosi precoce ed aiutare a leggere i rischi per l’uomo sull’aggressione all’ambiente quando le emissioni superano la soglia del metabolismo umano.

Queste scelte potrebbero essere finanziate sciogliendo un nodo affrontato ma mai risolto; quello dell’utilizzo dei fondi, di competenza regionale, rivenienti dalle Leggi, soppresse col referendum sul nucleare; Comuni e Provincia li hanno utilizzati mentre quelli regionali, a mia memoria, sono rimasti nelle casse dell’Ente energetico.

Questo merito, insieme alla congrua riduzione dell’uso del carbone, aiuterebbe quel tavolo ad affrontare il tema dell’impiego o meno del CDR, la sua qualità e le eventuali quantità massime. Mi preme tranquillizzare il collega Manni sulla sufficiente informazione acquisita anche oltre i confini regionali, proprio per evitare che ‘il cielo di Puglia’ ospiti chi presuntuosamente ritiene di poter parlare di tutto”.

COMUNICATO STAMPA AGENZIA CONSIGLIO REGIONALE PUGLIESE

Su Brundisium.net:
WWF: Brindisi Sud è la centrale più inquinante d'Italia