S.Pietro V.co , 17/11/2006

Cdr a Cerano: il Comitato 8 Giugno sull'incontro di Losappio con i Sindaci

Ormai siamo entrati nella fase critica. Siamo alla stretta finale.
L'incontro dell'Assessore Regionale Losappio, per conto del Commissario Straordinario Nichi Vendola, che si terrà il 22 novembre a San Pietro Vernotico con i 10 Comuni a sud di Brindisi e del nord Salento, i quali nei giorni scorsi hanno manifestato la propria contrarietà all'utilizzo del Combustibile da Rifiuti nelle centrali elettriche, a cominciare da quella di Cerano, sarà fondamentale, se non proprio decisivo.
E' questo il motivo per il quale in questi giorni si stanno susseguendo diversi interventi di "convincimento" all'utilizzo del CDR nelle centrali elettriche. E pensiamo che la stessa cosa tenterà di fare l'Assessore Regionale all'Ambiente giorno 22, che ringraziamo comunque per la sua disponibilità a incontrarsi con le Amministrazioni del territorio.
E' bene quindi essere chiari su alcune cose.
Sorprende che il Presidente della Provincia di Lecce non abbia partecipato all'incontro organizzato quest'estate dal Comitato 8giugno a Campo di Mare, sotto la centrale, con l'assessore Losappio, sulle tante ipotesi per Cerano, compreso il CDR, e oggi, sul finale di partita entri a gamba tesa, da calcio di rigore! con un intervento su Paese Nuovo del 10 nov., motivando la necessità di dover ricorrere alla co-combustione, per riparare all'errore di aver detto no ai termovalorizzatori! Peraltro ciò contraddice un successivo intervento sulla Gazzetta di Lecce, del Presidente della Commissione Regionale sulle Attività Produttive, Dario Stefano, che vede nella co-combustione la soluzione alternativa ottimale unica per smaltire il CDR!
A questa soluzione ottimale si associa il consigliere regionale Pietro Manni, di contrasto al “partito del carbone!”, ecc…. Ovviamente tutti e tre accusano, quanti si oppongono alla CDR nelle centrali, di ideologismo!
E' bene dire che il movimento di contrarietà allo smaltimento del CDR nelle centrali elettriche, del quale è espressione organizzata il Comitato 8giugno, non è né un movimento "ambientalista", né ideologicamente e fanaticamente fondamentalista. Esso ha solo il merito di aver fatto uscire dalla clandestinità nella quale evidentemente confidavano gli "interventisti" -ma anche tanti altri- su ciò che si preparava per Cerano (dal Porto industriale al CDR), "un problema politico che è anche ambientale, o viceversa": indipendentemente dalle conseguenze non trascurabili (si legga il pregevole studio comparativo dell'utilizzo del CDR nei vari impianti dedicati e non dedicati del Politecnico di Milano) dello smaltimento tuttora "sperimentale" del CDR in una centrale elettrica quattro volte più piccola di quella di Cerano, che si sta facendo a Fusina, il territorio a sud di Brindisi e a nord di Lecce non può né vuole sopportare altro carico e altre sostanze inquinanti (diossine comprese), oltre a quanto già stabilito nel DPR del 1998 di disinquinamento per il risanamento di un'area dichiarata ad alto rischio di crisi ambientale e di incidente rilevante.
Per un amministratore responsabile, ciò è sufficiente per dire un no non ideologico all'idea di bruciare CDR nell' impianto termoelettrico di Cerano, peraltro "da adattare" a tale scopo? Inoltre, se è così pacifico che il CDR è una fonte alternativa da usare negli impianti termoelettrici al posto del carbone, non avremmo forse già risolto il problema dello smaltimento dei rifiuti dell'intera Nazione, a cominciare da quelli della Campania, e non sarebbe facile per l'Italia essere già in linea con i limiti di emissioni di anidride carbonica previste dal protocollo di Kyoto?
Al "partito del CDR da bruciarsi ad ogni costo a Cerano", diciamo poi che il Comitato 8giugno è contestualmente impegnato non solo a dire no al cdr, ma anche a ridurre in modo significativo i 6 milioni di tonnelate di carbone circa bruciati a Cerano.
Ma per far loro comprendere di cosa parlano i consiglieri Stefano e Manni, al netto della presunta ma infondata "innocenza" ambientale del cdr co-combusto in centrale, della quale si fanno zelanti portavoce, occorre chiarire la situazione concreta: i rifiuti della provincia di Brindisi ammontano a circa 200.000 t/a. Con il livello attuale di raccolta differenziata (5%!!), il CDR prodotto sarebbe di 100.000 t/a. Ovviamente, con il progredire della percentuale di raccolta differenziata, diminuirebbe proporzionalmente il CDR da bruciare. Ora, l'Enel è disponibile a sostituire una quota di carbone in un solo gruppo per massimo dell'8%, pari al 5% dell'energia prodotta e a 90.000 tonnellate annue di CDR!
Questa è la nuda e cruda entità delle cifre del problema di cui si filosofeggia, con un costo di "adeguamento" della centrale pari a 6/7 milioni di euro.
Il Presidente della Provincia di Brindisi ha comunque già comunicato all'Assessore Regionale Losappio la indisponibilità a smaltire CDR nelle centrali elettriche del territorio. Nonostante tutto ciò, la situazione resta ancora confusa, magmatica, con un gioco delle parti da cattiva politica e diversi gattopardismi, eccettuate lodevole eccezioni. Per questo occorre ora alzare la guardia, e chiedere alle assemblee elettive della Provincia e del Comune capoluogo un esplicito pronunciamento, anche se quanto accaduto al Comune di Brindisi sulla Mozione relativa alle Convenzioni con le società elettriche la dice lunga.
Resta l'amara constatazione che esiste un "piccolo Salento" che guarda troppo spesso a Cerano e a Brindisi quando, si tratta di allocare impianti inquinanti e pericolosi, o studiare "chiusure" che peggiorano la condizione e la qualità ambientale dell'area materialmente a rischio, che paradossalmente coinvolge molti Comuni leccesi, alcuni addirittura più di quelli brindisini!
Eppure soluzioni solidaristiche da un Salento veramente Grande ci sarebbero!

Ernesto Musio

COORDINATORE COMITATO 8 GIUGNO