Brindisi, 20/11/2006

Nuovo Teatro Verdi: l'intervento di Mennitti al Consiglio monotematico

Di seguito l'intervento del Sindaco di Brindisi Domenico Mennitti durate l'odierno Consiglio Comunale Monotematico aperto sul Nuovo Teatro Verdi. Il testo integrale:

Signori Consiglieri, gentili ospiti,
per volontà unanime di tutti i gruppi questo Consiglio è stato convocato nella forma “aperta”, con la partecipazione cioè anche dei cittadini, per approvare lo Statuto della Fondazione che dovrà gestire il nuovo teatro comunale.
Come quello inopinatamente demolito nel 1960 ed in continuazione ideale con esso, anche questo è intitolato al grande musicista e patriota Giuseppe Verdi. Si chiude finalmente e positivamente una tormentata vicenda, che ha avuto anche fastidiosi risvolti giudiziari, durata quasi cinquanta anni. Anni lunghi di attesa, nel corso dei quali la emarginazione culturale ha prodotto effetti negativi sulla tenuta complessiva della città. Ora la lunga rincorsa è giunta al capolinea: chiameremo il teatro “sospeso” con riferimento alla sua caratteristica d’essere costruito sugli scavi, non più sospeso nel tempo, cioè destinato a restare indefinitamente un cantiere aperto, con i lavori eternamente in corso.

Sarò attento a non indicare oggi per eccesso di entusiasmo il giorno preciso dell’inaugurazione: non vorrei che, dopo un’attesa durata quasi cinquant’anni, trovassero spazio polemiche strumentali e marginali. Sono comunque nella condizione di annunziare ufficialmente che l’opera è finita, la commissione per i pubblici spettacoli deve svolgere una sola riunione conclusiva, è stata istruita la pratica per ottenere l’agibilità, per cui siamo riuniti per discutere ed approvare lo statuto della fondazione che dovrà gestire il teatro.

In questo momento, che non esito a definire solenne e nel quale tutti avvertiamo l’orgoglio dell’appartenenza alla comunità brindisina, ha senso ripercorrere rapidamente con la memoria la storia del travagliato rapporto fra il teatro e la città.
Le cronache riferiscono che risale all’anno 1890, con la elezione a Sindaco di un colto imprenditore a nome Engelberto Dionisi, la decisione di dotare Brindisi di un teatro lirico. La città aveva registrato in quegli anni una veloce crescita demografica ed un buon rilancio economico e sociale, ed il dinamico amministratore dell’epoca avvertì l’importanza di dare forza a tali processi accompagnandoli con una grande iniziativa culturale. Anche allora fu necessario fare i conti con una serie di difficoltà e ritardi: il primo progetto fu presentato nel 1892, due anni dopo il testimone passò ad un altro e definitivo progettista Corrado Pergolesi, i lavori iniziarono nel 1895, l’inaugurazione avvenne il 17 ottobre del 1903 con la intitolazione a Giuseppe Verdi, che era morto qualche anno prima, e fu accantonata l’ipotesi originaria di dedicarlo a Dante Alighieri. Fu rappresentata la Traviata in omaggio al grande Maestro di Busseto.

Dopo fasi di alterna fortuna, come punto di arrivo di un lento declino, un commissario prefettizio a nome Prestipino, insediato a causa della crisi che aveva investito l’amministrazione retta dal Sindaco Manlio Poto, il 30 settembre del 1959 decretò l’abbattimento del teatro per salvaguardare la incolumità pubblica. La demolizione fu eseguita fra l’indifferenza generale da febbraio a maggio dell’anno successivo. Ho rievocato nei tratti essenziali e con sofferenza una brutta pagina della nostra storia, la parte forse più emblematica di quel capitolo che racconta un’epoca di autentica barbarie segnata dal folle impegno a cancellare le orme del nostro passato.

Si tornò a parlare di teatro nel 1967, quando un imprenditore brindisino, Franco Fanuzzi, propose al Comune un contratto di permuta con cui acquisì l’area di piazza Cairoli sulla quale sorgeva il vecchio Verdi, impegnandosi in cambio a costruire il nuovo teatro “sospeso” sugli scavi di S. Pietro degli Schiavoni. La deliberazione per la ricostruzione del teatro fu adottata dal Consiglio Comunale il 5 maggio del 1969 Sono seguiti trentasette anni di tribolazioni, di ricorsi, di cause, di sentenze, di lavori, di sospensioni, di interventi sbagliati, di superficialità amministrativa. All’epoca in cui si decise di accogliere la proposta del “teatro sospeso sugli scavi” io ero componente di questa Assemblea; la storia del teatro l’ho perciò vissuta con intensa partecipazione; la maggioranza di voi, che appartenete a generazioni nuove sopravvenute, l’ha appresa dalle cronache del tempo. Ma è giunto il giorno in cui possiamo bandire ogni recriminazione, perché siamo in dirittura d’arrivo ed abbiamo il privilegio di chiudere una parentesi troppo lunga. E’ giorno di festa questo che viviamo, nel quale l’intera comunità misura la forza della corale determinazione ad andare avanti. La storia, soprattutto quella di una comunità che deve farsi largo fra mille insidie, non si taglia a fette. Appartiene tutta intera alla città ed alla sua classe dirigente, ai cittadini. E su tutti grava la responsabilità del passato e del futuro. Il teatro è il punto d’incontro di questi due momenti.

I lavori eseguiti per ottenere la piena e permanente agibilità della struttura riguardano l’adeguamento degli impianti di sicurezza, di climatizzazione e dell’acustica; inoltre sono stati sostituiti i rivestimenti interni della sala ed è stata sistemata la platea. L’Enel, che aveva sottoscritto una prima convenzione, ha aderito alla richiesta del Comune di sottoscriverne una seconda per portare a compimento l’opera.
Ora finalmente ci apprestiamo ad aprire i battenti di uno dei pochissimi teatri costruiti nella seconda metà del secolo scorso, unico per i materiali usati e per la suggestiva collocazione sugli scavi, dotato di 1246 posti a sedere, dei quali 800 in platea.
Mi piace l’immagine del capitolo nuovo che si apre. Si realizzano, diventano atti e fatti i principi ai quali questa amministrazione e, pur nella diversità dei ruoli politici, questo Consiglio si ispirano. In particolare il recupero di un ruolo significativo della città nel campo della cultura. Lo dico con orgoglio: non siamo più marginali nella regione e nel paese. Non è un caso che il teatro riapra i battenti qualche mese dopo l’avvio dell’Università, conquista realizzata in tempi difficili con piena dignità. Con l’anno accademico appena inaugurato l’Università di Lecce ha cambiato la denominazione in Università del Salento con sedi a Lecce ed a Brindisi, dove sono state istituite due nuove ed autonome facoltà. Il preside professor Marcello Strazzeri, che è qui presente e ci esprimerà un suo pensiero, mi ha comunicato che gli iscritti alla facoltà di scienze sociali, politiche e del territorio sono già più di cinquecento ed oltre cinquanta giovani avvieranno il primo anno di corso della facoltà di ingegneria aerospaziale. Stiamo rispondendo, anche attraverso la istituzione di una serie di corsi di laurea attivati con la collaborazione dell’Università di Bari, ad una richiesta forte di sapere e l’apertura del teatro costituirà una occasione per realizzare sinergie importanti. Si formeranno a Brindisi giovani inseriti nel loro tempo, finalmente senza i limiti di conoscenza che hanno segnato le generazioni precedenti. Questo significa scommettere sul futuro, guardare lontano.

E’ utile che fornisca alcuni dati relativi alla gestione del teatro, che sarà affidata ad una fondazione che oggi appositamente costituiamo. Prima di assumere decisioni in proposito ho fatto il giro degli enti che operano nelle città che dispongono di teatri ed ho ascoltato molti operatori del settore, dai dirigenti della Scala di Milano a quelli di teatri più prossimi alla nostra dimensione; ho inoltre incontrato i responsabili del ministero competente, ho confrontato le nostre idee con quelle di quanti anche in Puglia attendono alla cura di festival, stagioni liriche e teatrali, manifestazioni di varia natura artistica. La soluzione idonea è sembrata la costituzione di una fondazione che possa far conto su sovvenzioni pubbliche e private. Nessun ente locale, con la impostazione attuale dei bilanci, potrebbe reggere da solo gli oneri che una simile attività comporta.

Innanzitutto bisogna dare al nuovo teatro Verdi un territorio vasto di riferimento, una dimensione che di per sé garantisca un adeguato livello di fruizione. Il Comune prima di tutti, in quanto proprietario dello stabile. Ma anche la Provincia, alla quale ho chiesto di essere con il Comune socio fondatore. Poi i comuni della nostra provincia e questo perché la struttura sia sorretta da un vasto territorio di riferimento e non accada più che città di frontiera avvertano l’attrazione di altri capoluoghi. E poi i privati – enti, aziende, associazioni, singoli cittadini – quanti amano l’arte nella sua complessa e poliedrica espressione e sono nella volontà di partecipare a questo corale impegno. Per questa categoria non ci saranno barriere di nessun tipo; la cultura è universale e noi puntiamo ad una dimensione internazionale.

Oggi finalmente è possibile pensare per Brindisi e per il suo territorio una vocazione europea ed extraeuropea, creando intorno al teatro Verdi un fenomeno culturale che vada al di là degli interessi localistici, in cui si configuri per la città l’auspicato ruolo di coordinamento culturale fra le province di Brindisi, Taranto e Lecce. L’obiettivo è di dar vita e forma a quel progetto del “Grande Salento” che oggi più che mai potrebbe essere espressione di forze culturali e politiche trasversali. Di certo ambiziosamente, ma senza velleitarismo, l’apertura di uno spazio teatrale offre l’occasione per far coincidere, anche simbolicamente, questa ritrovata vitalità con la nascita di un progetto che si configuri come una sorta di festival che, attraverso molteplici iniziative, possa estendersi all’intero arco dell’anno. Penso ad una formula che intitolerei “meetings internazionali di Brindisi”, la cultura sulle ali del vento, che è un elemento naturale che caratterizza molto la nostra città.

Dalla rosa dei venti, dalla direzione che governa le correnti, prenderanno vita ogni anno progetti diversi: lo scirocco porterà la cultura d’Oriente, il maestrale la forza creativa del Nord Europa, il grecale proveniente dagli Urali le suggestioni di un’Europa dell’Est misteriosa ed ancora sconosciuta.
Bisognerà organizzare un programma almeno triennale in varie sezioni – teatro, musica, danza, arti e scienze, letteratura, cinema, arti visive – e dovrà essere talmente prestigioso da poter contare su finanziamenti di grandi aziende internazionali interessate a prendere parte all’evento grazie soprattutto all’unicità dell’iniziativa. Il teatro finalmente agibile non è un progetto, è un dato di fatto e costituisce la premessa indispensabile per mettere a punto un programma concreto di iniziative. Stiamo gettando le fondamenta di una città nuova: Brindisi che diventa soggetto di grandi eventi, diventerà anche meta di turismo di qualità con il quale il territorio, valorizzandosi, diventerà volano per l’economia.

Signori Consiglieri, Gentili Ospiti,
Brindisi è una città obbligata a recuperare tempo ed occasioni perdute. L’impegno che oggi il Consiglio Comunale assume è di capovolgere questa tendenza, di superare la logica dell’emergenza ( che poi è quella dell’emarginazione ) per sostituirla con una amministrazione regolare, corretta, determinata delle sue esigenze.
Noi consiglieri comunali che ci troviamo a vivere questa fase di transizione, ma pure di speranza, dobbiamo avere consapevolezza del compito alto e gravoso al quale siamo chiamati: abbiamo bisogno di conquistare il futuro ma anche di recuperare il passato per costruire una prospettiva che abbia fondamenta salde e forza creativa. Il teatro è un passaggio importante, un ponte oltre il quale non c’è il salto nel buio, ma la lucidità delle idee e la concretezza dei progetti.

Domenico Mennitti
Sindaco di Brindisi