Brindisi, 09/03/2007

Precarietà nel lavoro: la denuncia della CGIL

Le norme di deregolamentazione del mercato del lavoro e la Legge 30 hanno dato veste giuridica alle forme precarie del lavoro inventate dall’economia sommersa. Hanno frammentato il lavoro quando, invece, c’era bisogno di ricomporlo in un quadro di consolidamento ed estensione dei diritti delle persone al lavoro e nel lavoro. Il risultato è la precarietà!

Precarietà intesa non solo come insicurezza legata alla durata determinata del lavoro ma anche come condizione di riferimento per realizzare la quale si giunge ad eludere le norme già flessibili ed il residuo sistema di regole. Accade così che, nella proliferazione dei lavori atipici, il rapporto di lavoro si individualizza sempre più, tanto che imprese e persone finiscono col trovare fuori dalla legge il più diretto dei rapporti di lavoro: quello in nero o comunque irregolare.

Ma a Brindisi succede altro ancora: il fenomeno delle irregolarità non solo è diffuso, ma accettato sino a farci temere che diventi sistema! Si sta generando precarietà non solo nei settori storici dell’agricoltura e dell’edilizia ma anche nei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, nelle aziende private e nel pubblico impiego, nelle fabbriche, nelle troppe attività esternalizzate dalle grandi imprese private e pubbliche e, soprattutto, nel settore dei servizi sin nei grandi centri commerciali.

Vogliamo rendere noti alcuni eclatanti esempi che dimostrano come la precarietà rischi di divenire una pratica quotidiana che, se sottovalutata, può culminare in emergenza e tensione sociale:
a) I dipendenti delle aziende del gruppo Euronics (due sedi in provincia di Brindisi, tutte al di sotto dei 15 dipendenti) ci hanno denunciato di aver subito per 5 anni la “trattenuta” di 300 euro dal loro salario: hanno percepito 700 euro al mese che invece avrebbero dovuto essere 1000 così come indicato in busta paga! 13^ e 14^ mensilità non sarebbero state loro mai corrisposte. Se facciamo i conti scopriamo che, da un lato, decine di persone sono condannate a vivere nell’incertezza e nella sudditanza dal ricatto permanente del licenziamento ( che li inibisce anche dall’iscriversi al sindacato), dall’altro, c’è chi ha sottratto loro e, più complessivamente all’economia locale, una ingente ricchezza: centinaia di migliaia di euro esentasse!
b) Carrefour investe a Brindisi ma porta nuovi posti di lavoro le cui caratteristiche in qualsiasi altra parte d’Italia e naturalmente anche in Francia dove l’azienda ha sede, non sarebbero mai state proposte: contratti a tempo determinato e part-time da un massimo di 20 ad un minimo di 8 ore. Si badi bene: 8 ore settimanali e non giornaliere. Cioè 300/350 euro mensili per non parlare di ciò che percepirebbero gli addetti alle attività esternalizzate per il riordino degli scaffali da realizzarsi solamente la domenica notte, naturalmente senza maggiorazione alcuna della retribuzione. La CGIL non ha firmato l’intesa, ma non basta ancora per cambiare;
c) L’azienda Samir si aggiudica l’appalto per servizi di pulizia presso l’aeronautica militare. Subentra alla Coop Sema che ha già fatto parte dello stesso gruppo Samer, conferma i livelli occupazionali ma , a parità di attività previste nel capitolato, riduce le ore di lavoro retribuito da 4 a 3! E’ evidente come, anche qui, la condizione e la dignità del lavoro non sono tenute in considerazione e come, invece, l’esasperazione della precarietà costituisca l’asse strategico per fare economie nelle attività aziendali. Il massimo ribasso, qui come in tutti i servizi esternalizzati ed affidati al sistema degli appalti, imperante nella provincia, genera situazioni paradossali come quella delle 5 ore settimanali di lavoro per i dipendenti della Sodexho in una mensa scolastica: 1 ora retribuita al giorno quando tutti sanno (impresa e pubblica amministrazione appaltante) che per svolgere quel servizio occorre lavorarne almeno 3.

d) Ad un anno di distanza dalla sua costituzione, la società Santa Teresa, di cui sono soci la Provincia di Brindisi e Italia Lavoro, fortemente voluta anche dal sindacato e dalla CGIL, elude la propria missione: dare stabilità e sicurezza ai lavoratori dei piani d’impresa ed agli LSU. Infatti, dopo dodici mesi, i 7 operai ex Gima non sono stati ancora assunti così come gli altri 8 aventi diritto (rivenienti dal piano “ecoambiente” e dalla “Coop. Europa”). Come se non bastasse, chi è transitato alle dipendenze della società lo ha fatto con retribuzioni di peggior favore rispetto a quelle di provenienza o, come nel caso dell’attività nell’archivio, non sono stati messi nelle condizioni di poter operare. Insomma, l’azienda confida sulla precarietà come sistema di sopravvivenza e non dà risposte ai lavoratori nè al sindacato. Ma anche la Provincia non s’impone, rimanda, non rifinanzia il piano industriale e finisce col subire e, quindi, accettare la precarietà;
e) Il Comune scioglie la società Brindisi Turismo che, insieme ad altre legate ai piani d’impresa comunali, é ritenuta dall’Ente “inutile carrozzone”. Ma delle sorti delle persone che vi lavorano chi se ne occupa? E’ stato programmato un percorso di ricollocazione oppure, ancora una volta, saranno condannati alla precarietà?
f) E’ da decenni che, in generale, la pubblica amministrazione concorre, purtroppo, con le imprese private nel creare lavoro precario (nella scuola, con le convenzioni, attraverso collaborazioni,etc.) ma a Brindisi lo fa più che altrove: basti pensare che i precari della sola AUSL BR/1 sono 560! Un esercito di lavoratori che hanno legato la loro esistenza all’incertezza di un rinnovo contrattuale o alla speranza di un “intervento” forte da parte di un qualche “tutore individuale” al fine di ottenere garanzie per la continuità del lavoro “conoscenza”. La Legge Finanziaria 2007 sceglie finalmente di sanare la contraddizione e riconosce i diritti acquisiti dai precari; la Giunta regionale ha impartito direttive circa la loro stabilizzazione. Benissimo, ma a Brindisi siamo pronti a dotarci di criteri rigorosi, noti e trasparenti con cui garantire l’assunzione dei precari in pianta organica? Forse siamo in ritardo, ma esso genera ansie e fibrillazioni nonché un clima in cui può accreditarsi chi avanza ipotesi di estemporanee “scorciatoie procedurali” che riteniamo improponibili e che, invece, alimentano ulteriore incertezza nella precarietà;
g) Il diffuso sistema di irregolarità qui denunciato richiederebbe un forte ruolo di vigilanza e controllo da parte degli organi preposti. Ma tra le 2662 ispezioni effettuate dall’Ispettorato del Lavoro di Brindisi nell’anno 2006, solamente 147 risultano essere le irregolarità riscontrate e 45 i lavoratori in nero individuati. C’è qualcosa che non va: se l’Istat conferma che il 30% di tutto il lavoro svolto è sommerso, se in non meno del 75% delle aziende dei servizi, dell’edilizia e dell’agroalimentare è presente il lavoro irregolare, come può essere possibile che i casi accertati siano solo 45 in tutta la provincia e che il sommerso incida solo per il 2% sul totale delle attività monitorate? Quante ispezioni mirate sono state programmate? Si privilegia l’attività cosiddetta “a vista” o ci si affida agli stessi criteri che da 20 anni vedono gli ispettori interagire con lo stesso sistema di imprese?

Siamo convinti, invece, che la precarietà e le irregolarità si combattano valorizzando adeguatamente la risorsa umana nel lavoro pubblico per far si che anche sul fronte dei servizi ispettivi le istituzioni riacquistino la piena fiducia dei lavoratori, delle aziende e dei cittadini.

Siamo preoccupati perché i fenomeni denunciati, pur essendo sostanzialmente noti, paiono essere quasi tollerati in una sorta di vortice di rassegnata complicità. Il rischio è quello di una deriva che condanni il territorio alla marginalità ed all’arretratezza in cui si contrabbanda per volano di sviluppo anche la precarietà quale elemento strutturale dell’economia .

Non basta il sindacato ad arginare il fenomeno. Certo, serve più unità tra le confederazioni nell’azione vertenziale di contrasto. Ma sollecitiamo anche l’indispensabile ruolo delle imprese, della politica e delle istituzioni in una rinnovata stagione di confronto e condivisione di programmi che, rimosso l’ostacolo del rigassificatore, può finalmente decollare. Ma al centro delle politiche di sviluppo dovremo saper collocare il lavoro stabile e sicuro e, con esso, la dignità di ogni singolo lavoratore e cittadino.

COMUNICATO STAMPA CGIL BRINDISI

cgil_euronics