Brindisi, 20/01/2004
Il Forum chiama alla mobilitazione popolare
La convergenza unanime e fin troppo “ecumenica” di tutti i rappresentanti politici, manifestata negli ultimi tempi in pubblici consessi e attraverso gli organi di informazione, sulla necessità di porre finalmente mano alla tutela del territorio brindisino e della salute delle sue popolazioni, per un verso deve essere considerata positivamente da quanti questa tutela invocano da decenni, per l’altro non deve far arretrare sulla urgenza di dar vita ad un movimento di opinione capace di promuovere una mobilitazione permanente dei cittadini contro l’asservimento di Brindisi e della sua provincia agli interessi dei grandi gruppi industriali e per lo sviluppo di una nuova economia locale a misura d’uomo.
Il Forum ha espresso da tempo le ragioni di natura economica che impongono di arrestare la crescita a dismisura degli insediamenti industriali e di prevedere un loro continuo ammodernamento tecnologico per consentire un nuovo sviluppo. Tuttavia vi sono anche ragioni di carattere sanitario che esigono di “cambiare rotta” veramente promuovendo attività economiche non inquinanti.
Ci si riferisce intanto alla dichiarazione che fa di Brindisi un’area ad alto rischio di crisi ambientale e poi alla rilevazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che nei suoi dispacci, dal 1995 in poi, ha sempre confermato un eccesso di neoplasie polmonari rispetto all’attesa in base alla media regionale nella popolazione dei quattro comuni che costituiscono l’area (Brindisi, Carovigno, San Pietro Vernotico e Torchiarolo). Anche i rapporti dell’Istituto Superiore della Sanità relativi alle malattie da amianto registrano una crescita costante del tasso di mesoteliomi della pleura, tumori maligni provocati dall’esposizione a questo minerale. Ma è soprattutto uno studio condotto qualche hanno fa dalla locale AUSL e dall’Istituto Superiore della Sanità che rileva un incremento di tumori polmonari, urologici e del sangue tra i residenti in aree concentriche alla zona industriale man mano che ci si avvicina al suo epicentro. Inoltre questo stesso studio suggerisce di misurare i livelli di idrocarburi policiclici aromatici ad altezza d’uomo.
Le evidenze sanitarie che emergono dai dati appena riportati, assieme ai perduranti ritardi nella capacità di autonomi controlli pubblici sulle emissioni ed immissioni industriali, dimostrano chiaramente che le preoccupazioni espresse dal Forum non possono essere sbrigativamente tacciate di allarmismo ma necessitano di risposte chiare in termini di politica economica, di attività preventive e di organizzazione della sicurezza. Continua a rimanere senza risposte la più volte denunciata mancanza di un piano di emergenza esterna, che regoli i comportamenti della popolazione in caso di incidente industriale, la cui urgente esigenza emerge con ulteriore evidenza dall’esplosione di una gasiera avvenuta agli inizi dell’anno nell’analoga situazione industriale di Porto Torres, dove, come a Brindisi, gasiere di stazza inferiore a quelle che si vorrebbero far transitare nel nostro porto per alimentare il rigassificatore sono a stretto contatto con il terminal passeggieri.
Così come continua a mancare un piano di emergenza nucleare imposto dal ben noto transito, anche nel nostro porto, di unità navali a propulsione nucleare.
Né si possono dimenticare i lavoratori morti per esposizione a cancerogeni industriali per alcuni dei quali, quelli esposti a cloruro di vinile monomero (CVM), sono in corso indagini di cui ancora non si conosce l’esito mentre per altri, quelli esposti ad amianto, è in corso un processo penale sul quale è bene che l’opinione pubblica eserciti una continua e attenta vigilanza.
Accanto a coloro che sono morti e le cui vicende sono giunte a conoscenza della magistratura e della stampa ve ne saranno sicuramente altri che se ne sono andati nel silenzio e moltissimi ancora che, esposti loro malgrado ed inconsapevolmente per decenni a pericolose sostanze, vivono nel timore di sviluppare gravi malattie e meriterebbero, anche dopo il pensionamento, una sorveglianza sanitaria purtroppo per loro non prevista.
“Il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca”: non è “l’ultima ora” di Venezia ma forse l’ultima occasione per Brindisi. L’attacco alla salute dei cittadini, la disoccupazione e la precarietà nel lavoro sono il frutto di un distorto modello di economia che certo industrialismo dominante in campo nazionale si accinge cinicamente a rilanciare sul nostro territorio rendendo sempre più omogenei i suoi “proconsolati” regionali e locali. La risposta non può e non deve essere la rassegnazione e la resa della “bandiera bianca” ma il faticoso lavoro della mobilitazione popolare per un vero cambiamento di rotta e un diverso futuro.
COMUNICATO STAMPA FORUM AMBIENTE SALUTE SVILUPPO
Dalla redazione giornalistica di Puglia Tv |