Brindisi, 05/04/2007

PdCi: documento Politico del quarto Congresso Provinciale

Il Congresso del Partito dei Comunisti Italiani della Federazione provinciale di Brindisi svoltosi nella sala Guadalupi del Palazzo di Città, l’1 aprile del 2007, è stato molto partecipato e si è sviluppato seguendo un dibattito appassionato e molto franco. Numerosi sono stati gli interventi non formali delle forze politiche e delle associazioni invitate.

Il dibattito in tutte le sue articolazioni ha ribadito che i comunisti sono nati come forza di innovazione e di sviluppo e tali restano, ogni tentativo di disegnarli come abbarbicati alla conservazione e all’immobilismo è contraddetto dai fatti e dall’azione politica di ogni giorno.
Il Documento Politico Nazionale e quello Regionale disegnano una analisi sociopolitica pienamente e unanimemente condivisa, tracciando una linea, altrettanto unanimemente condivisa, che se percorsa con concretezza, pazienza e determinazione sarà certamente foriera di risultati di grande valenza sociale e politica.

Brindisi è l’unica provincia pugliese nella quale il nostro partito, pur avendo contribuito in maniera sostanziale alla vittoria del centrosinistra, subisce l’ostracismo da parte degli altri partiti della coalizione. Ciò nonostante abbiamo dimostrato che, anche in assenza di riconoscimenti e partecipazioni istituzionali, la nostra forza cresce e si consolida.
La gran parte dei comuni della provincia vede il nascere di nuove sezioni del PdCI, tra i pochi luoghi nei quali la discussione e partecipazione politica nei quali abbiamo lavorato e continueremo a lavorare per la crescita politica e culturale della nostra società e per dare un contributo allo sviluppo del nostro territorio.
Anche nel recente passato molto spesso le nostre idee sono state e sono la guida per forze politiche ben più grandi di noi che, con nostro grande piacere, le adottano e se le attribuiscono artatamente. Ricordiamo la legge regionale sull’usura, alcune scelte di politica energetica, le iniziative sui diritti dei lavoratori e sulla sicurezza sul lavoro.

Abbiamo bisogno allora di organizzarci meglio per poter ottenere i riconoscimenti che ci sono dovuti, sapendo che il nostro è un partito, esso si basa sull’adesione volontaria, non possiede mezzi economici che altri possiedono. Ma sappiamo anche che per questa ragione siamo un partito libero e questa libertà dovremo difenderla ad ogni costo.
La Provincia di Brindisi, secondo le classifiche de Il Sole 24ore, continua a permanere in fondo alla lista sotto ogni profilo. Essa vive continue emergenze in ogni settore. Ma una emergenza non compare nelle classifiche: la presenza di una classe politica spesso inconsistente e che sembra dotata di una sorta di spirito di vendetta verso la propria terra.
Una terra che ha portato alla Regione, in Parlamento e anche al Governo numerosi suoi figli di questa, anche con responsabilità e poteri di alto profilo. Ciò nonostante ogni passo verso un modello di sviluppo più consono alle esigenze del territorio e della sua popolazione ha bisogno di scontri lunghi e faticosi, basta ricordare la vicenda del rigassificatore. Una vicenda che non si è ancora conclusa, una vicenda per la quale va dato merito alle associazioni locali che lo hanno contrastato fin dall’inizio e che hanno avuto nel Presidente Errico e nel Sindaco Mennitti i referenti più decisi e credibili ma, spesso, anche più soli nelle rispettive compagini di governo.
Una classe politica che, rifiutando di guardare al suo interno, spesso delega all’autorità giudiziaria la soluzione dei problemi di tipo penale che la attraversano, rifiutando di affrontare quelli di carattere etico.
Si vive qui, concretamente, la deriva del distacco tra la politica e i cittadini in una rappresentazione nella quale si tende a cancellare l’esistenza delle relazioni tra classi sociali e sostituendole con quelle tra ceti o vere e proprie caste, segnando così un arretramento culturale, sociale e politico di proporzioni gigantesche.
Insieme causa e conseguenza di ciò è la presenza di una sinistra frantumata e conflittuale, tra i partiti e all’interno dei partiti nei quali le spinte centrifughe, la ricerca di ruoli personali di prestigio e di rendita spesso soverchiano le ispirazioni valoriali e il credo politico.
Negli ultimi anni da ciò è derivata la “più nera delle province italiane” il cui unico puntino non governato dal centro-destra era il comune capoluogo. Il centro sinistra ha pagato un prezzo molto elevato alla logica delle bandierine. Ha appoggiato e rieletto un sindaco che, con un abile operazione di trasformismo, ha abbandonato il centro destra, e insieme ad una amministrazione cosiddetta di centro sinistra, ha decretato l’insorgere con un coacervo di corruttele e criminalità che, dopo pochi anni, si è schiantato nelle maglie della giustizia.
Dalla vittoriosa conseguenza delle elezioni Provinciali in poi, i rapporti di forza si sono modificati, i colori sono cambiati, ma permane, a nostro avviso, una seria preoccupazione sulle operazioni di allargamento del centro-sinistra, nel quale il trasformismo di alcuni soggetti politici ed economici continua ad esistere.

Con umiltà e senso di responsabilità, con testardaggine, noi perseguiamo ogni strada nello spirito della ricomposizione della sinistra, certo però che non accettiamo né accetteremo un indistinto frullato nel quale tutto si mischia e si confonde. Non siamo né saremo il luogo politico nel quale le minoranze di questo o quel partito o movimento cercano di confluire per trovare una collocazione, siamo il Partito dei Comunisti Italiani, a questo partito si aderisce condividendone i principi, le regole e la politica, si aderisce singolarmente e su base volontaria. Un partito che discute e fa politica, che non può essere considerato un autobus che sostituisce il treno che si è perduto. Anche questa è la nostra diversità e la difendiamo e rivendichiamo.

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L’impegno del nostro partito, sancito in questo congresso, è scritto sulla tessera del 2007: abbiamo bisogno di muoverci, di istruirci e di organizzarci nella consapevolezza che ciascuno di noi, da solo, non vale nulla ma anche che ciascuno di noi è importante per costruire una grande forza politica. Una forza politica seria, capace di parlare soprattutto alle ragazze e ai ragazzi, che sia per loro una fonte di fiducia nel futuro.
Abbiamo tre documenti di grande spessore, che approviamo all’unanimità, essi segnano la nostra linea che rimarrà tale fino al prossimo congresso.
Abbiamo bisogno allora del contributo di tutti dato con passione e volontà, pretendendo in cambio che ciascuno sia degno di chiamarsi comunista. Solleciteremo le altre forze politiche, il pulviscolo e le meteoriti che si muovono a sinistra cercando di convincerli che una sinistra forte è segno di semplificazione del quadro politico, di chiarezza dei percorsi e di certezza nel governo dei processi e del paese. Un forte partito comunista in Italia è stato e tornerà ad essere garanzia di democrazia e di libertà per tutti, anche per coloro che comunisti non sono. A chi ha scarsa memoria occorre talvolta ricordare che senza la forza e l’organizzazione del PCI le grandi battaglie per i diritti civili avrebbero avuto altra storia e altri risultati. Siamo convinti che il gruppo dirigente che uscirà da questo congresso avrà la forza e la capacità di perseguire questo obiettivo.

La Commissione Politica
De luca Giuseppe
Presta Mario
Viva Salvatore
Casone Galileo
Brancasi Vito