Brindisi, 20/07/2007
Workshop Ambiente: nel 2006 l'Italia diminuisce le emissioni di gas serra
L’Italia inverte la rotta: nel 2006 le emissioni iniziano a
diminuire
“INVENTARIO NAZIONALE EMISSIONI DI GAS SERRA 1990-2005”
Brindisi, 20 luglio 2007
Nuovo Teatro Comunale Giuseppe Verdi
Sulle emissioni di gas serra, l’Italia sta cambiando rotta.
Dopo quindici anni di continuo aumento, in controtendenza rispetto al resto d’Europa, le stime preliminari relative al 2006 vedono finalmente una riduzione delle emissioni rispetto all’anno precedente.
Il totale delle emissioni italiane diminuirebbe quindi complessivamente dell’1,5%, anche se con andamenti contrastanti nei diversi settori.
Queste stime risentono soprattutto dell’andamento nel settore civile, cioè il riscaldamento e il raffreddamento delle case, in cui le emissioni diminuiscono del 18%, sicuramente
anche grazie all’inverno caldo e all’estate mite dello scorso anno.
Continua il trend positivo dell’agricoltura dove c’è un calo di emissioni dell’1,5% da un anno all’altro, il contributo dei trasporti è sostanzialmente stazionario (cresce il numero delle auto ma diminuisce il loro uso grazie alle politiche cittadine sul traffico).
A guadagnare la maglia nera del contributo ai gas serra sarebbe invece il settore della produzione di energia: le
centrali elettriche italiane, a causa del maggiore ricorso al carbone e all’aumento di produzione di kilowattora “made in Italy” fanno aumentare le emissioni italiane di quasi il
5% (4,9%) nel 2006 rispetto al 2005.
Nei 15 anni precedenti, invece di avviarsi a diminuire del 6,5% sul livello del 1990, le emissioni italiane erano cresciute sostanzialmente.
L’analisi della serie storica dei dati, fino al 2005, mostra infatti un Paese che non accorcia le distanze, ma le raddoppia
portando il divario con l’obiettivo Kyoto a quasi il 19%. Dal 1990 al 2005, infatti, le emissioni nazionali totali dei sei gas serra sono aumentate del 12,1% rispetto all’anno base (1990). Le sole emissioni di CO2 sono pari all’85% del totale del
cocktail di gas serra, e segnano un livello superiore del 13,5% rispetto all’anno di partenza, mentre quelle relative al solo settore energetico risultano cresciute del
14,5% dai livelli del 1990.
Questa l’analisi effettuata nel corso del convegno “Inventario delle emissioni di gas serra 1990-2005”, organizzato dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente e dall’ARPA Puglia
per conto del Ministero dell’Ambiente, come preparazione della Conferenza nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007.
Nell’incontro vengono analizzati i dati emersi dal registro nazionale delle emissioni 2007, documento che l’APAT, ogni anno, presenta al Segretariato ONU della Convenzione sui Cambiamenti Climatici, nonché all’Unione europea.
Nel corso dell’appuntamento tenuto presso il Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, è stato presentato anche il primo inventario regionale della Puglia, realizzato nell’ambito di una convenzione tra ARPA, Regione Puglia e Università.
Ampio spazio è stato dedicato, in particolare nella tavola rotonda, all’interazione tra l’inventario nazionale e quelli su scala locale, oltre ad una possibile ripartizione degli
obiettivi di riduzione delle emissioni su scala regionale, il cosiddetto Burden Sharing.
Proprio questa divisione dei compiti a livello locale potrebbe facilitare il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, e in questo momento è sicuramente uno degli strumenti principali
in mano ai decisori politici per definire politiche di riduzione dell’inquinamento.
Il contributo alle emissioni di gas serra è infatti fortemente diversificato nelle regioni italiane: nel 2000 la Liguria guidava la classifica negativa con 13,8 tonnellate di
CO2 per abitante ogni anno, seguita a ruota dall’Umbria con 12,8 tonnellate a testa, Sardegna e Veneto con 12,7, mentre tra le regioni più “virtuose” si segnalavano il Trentino Alto Adige, con 5,2 tonnellate per abitante, la Calabria con
5,1 tonnellate e la Campania con 3,7.
Per quanto riguarda il trend di crescita dei gas serra fino al 2005, ne sono principali protagoniste le emissioni dovute alla combustione e al consumo di combustibili,
responsabili dell’82% della produzione totale.
In prima linea i trasporti, principalmente quelli su strada, che tra il 1990 e il 2005 segnano un aumento di emissioni del 26,5%, seguiti dal settore civile col 21,8% e dalla produzione di energia al 19,2%.
Ma un forte contributo all’inquinamento arriva dall’uso dei condizionatori: le emissioni in atmosfera di gas fluorati, utilizzati proprio per la refrigerazione e per l’aria condizionata,
in questi 15 anni sono aumentate del 145%, indicando un concreto cambiamento nelle abitudini degli italiani.
Anche nel settore rifiuti, responsabile del 3,3% delle emissioni, si è avuta nel 2005 una crescita del 7,9% rispetto a quindici anni prima, a causa dell’aumento delle
emissioni di metano dalle discariche, pari al 75% del totale delle emissioni da rifiuti.
Per quel che riguarda gli altri settori, le emissioni derivanti dai processi industriali (quindi non dalla combustione), che rappresentano il 7,1% del totale, sono aumentate nel 2005 dell’11,6%, rispetto al 1990. Tale crescita si riferisce
principalmente all’incremento delle emissioni prodotte dalle industrie chimiche (+16,2%) e dalla produzione di cemento (+13%).
Diminuiscono invece le emissioni nel settore agricolo, che rappresentano il 6,4% del totale. Rispetto ai livelli del 1990, si registra infatti un calo dell’8,3%, soprattutto per
quanto riguarda le emissioni da fermentazione enterica (-11%) e quelle che derivano dalle deiezioni animali (-7,4%), quest’ultima dovuta alla diminuzione nel numero di capi
allevati, specie bovini e vacche da latte.
Anidride carbonica a parte, sono sensibilmente in discesa gli altri quattro gas serra considerati nell’Inventario nazionale. Tra il 1990 e il 2005 le loro emissioni sono
scese; in particolare, quelle da ossidi da zolfo hanno avuto un crollo del 76,7%, il monossido di carbonio e gli ossidi di zolfo del 46,4% e 42,6%.
Si tratta di inquinanti che sono stati ridotti dalle politiche europee e nazionali sulla qualità dell’aria e sulla
combustione industriale.
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