Brindisi, 24/07/2007

Baldassarre (Ds): sabbia, processi ed identita'

Il prelievo di sabbia da Punta Penne per il ripascimento delle spiagge del litorale leccese (San Cataldo ed altre), è la cartina al tornasole di una identità territoriale debole, ma è soprattutto, nel caso in questione come in altri casi, il verificarsi di una serie di cortocircuiti politico-istituzionali e tecnico-amministrativi che interrompono il processo democratico della costruzione di una realtà territoriale riconosciuta.

Il progetto del ripascimento delle coste leccesi soggetti ad erosione risale tra la fine del 2001 e l’inizio del 2002 quando il Comune di Lecce lo propone nell’ambito dei P.O.R. 2000-2006 Misura 1.3 azione 2.a e la Regione Puglia lo finanzia.
Il primo cortocircuito tecnico-amministrativo si verifica quando alla prescrizione “che il materiale necessario per le operazioni di ripascimento non venga prelevato dal mare tramite operazioni di dragaggio per evitare di compromettere gli equilibri naturalistici ed idrodinamici dell’ambiente marino” (Determina n. 198/02 dell’11/11/2002 del Settore Ecologia – Regione Puglia), si contrappone una nota che “impone, pena la revoca del della concessione, che i ripascimenti vengano effettuati con sabbia proveniente da cave di mare e non da cave di terra” (nota del 16/05/2003 del Settore Demanio Marittimo - Regione Puglia).
Un altro cortocircuito (prima di dimenticanza, poi voluto) si verifica quando il Comune di Lecce nell’estate del 2005 convoca una conferenza di servizi, necessaria all’acquisizione di tutti i relativi nulla osta e/o autorizzazioni da parte degli Enti interessati al prelievo di sabbia da Punta Penne, a seguito di uno studio commissionato ad un biologo (forse un geologo sarebbe stato più appropriato, ancora meglio un organismo multidisciplinare). Alla conferenza di servizi si invitano tutti, anche il Consorzio di Tutela di Torre Guaceto, escluso la Provincia ed il Comune di Brindisi! Di cosa ha avuto paura e/o quali pressioni ha ricevuto il Responsabile del Procedimento per non invitare Provincia e Comune di Brindisi?

Dal verbale della Conferenza di Servizi si rileva che alla stessa hanno partecipato (in qualità di attori e non di spettatori) i rappresentanti dell’impresa esecutrice dei lavori. E quali servizi pubblici rappresenta un’impresa privata?

A dicembre 2005 il Comune di Lecce avvia la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, dandone comunicazione pubblica, oltre che sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia, anche “su un quotidiano nazionale e su un quotidiano locale diffusi sul territorio”, così come previsto dalla Legge Regionale nr. 11/2001. A Lecce come a Brindisi, uno si aspetta la pubblicazione su “Quotidiano” o Gazzetta del Mezzogiorno e su Corriere della Sera o Repubblica. No! L’avviso pubblico compare su Avvenire e Puglia; complimenti, ma con tutto il rispetto non sapevamo che queste testate fossero così diffuse sul nostro territorio. E’ evidente l’aggiramento della legge regionale che intende la stampa come mezzo di diffusione degli annunci ambientali piuttosto che di occultamento (cortocircuito democratico).
A marzo 2006 il Comitato Regionale per la VIA e il Dirigente del Settore Ecologia della Regione Puglia esprimono parere favorevole alla compatibilità ambientale per il prelievo di sabbia da Punta Penne. Si verifica qui un altro cortocircuito che definirei politicamente negligente: il parere poteva essere sicuramente annullato o revocato in sede di autotutela.
Il 4 maggio 2006 il Dirigente del Settore Demanio Marittimo della Regione Puglia rilascia la concessione demaniale marittima (atto importante che diventa il fulcro di tutta la vicenda tecnica-amministrativa). A seguito dell’ennesimo atto di contrarietà del Presidente Errico, si attiva un tavolo tecnico-politico-istituzionale che il 9 maggio 2006 sospende la validità della autorizzazione amministrativa La Regione non provvede, come logica vorrebbe, alla definizione amministrativa della questione (cortocircuito pilatesco); si determina così di fatto il ricorso al TAR da parte del Comune di Lecce, che avviene il 06/07/2006 per ottenere: l’annullamento del verbale del 9 maggio 2006, l’accertamento del diritto al prelievo di sabbia, il rilascio immediato da parte della Regione Puglia del nulla osta autorizzativo.
La Regione Puglia non ricorre al Consiglio di Stato avverso il ricorso al TAR del Comune di Lecce e in data 02/04/07 il TAR Puglia Sezione di Lecce emette un provvedimento con il quale ordina alla Regione Puglia di concludere il procedimento in questione (autorizzazione al prelievo di sabbia per il ripascimento delle spiagge leccesi) entro trenta giorni dalla notifica avvenuta il 16/04/07. Anche qui la Regione Puglia non oppone ricorso al Consiglio di Stato e trascorsi 33 giorni, il 19/06/07 il Comune di Lecce rivolge istanza al TAR per la nomina di un Commissario ad acta per la conclusione del procedimento.
A questo punto il Dirigente del Settore Demanio, con propria determina del 06/07/07, conferma il provvedimento dirigenziale del 04/05/06 con il quale si autorizza il prelievo della sabbia di Punta Penne integrandolo con una serie di prescrizioni tecniche che possono solo servire a “salvarsi l’anima” ma non certamente a salvare il litorale brindisino; comunque è opportuno che l’Amministrazione Provinciale utilizzi appieno quelle prescrizioni per impedire l’attuazione della stessa determina.
Nel contempo è necessario avvalersi di un parere scientifico da opporre a quello utilizzato dal Comune di Lecce e che si avvalga della specifica Legge Regionale 23/06/2006 n. 17 (Piano Regionale delle Coste), rimandando gli interventi di ingegneria costiera quale quello in questione alla emanazione della prevista programmazione della tutela e dell’uso delle coste .

Pur essendoci stati alcuni passaggi a vuoto nell’azione amministrativa della Provincia di Brindisi, appaiono evidenti le forti pressioni esercitate, legittime fino a prova contraria, da parte di un sistema produttivo, istituzionale e politico come quello leccese, sulle strutture dirigenziali e politiche della Regione Puglia. A questo sistema, legittimo, che connota una forte identità territoriale (il salento leccese) non si può contrapporre solo una richiamata “identità brindisina”; non farebbe altro che alimentare una strisciante guerra tra territori alla fine della quale comunque l’unico risultato sarebbe che il prelievo di sabbia si fa. E’ questo un terreno tutto politico e a cui la politica deve dare risposte certe e sicure per tutti. LA POLITICA SI FA CON I PROCESSI (POLITICI) E NON CON LE IDENTITA’. Solo da processi politici forti e trasparenti possono nascere identità territoriali riconosciute.

E allora tocca al centrosinistra brindisino (Parlamentari, Consiglieri Regionali, Presidente e Assessori Provinciali, Partiti) mettere in atto processi politici tali da far aprire immediatamente un tavolo tecnico-politico intorno al quale far sedere Regione Puglia e le Istituzioni Locali di Brindisi e Lecce interessate, dove si dovranno trovare le giuste risposte alle esigenze di tutti, sapendo che (le risposte) ci sono e devono essere date.
Ma all’interno del centrosinistra chi deve dare di più è il nascente Partito Democratico, che scommettendo sul futuro, deve osare sempre per le giuste cause essendo questo il suo carattere distintivo e formativo.

Vincenzo Baldassarre
Consigliere Provinciale ULIVO Brindisi

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