Brindisi, 09/10/2007

Operazione "Berat Dia": tutti i nomi

“Un sistema a tenuta stagna”. Così Cataldo Motta, magistrato della Dia di Lecce, ha definito l'organizzazione criminale italo-albanese sgominata nell'operazione "Berat Dia" condotta dalle Direzione investigative antimafia di Lecce e Bari e culminate nei provvedimenti di esecuzione in carcere emesse dal G.i.p. del Tribunale di Lecce.
Il riferimento è alla complessa articolazione dell'associazione a delinquere: a compartimenti slegati tra loro, quasi completamente se non fosse per la presenza di un paio di esponenti che legavano i vari ambiti di azione criminale.

In buona sostanza la Dia ha individuato due gruppi principali: uno locale, capeggiato dai fratelli Brandi, dedito alle estorsioni; l'altro italo-albanese, con a capo "i fratelli semaforo" Arben e Viktor Lekli, attivo nel traffico di sostanze stupefacenti.

Sul versante delle estorsioni è stato sottolineato come esse si sostanziavano in richieste di denaro a fronte dell'obbligo di servizi di servizi di guardiania. Qualora non accettavano il diktat della banda, le imprese venivano sottoposte a danneggiamenti.
Tra le estorsioni accertate quelle perpretate ai danni delle ditta che avevano vinto l'appalto per il cantiere del centro commerciale "Anisette" sulla statale Brindisi-Mesagne, gli imprenditori edili Michele Roma e Alessandro Piliego.
Danneggiamenti ed attentati sono stati compiuti, tra l'altro, presso l’azienda agricola “Brinfruit”, presso l'abitazione di campagna di Alessandro Carrisi e presso la "Peritas Srl", dove nella notte di capodanno furono colpiti con Kalashnikov tre silos contenenti ammoniaca.
Addebitati all'organizzazione criminosa anche gli incendi del fuoristrada Honda Crv di Cosimo Pagliara, amministratore unico della Multiservizi SpA, e di due autovetture intestate alla "Palumbo Costruzioni Srl".

Per quanto riguarda il filone del traffico di sostanze stupefacenti, quello capeggiato dai fratelli Arben e Viktor Lekli, la Dia ha ipotizzato che dall'Albania, attraverso le rotte già usate per il traffico di sigarette, siano arrivati ingenti quantitativi di droga (almeno 500 Kg di eroina dal 2003 fino ad oggi). Il tutto veniva attuato con strategemmi e modalità tese a celare l'attività criminosa e prevenire le eventuali intercettazioni telefoniche ed ambientali.

A margine dell'organizzazione risultavano attive le figure di due "insospettabili": il consigliere comunale di Brindisi Massimiliano Oggiano ed il gioielliere Fiorenzo Borselli.
L'esponente politico di Alleanza Nazionale è indagato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale. Secondo quanto sostenuto dalla DIA i fatti risalirebbero al 1999, quando Oggiano fu eletto in Consiglio Provinciale, e troverebbero conferma nelle elezioni comunali del 2002 ed in quelle ultime del 2004. Ultimamente, però, i rapporti tra Oggiano, dichiaratosi estraneo ai fatti, e l'organizzazione capeggiata dai fratelli Brandi si sarebbero raffreddati ed Oggiano da qualche tempo avrebbe cessato di avere il ruolo attivo di supporto esterno all'organizzazione.
Fiorenzo Borselli, noto gioielliere di Carovigno, è ritenuto responsabile di aver svolto attività finalizzate a riciclare presso il casinò di Venezia denaro sporco (l’operazione è stata ripresa nelle telecamere ed un fotogramma è stato mostrato nel corso della conferenza stampa).

In toale la DIA ha emesso 12 ordini di arresto:
Giuseppe Raffaele Brandi, (52), Francesco Giovanni Brandi, 38 anni, Giuseppe Gerardi, (37), Florenzo Borselli (52), Mario Andriola (48), Enrico Colucci (53), Cosimo Gerardi (36), Antonio Lococciolo (57), Andrea Zingarello (29), Arben Lekli (40), Viktor Lekli (42), Gianfranco Contestabile (39). Contestabile, assieme a Lococciolo, rappresentavano il collante tra i due gruppi.

Nell'ambito dell'operazione, che è stata condotta anche con intercettazioni ambientali, la Dia ha sequestrato quattro abitazioni, due autovetture ed un terreno per un valore di circa un milione di euro, più altri 53.000 euro in contanti.