Brindisi, 07/12/2007

Cattura Lepri: interviene il dirigente Gianfreda

Dopo l’intensa attività mediatica, finalizzata e screditare il lavoro e la fatica di molti, ritengo sia giusto puntualizzare alcune questioni di carattere sia tecnico e sia etico, al fine di chiarire una vicenda dove si scontrano gli interessi di molte categorie. Tanto in relazione al piano di cattura e di trasferimento di esemplari di lepre europea presenti nel parco naturale regionale “Saline di Punta della Contessa” a Brindisi.
Andando a ritroso, parto dalle ultime accuse finalizzate a rilevare l’ira degli agricoltori circa i danni causati sulle colture e circa il “fallimento delle operazioni di cattura delle lepri”.
È bene precisare, che in relazione ai danni, già il giorno successivo alla cattura (martedì 6 dicembre u.s.) è stato inviato un tecnico agronomo, dipendente dell’Amministrazione Provinciale di Brindisi per verificare e stimare la consistenza dei danni lamentati alle colture orticole presenti.
Un’ampia documentazione fotografica, e d'altronde anche le affermazioni degli stessi proprietari, testimonia che non è presente alcun danno ascrivibile all’attività di cattura delle lepri in quei campi.

Ancora, mi preme evidenziare come non si sia utilizzato del materiale “amatoriale” e come alle attività di cattura oltre ai volontari, abbia partecipato anche del personale estremamente specializzato e perfettamente all’altezza del compito chiamato. In entrambe i giorni destinati alla cattura erano presenti in campo agronomi, biologi, veterinari, vigili faunistici provinciali, agenti di polizia forestale oltre ai volontari che appartenevano ad associazioni ambientaliste ed associazioni venatorie.
Nota dolente e per carità non polemica, ma nessuno, seppure invitato, era presente in nome e per conto di associazioni di agricoltori.
Per quanto riguarda il materiale utilizzato per la “raccolta delle lepri”, mi preme rilevare che è stata usata una rete lunga ben 600 m. con la quale sono stati catturati complessivamente 26 esemplari adulti di lepre europea; liberando, quindi, una superficie di diversi ettari di terreno.
Tuttavia, il progetto prevede ancora molte altre uscite per poter dichiarare l’intera area “bonificata”.
È da evidenziare anche come i censimenti delle lepri, effettuati con rigore scientifico, hanno portato ad affermare di trovarci di fronte ad una densità media di circa 14,9 capi su 100 ettari di terreno; va da se che i 26 capi adulti catturati, in un comprensorio che si sviluppa su una superficie inferiore ai 10 ettari di terreno, indicano inequivocabilmente che siamo stati bravi ad individuare il sito del parco nel quale maggiore è la presenza di lepri.
Fermo restando che l’indice di densità media indica una presenza di una popolazione di lepri intorno a meno di 180 capi adulti nei complessivi 1100 ettari di superficie dell’intero parco. Pertanto è evidente l’ottimo risultato ottenuto con le 26 catture.

Ancora, mi preme evidenziare come presenze di lepri pari a circa 15 capi ogni 100 ettari siano considerate modeste dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS) .
Tuttavia, la presenza di colture orticole di particolare pregio ha determinato un impatto negativo, a tal punto che la Provincia di Brindisi per spirito di servizio e secondo il principio di sussidiarietà, si è sostituita al Comune di Brindisi quale Ente gestore e, quindi, responsabile, e si è fatta carico non solo di riconoscere i danni alle colture determinati dall’attività trofica delle lepri, ma anche di realizzare un progetto di monitoraggio e cattura per eliminare il problema. Altra nota dolente e non polemica è quella legata al fatto che malgrado si sia richiesta la presenza del personale del Comune nella realizzazione del progetto di cattura delle lepri, il contributo in risorse umane è stato pari a zero.

Ultimo aspetto è quello legato alla destinazione delle lepri catturate. La provincia di Brindisi ha deciso di immetterle nell’area di ripopolamento e cattura prevista dal Piano Faunistico Provinciale in vigore. La scelta di non immetterle immediatamente in territorio di caccia nasce da due aspetti fondamentali e concatenati. Infatti le lepri catturate ed immesse in un nuovo territorio hanno bisogno di un breve periodo cosiddetto di ambientamento durante il quale sono estremamente indifese rispetto all’attività venatoria che in questo periodo è aperta. Si è voluto evitare una inutile barbaria. Tutto ciò anche nel pieno rispetto di quanto prescritto dall’INFS.

Prima di terminare mi sento di ringraziare quanti hanno collaborato in silenzio e con spirito di dedizione al progetto ed a quanti continueranno a farlo.

Donato GIANFREDA
Dirigente Amministrazione Generale della Provincia di Brindisi