Brindisi, 26/03/2008

Analisi Enel, Palma (Brindisi Prodest): "e il carrozzone paga..."

Ecco come i carrozzoni politici, interessi particolari e la diffusa mancanza di professionalità e preparazione specifica, oltre al rifiuto preconcetto a ragionare sulle cose, hanno causato e continuano a causare danni alla comunità, che nessuno mai risarcirà.
E di questi giorni la notizia che l’Enel avrebbe ufficializzato i risultati delle analisi specialistiche sui terreni agricoli di Cerano, che gli consentirebbero di affermare come sia errato parlare di inquinamento degli stessi e, di conseguenza, come i prodotti agricoli di detta zona non presentino concentrazioni anomale di inquinanti.
Ciò sembrerebbe emergere da studi effettuati da ERM Italia SpA (Environmental Resources Management), dall'Università «La Sapienza» di Roma, dall'Università del Salento e dall'Università di Pisa.
Come si vede un team abbastanza qualificato per affermare che «le concentrazioni di alcuni metalli (ad esempio sta¬gno, berillio, vanadio e arsenico) oggetto di analisi da parte di Sviluppo Italia nei terreni limitrofi al nastro trasportatore di Cerano, sono stati impropriamente confrontati con i valori limite stabiliti per i Siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale, senza nessuna considerazione dei valori naturali dei terreni».
Sulla vicenda si registra anche una nota del prof. Paolo Segui (direttore del Cra - Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura - nonchè esperto di fama internazionale per lo studio della chimica del terreno e direttore dell'Istituto sperimentale per la nutrizione delle piante) che - interpellato dalla Regione Puglia - ha espresso alcune perplessità sul contenuto del rapporto elaborato da Sviluppo Italia.
Nella nota del prof. Segui si legge, fra l’altro, che «Il lavoro presentato nel rapporto appare sicuramente imponente, ma altrettanto sicuramente non significativo ai fini della valutazione dell'inquinamento di un suolo agricolo. Le prime osservazioni che possono essere rilevate da questo punto di vista derivano da una serie di constatazioni: in primo luogo, relative all'uso di metodi molto spesso non ufficiali, talora superati e accantonati da periodi di tempo anche rilevanti,
…….. Le altre constatazioni attengono al fatto di ritenere inquinanti, in alcuni casi, anche tenori di elementi che appaiono del tutto nella norma in suoli naturali utilizzati ad uso agricolo …… Se si considera anche l'esistenza di alcuni errori di lettura degli stessi risultati, conclude la nota - si può comprendere come i dati presentati nel rapporto non possano rivestire alcuna utilità al fine di considerare come realmente contaminati i suoli».
La storia relativa alla caratterizzazione ambientale della zona agricola di Brindisi ebbe inizio nel gennaio del 2000, quando il Ministero dell'Ambiente, con decreto, perimetrò l'area del sito di interesse nazionale di Brindisi, prevedendo necessariamente la caratterizzazione dei terreni e delle acque di falda allo scopo di verificarne la composizione e, in caso di accertata contaminazione, gli interventi di messa in sicurezza e bonifica da eseguire.
Tutti i terreni della zona industriale di Brindisi furono bloccati e chi voleva fare degli investimenti doveva rivolgersi altrove. Nel frattempo si compivano gli studi sulla caratterizzazione, affidati a Sviluppo Italia, completati nel maggio 2006, con i risultati di cui innanzi.
In sei anni, però, nessuno e tantomeno Sviluppo Italia, ha effettuato prelievi e campionature delle coltivazioni in atto nella zona per ricercare la presenza di inquinanti nei prodotti agricoli. Eppure l’inquinamento del suolo può definirsi come l’accumulo di composti tossici persistenti, sostanze chimiche, sali, materiali o agenti patogeni, che hanno effetti negativi sulla crescita e sulla salute di piante ed animali.
Il passo successivo fu rappresentato da una Conferenza dei servizi, che è servita solo a far emettere l’Ordinanza Sindacale con la quale, a far data dal 28 giugno 2007, esiste il divieto di coltivazione dei terreni in questione ché, malgrado la sua natura provvisoria, non è stata né revocata né modificata.
Neanche la convocazione del Prefetto di Brindisi ha sortito miglior esito, se non quello della costituzione di un tavolo tecnico. Infatti, dopo quattro giorni l'assessore regionale alle Risorse agroalimentari s’impegnò a promuovere la costituzione di un tavolo di concertazione, che prosegui la sua attività nei successivi mesi.
Tutta questa storia, come si vede, tra “Conferenze di servizi”, “Tavoli tecnici” e/o “di Concertazione”, non ha portato a nulla, se non a perdere tempo, non solo, ma anche il denaro dei nostri agricoltori, mortificando, fra l’altro, quei pochi o molti investimenti che si sarebbero potuti fare nella zona e che, invece, hanno mandato a “quel paese”.
E’ proprio vero, quando in Italia non si vuole fare nulla, basta costituire una Commissione, un Comitato, una Conferenza di servizio, un Tavolo tecnico o di Concertazione e il gioco è fatto.
Anche in passato abbiamo dovuto subire e pagare per errori grossolani commessi dalle pubbliche amministrazioni, ma qui il discorso è assai lungo.
A mò di esempio, però, basta ricordare i danni che i brindisini stanno pagando per la lottizzazione Palumbo-Magrone per errori (?!) di nostri pubblici amministratori.
Oppure del fallimento ATTIVO della SACA, che ha comportato danni ingenti per l’Erario (quindi per tutti i cittadini) e direttamente ai brindisini, privati di uno stabilimento aeronautico di primaria importanza e della mancata realizzazione di un secondo e più importante stabilimento aeronautico, che avrebbe impiegato oltre 5000 unità lavorative specializzate.
I commenti sono inutili.

Franco Palma
Presidente Brindisi Prodest