Brindisi, 07/04/2008
Resoconto di "a lezione dai malati esigenti"
"A lezione dai malati esigenti" sono andati diligentemente gli
operatori sanitari che hanno risposto all'appello dell'UO di
Radioterapia della ASL di Brindisi, della Facoltà di Scienze Sociali,
Politiche e del Territorio, del Dipartimento di Scienze Sociali e
della Comunicazione dell'Università del Salento e dell'associazione
"Progetti per la Radioterapia di Brindisi" sabato scorso 5 aprile. A
lezione da quattro ammalati consapevoli che hanno presentato alla
Medicina, con dovizia di tempo e di argomenti, i loro rilievi sul suo
modo di essere e di operare.
Per la direzione generale della ASL ha portato i saluti il direttore
amministrativo dott. Alfredo Rampino.
Il Preside della Facoltà di Scienze Sociali dell'Università del
Salento con sede a Brindisi, il prof Marcello Strazzeri, non si è
limitato ad un saluto di circostanza ma richiamando la riflessione di
Michel Foucault (Nascita della clinica, 1965) ha ricordato la
distinzione tra la "malattia in terza persona", come descritta dalla
medicina ufficiale attraverso processi di astrazione e "cosificazione"
del corpo, e la "malattia in prima persona" come concepita dal malato
e dal suo sistema di credenze.
E' stato quindi proiettato un'intervista al sociologo Gianni Grassi
dal suo letto dell'Hospice Anthea di Roma che ha sviluppato una
riflessione sulla competenza del malato sulla sua malattia come
essenziale al processo di diagnosi e cura (www.giannigrassi.it)
Quindi i "docenti" del corso sono stati introdotti di volta in volta
da Maurizio Portaluri, primario della UO di Radioterapia. Antonio
Greco, docente di istruzione superiore, ha sottolineato la grave
tendenza della medicina ad occuparsi sempre più dei sani espandendo la
sua competenza a settori che sino a ieri erano appannaggio
dell'individuo e della famiglia. La nascita e la morte sono state
sottratte alla casa per essere portati in ospedale, la gente sana è
invitata ad sottoporsi ad esami non sempre utili e sicuramente
generatori di ansia e preoccupazione. Greco ha anche denunciato gli
ostacoli culturali che la medicina frappone all'esercizio libero del
diritto del malato ad una "seconda opinione" sulla diagnosi ricevuta e
sulle cure proposte.
Piero Fumarola, docente universitario di sociologia, ha richiamato la
riflessione di Ivan Illic ("Nemesi medica" 1974) su come
l'organizzazione spinta di comuni attività umane (il soccorso al
prossimo, la mobilità, l'istruzione) possa provocare, cioè
"controprodurre", il contrario di ciò che si propone: malattia,
lentezza ed ignoranza. Egli ha inoltre richiamato l'attenzione sul
rischio che l'espansione medica cerchi di attribuire a tutti una
diagnosi di malattia soprattutto in campo psichiatrico. Negli USA è in
crescita la "farmaceutica preventiva" promossa dall'industria
biomedica che, forte del suo strapotere economico e finanziario e
dello stato di generalizzata percezione di rischio di ammalarsi
indotta nella popolazione, ha cominciato a vendere salute anche a chi
non ne avrebbe bisogno: i sani.
Franco Schettini, l'unico malato docente ad essere anche medico per
aver diretto a lungo la clinica pediatrica dell'Università di Bari, si
è soffermato sulla limitatezza delle risorse per assicurare una
assistenza a tutti e sulla utilità dell'assistenza integrativa che
affianchi al pubblico un privato di qualità e ben integrato. Ha anche
sottolineato la necessità di orientare l'organizzazione dei servizi ai
bisogni delle persone ammalate e questo attraverso la scelta di guide
professionali qualificate che gli attuali sistemi di selezione, basati
sulla discrezionalità dei direttori generali e sulle suggestioni
politiche esercitate su di loro, difficilmente permettono di
individuare. Schettini ha anche criticato la iperspecializzazione e la
frammentazione delle discipline nonchè la scomparsa dal bagaglio
culturale dei giovani medici della semeiotica tradizionale, cioè della
capacità di riconoscere nel malato segni e sintomi senza l'ausilio
delle tecnologie.
Giacomo Cardaci giovane scrittore milanese di origini salentine (il
nonno era di Arnesano), reso famoso dal successo del suo libro di
racconti "Alligatori al Parini" (Mondadori 2007), ha esposto la
propria esperienza di malato attraverso un brano narrativo in cui ha
sottolineato due limiti della medicina moderna: l' incapacità di
riconoscere i propri errori e la visione frammentata della persona che
ne indebolisce la capacità di sintesi e a volte impedisce di giungere
in tempo ad una diagnosi. Come nel suo caso: ciascuno dei sintomi che
lui portava all'attenzione dei medici non veniva da loro preso in
considerazione fintanto che il quadro clinico non si era palesato in
tutta la sua gravità ed evidenza.
Il dibattito ha chiesto di dare seguito a questa iniziativa attraverso
un collegamento organico tra la Facoltà di Scienze sociali, la ASL e
il Polo universitario per le professioni sanitarie. Ma anche di dare
voce e forza, attraverso una sorta di sindacato degli ammalati, a quei
malati che non hanno la capacità di prendere coscienza della loro
situazione di subordinazione. Si è lamentata la scomparsa nella scala
dei valori degli studenti di medicina della pratica medica come
professione di aiuto. E' stata poi denunciato come una sorta di
connivenza tra il medico ed il malato il tacere reciproco sulla morte
e sui limiti delle possibilità anche della moderna medicina.
Gli organizzatori si sono proposti di pubblicare gli atti dell'incontro.
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