Brindisi, 04/08/2008
Turismo: interviene Alfredo Malcarne (Confcommercio)
Sono ormai diversi mesi che apprendiamo dai media l’impegno delle nostre Istituzioni circa la attività di promozione del nostro territorio, interpretando la diffusa esigenza di avviare una forte azione di valorizzazione del patrimonio turistico paesaggistico culturale del Grande Salento.
Tutto molto bello. Grande risalto giornalistico.
Le iniziative in oggetto non possono che essere lodevoli e meritorie perché sicuramente integreranno il fiume di idee sul marketing territoriale già speso, trasferendo stimoli e suggestioni attraverso nuove progettualità creative.
Se non fosse che tutto questo non è certo una novità . Sulle modalità di potenziamento dell’ offerta turistica attraverso la definizione di un modello a rete, capace di promuovere le attrattività locali, sono state scritte milioni di pagine.
Basta navigare nel mare magnum di internet e fare una ricerca a tema...
Ma per restare a noi potrei citare le migliaia di parole spese sulla progettualità dell’Area Vasta, sul PIT, sui programmi Leader, sulla programmazione regionale dei Distretti Turistici e dei Sistemi Turistici Locali, sul programma delle Reti per lo sviluppo Locale riservate alle Amministrazioni Pubbliche del Mezzogiorno , o più semplicemente il Programma triennale di Promozione turistica ed il relativo Piano di attuazione datato febbraio 2007 della Regione Puglia.
Si dimentica purtroppo che condizione indispensabile e necessaria per interpretare il territorio come un sistema economico integrato è la conoscenza delle imprese, non solo dei luoghi e degli strumenti.
Nulla di nuovo dunque, ma mi permetto di esporre sommessamente alcune istanze che considero fondamentali, determinate dalla responsabilità assunta all’atto della mia elezione a Presidente Confcommercio, organizzazione di categoria largamente e maggiormente rappresentativa delle imprese turistiche non solo in provincia di Brindisi ma nella intera Puglia, e nominato a rappresentare le stesse all’interno della Giunta della Camera di Commercio:
Sono state “interpretate” correttamente e legittimamente le “diffuse esigenze” degli operatori del settore? Sono stati ascoltati? sentiti? interpellati? Si conoscono realmente le loro istanze? Chi ha attuato le catastrofiche scelte di sviluppo di questo territorio a scapito dell’ambiente, facendo scempio delle nostre terre, del nostro mare, delle nostre coste, delle aree urbane? A che punto è l’integrazione in rete dell’offerta turistica locale più volte auspicata e messa in opera dai vari Enti?
Il nostro territorio si “svende” a centri commerciali, magazzini e spazi espositivi attraverso reticoli di cemento che ci invadono silenziosamente. Si assiste senza alcuna obiezione alla espansione continua dello spazio circostante, una trasformazione epocale che dilaga senza ostacoli, una aggressione dei terreni che parte dal concetto ormai obsoleto della “città diffusa”. In tutta l’Europa la pervasività e intensità di questo concetto è ormai accertata. Le misure di controllo messe in atto. Da noi siamo allo step zero.
Si concede il territorio per farne scempio creando contenitori di “debito” diffuso, creando isole di “felicità artificiale” completamente avulse dagli insediamenti presenti, facendo passare il tutto attraverso il principio di città “moderna” a scapito di una effettiva sostenibilità urbanistica.
Il tentativo di metropolizzazione messo in atto a Brindisi è un processo già collassato nelle maggiori città europee ed in assoluta discrasia con il concetto di città d’acqua più volte promosso e citato a simbolo di rinascita. A meno che non si voglia creare un water front sulla SS16 o nelle campagne del cillarese.
La limitazione del “consumo di suolo” deve essere una delle scelte strategiche per una effettiva sostenibilità urbana, non in senso conservativo ma sviluppando adeguate misure di trasformazione e “costruzione” di un nuovo ambiente territoriale che passi attraverso una seria politica di valorizzazione e promozione dei centri urbanizzati già presenti.
La superficie urbana è in media il 5% del territorio complessivo e, patologicamente, si effettuano quotidiane scelte di invasione del territorio che creano effetti devastanti ancor piu’ gravi: mancanza di mobilità sostenibile ed efficace, distorsione del mercato della distribuzione al dettaglio, carichi inquinanti non previsti, scempi del paesaggio, assenza di processi di metabolizzazione dei nuovi impianti.
Ricordo a tutti che il protagonismo degli operatori del settore non puo’ essere considerato un effetto della azione di programmazione. Le imprese sono gli attori principali del processo di sviluppo, tanto da essere chiamate in tutti questi anni a partecipare al:
-Protocollo d’Intesa sul Turismo, sottoscritto dalla Regione e dai rappresentati del partenariato istituzionale e sociale, con i quali è stato verificato e condiviso un programma organico di azioni e iniziative specifiche, a cui hanno aderito più di 60 soggetti (EE.LL.,organizzazioni sindacali, associazioni di categoria, enti no-profit e terzo settore ecc.).
- Linee guida di politica turistica regionale, uno specifico “Atto d’indirizzo” per individuare scenari, programmi, priorità ed iniziative da realizzare nel breve e medio periodo.
- Campagna di sensibilizzazione del sistema imprenditoriale e delle comunità locali
per la diffusione della cultura dell’accoglienza, un progetto della durata di un anno circa, modulato per step, che - attraverso sessioni di lavoro articolate per temi ed aree geografiche - ha l’obiettivo di promuovere un circuito virtuoso, partecipativo e di ascolto tra soggetti pubblici, Enti territoriali, operatori turistici e cittadini, mediante il quale valutare, individuare e raggiungere risultati certi e misurabili, considerati utili in un settore così trainante per l’economia locale.
- Studio di fattibilità del sistema regionale di portualità turistica, realizzato con l’obiettivo di delineare un progetto organico di sviluppo del diportismo, definendo la rete e le opere da eseguire, nonché relativi finanziamenti, tempi e modalità di attuazione.
- Attuazione del piano di interventi previsto dal POR in materia di turismo (Misure 4.14, 4.15, 4.16 e 6.2), con il completo utilizzo dei finanziamenti programmati, a vantaggio di iniziative ed attività proposte dai PIS e dei progetti presentati da operatori privati e soggetti pubblici.
Ciò premesso è facile dedurre che, solitamente, l’azione politico-amministrativa sviluppata in ambito turistico in tutti questi anni si è caratterizzata per un approccio sistemico, orientato a definire strategie concrete d’intesa con gli operatori e ad accelerare i processi di qualificazione, diversificazione ed innovazione dell’offerta. Questa iniziativa disconosce questo processo di costruzione condiviso.
Vista la mia familiarità con la ristorazione permettetemi un paragone gastronomico: non possiamo fare un piatto di “stacchiodde” al sugo senza le “stacchiodde”!
Il sugo potrà anche essere eccezionalmente buono ma è il condimento di una materia prima che non è stata chiamata a dare il suo contributo.
Le azioni di promozione poste in essere sinora hanno prodotto effetti positivi per tutto il settore. I dati relativi agli arrivi ed ai flussi turistici sono incoraggianti, nonostante qualche battuta d’arresto preoccupante, comunque ben venga qualsiasi iniziativa utile a innescare una spirale virtuosa. Ma ne vorremmo capire la modalità, la portata e la “correttezza interpretativa”.
Con il lavoro degli anni scorsi abbiamo superato la fase di promozione della nostra piccola penisola attraverso la creazione di un marchio (il brand Salento ormai è conosciuto), manifestazioni di forte richiamo (fiere, convegni, manifestazioni sportive, eventi musicali …), durante i quali abbiamo costruito un’immagine del territorio migliore possibile.
Adesso le azioni da proporre sono conseguenti: è necessario verificare se l’immagine percepita corrisponda alle caratteristiche pubblicizzate, se esistono motivi di criticità del sistema e tanto altro ancora.
La comunicazione territoriale infatti permette lo sviluppo della risorsa “fiducia”, un’immagine del luogo, derivata dall’insieme di credenze, idee, impressioni, informazioni più o meno mediate che il pubblico ha del luogo. Vari sono gli eventi che hanno contribuito a creare l’immagine che si ha oggi del Salento, promuovendo l’attrattività di un luogo si è arrivati ad enfatizzare alcune zone ed escluderne altre.
Infine una provocazione: Siamo proprio convinti che sia necessaria una programmazione strategica di marketing territoriale nel Salento ?
Le teorie di marketing territoriale insegnano che le strategie di sviluppo possono avere successo solo se interpretate e filtrate in base alle vocazioni territoriali e quale strategia migliore, se non quella di focalizzare il “vantaggio competitivo” ossia i fattori locali specifici prodotti dall’evoluzione culturale?
L’artigianato locale, le eccellenze enogastronomiche, le coste e gli stabilimenti balneari sono sicuramente elementi comuni a tutto il Salento. Tuttavia esistono peculiarità locali che possono costituire l’esempio su cui tessere una rinforzata strategia di marketing territoriale dell’intero territorio.
Mi chiedo perché mai la strategia di marketing territoriale viene applicata al settore aereonautico, al tessile e abbigliamento, persino alla logistica e trasporti (l’asse viario Bari-Taranto-Lecce tanto agognato meriterebbe ulteriori considerazioni sulla opportunità di considerare Brindisi parte del Salento e non già provincia di Valona!) mentre non viene applicata nel campo turistico a qualsiasi fattore locale che per il territorio costituisca un “vantaggio competitivo”? (il nostro porto ed aeroporto per esempio).
Il Salento deve orientarsi ora su azioni che permettano una destagionalizzazione del turismo culturale, intesa come possibilità di accoglienza turistica nei diversi periodi dell’anno con la condizione di prolungare il soggiorno in virtù delle svariate esperienze culturali che il territorio può offrire. Il turismo culturale oggi si fa turismo d’esperienza, turismo che vuole assaporare i colori di un luogo, i suoi sapori, il rapporto con gli abitanti. Da qui la nostra proposta: vagliare progetti che “guardino con occhi nuovi al territorio”, alla sua cultura, storia, tradizione.
La breve incursione nelle teorie di marketing applicate al territorio, l’analisi socio-economica e culturale del Salento, l’andamento turistico salentino, l’impegno politico e istituzionale, l’approccio integrato al termine cultura, permettono l’elaborazione di una strategia che si fonde su una forte integrazione tra le componenti del settore culturale locale (patrimonio archeologico e architettonico, attività di recupero e conservazione, centri storici, paesaggi e dimore rurali etc…) e quelle dei settori connessi (turismo, gestione museale, educazione scolastica specialistica e universitaria, formazione professionale, produzione specializzata, artigianato).
Investire in cultura in relazione al territorio deve essere una delle prerogative anche dell’Università, che costituisce un fondamentale centro di produzione e di trasferimento della conoscenza, nonché fonte di risorse che possono risultare molto importanti per il processo evolutivo del territorio, non solo limitarsi ad istituire nuovi corsi di laurea che sembrano riproporre “6 personaggi in cerca di autore” (abbiamo corsi di laurea in cerca di studenti!).
Questo programma strategico si può costruire attraverso filiere di valori connessi a queste attività locali:
valore contestuale (caratteri storici, artistici, relazionali). Il potenziamento di tali valori attraverso la creazione di Fondazioni e/o Associazioni per la tutela e la gestione, consentirebbe di attivare processi di coinvolgimento della responsabilità delle autorità locali e degli abitanti in specifiche azioni di conservazione e valorizzazione; valore dell’identità e della partecipazione, che è conseguenza del precedente valore; valore informativo e formativo; valore economico e sociale, la maggiore consapevolezza acquisita dalla comunità locale potrebbe ispirare progetti per incrementare le risorse collettive sull’esempio dell’Oasi di Torre Guaceto; valori “da mettere a progetto”: attivare una stretta collaborazione tra “operatori culturali” ed Enti Locali al fine di integrare le scelte in termini di pianificazione territoriale con una adeguata programmazione di progetti di alto valore culturale.
I risultati che si possono raggiungere ipotizzando una simile strategia, potrebbero essere molto competitivi e duraturi per il territorio. Dobbiamo essere in grado di produrre una nuova qualità territoriale dello sviluppo locale con una forte identità culturale dei luoghi che può risultare competitiva anche a livello globale. Tutto questo significherebbe dare l’opportunità al turismo di poter poggiare su un contesto integrato di attività che nascono dalle più profonde peculiarità del territorio.
L’industria culturale (e non la tanto idolatrata ed auspicata Industria Turistica di tipologia alto-adriatica, e sicuramente non salentina) riceverebbe un così grosso impulso da poter allargare l’arco di fruibilità del nostro territorio oltre i consueti due mesi estivi, permettendo all’entroterra di farsi conoscere ed apprezzare.
Sono grossi investimenti economici, quelli implicati in questo tipo di azioni, che non fruttano dei ritorni immediati in termini “politici”, e dunque posso comprenderne la scarsa importanza, ma (come in occasione della visita papale) “quando si spegne l’ultimo riflettore, tutto intorno non può che rimanere il buio di una serata come tante altre”.
Alfredo Malcarne – Presidente della Confcommercio della provincia di Brindisi
|