Brindisi, 02/12/2008

SAP: Incolumita’ e sicurezza urbana. Governance per la riflessione e l’azione

Concordiamo con la dichiarazione del Sottosegretario all’Interno On. Mantovano quando dice che la sicurezza è patrimonio di tutti.

Assistiamo sempre più spesso a eventi criminosi che purtroppo ingenerano, nonostante gli sforzi del Ministero dell’Interno, una percezione d’insicurezza che, come nube tossica, spira e s’insinua con sempre maggiore forza nel tessuto sociale della nostra provincia. È innegabile, e sotto gli occhi di tutti, che oggi, nel nostro territorio, qualcosa stia mutando, che la tranquillità conseguita con tanta fatica sia nuovamente messa in serio pericolo!
Di là dall’attribuzione delle responsabilità, ciò che preme al Sindacato Autonomo di Polizia, è riuscire a far in modo che tutti gli attori sociali che intervengono nel campo d’azione della politica sulla sicurezza risorgano dal lassismo, dall’incuranza, dall’indifferenza e dalla negligenza degli ultimi anni.

E’ favorevole, pertanto, l’impressione sulla nuova attenzione che anche alcune organizzazioni sindacali, esterne al mondo “Polizia”, stanno rivolgendo alla domanda di sicurezza, dopo i prodromici e inconfutabili segnali che testimoniano quanto, la particolare diffusione del consumo di droghe, l’afflusso continuo di clandestini, l’aumento dei reati contro la persona e il patrimonio (rapine, minacce, estorsioni, furti in appartamento) siano ormai particolarmente lesivi non solo per il singolo cittadino ma patogeni per l’intera comunità. Certamente i notevoli successi conseguiti nella lotta alla criminalità organizzata in questo territorio hanno tagliato le radici della malsana pianta, ma non le hanno estirpate.
In una valutazione su due direttrici, possiamo quindi affermare che da un lato la criminalità porta avanti la sua agguerrita azione volta alla riconquista del territorio e al contempo reagisce con deprecabili azioni delittuose poiché avverte che il clima omertoso e succube del tessuto produttivo, dei commercianti e degli imprenditori, sta lasciando finalmente spazio a timidi tentativi di unione, alla nascita di associazioni anti-racket, a una nuova cultura di tutela. Queste categorie di imprenditori confidano nelle Istituzioni. Ci credono. Perché disattendere le loro legittime aspettative di dare dignità, prosperità a quella che per molti anni è stata terra di nessuno? Bisogna incoraggiare questi sforzi, fare in modo che il silenzio e la paura di ritorsioni scompaiano, che l’esercente pubblico sappia che c’è chi veglia sul suo lavoro e sulla sua vita.

Dall’altra parte, si rende oltremodo necessario rimuovere le cause che sono alla base del problema “sicurezza ed incolumità” per assicurare un futuro migliore e sereno ai nostri figli. È indispensabile quindi superare la distanza, ancora esistente, tra istituzioni e cittadini, con l’auspicio di avvicinare e coinvolgere le comunità e le categorie professionali, senza esclusione o distinzione alcuna (guardie giurate, tassisti, operatori ecologici, addetti scolastici, ecc) in modo tale che l’attività di polizia sia mediata e monitorata da quella stessa cittadinanza che invoca maggiore sicurezza, i cui insuccessi poi, troppo spesso, nel pubblico riscontro della collettività, sono facilmente attribuibili a una Polizia assente! È necessario scardinare l’atteggiamento omertoso di coloro che per paura di ritorsioni e/o per una subcultura caratterizzata da scarso senso civico, pur assistendo a un reato, non intervengono e, ancora peggio, non sentono neanche il dovere di denunciare ciò che li danneggia direttamente. I cittadini devono pretendere che il crimine sia perseguito dagli organi preposti ma, contestualmente, devono attivarsi affinché le cause dell’illegalità siano individuate, denunciate, esaminate e risolte.

A parere del S.A.P. la repressione non può essere l’arma vincente, così come la militarizzazione del territorio. Con le misure eccezionali si riesce solo a dare una boccata di ossigeno nell’immediatezza, giusto il tempo di cadenzate statistiche da pubblicare sui quotidiani per aumentare l’audience di percezione della sicurezza, ma dopo non regge, non risolvono le reali problematiche sulla sicurezza. Presenziare solo il territorio è insufficiente, l’azione di polizia si rivela monca di quella indispensabile e parallela attività info-investigativa che, sebbene non percepita dal cittadino, è lo strumento “sovrano” utilizzato dai professionisti della sicurezza per la ricerca e la repressione delle attività illegali che imperversano nel substrato sociale di particolari aree geografiche del nostro Stato.

Nell’attuale panorama politico, caratterizzato da nuove forme di governo, dal decentramento amministrativo e dalla sussidiarietà, che creano dinamiche di governo a rete in sostituzione di quello tradizionalmente gerarchico, i Governi locali, il cui ruolo ha assunto maggior rilievo, devono riflettere come il problema della sicurezza sia anche il prodotto di squilibri urbanistico-sociali che devono essere eliminati ovvero diminuiti con tempismo, prima che possano diventare il futuro stile di vita. Si pensi alla viabilità, alle scuole, agli scarsi luoghi di aggregazione giovanile e per anziani, ai centri di accoglienza per bisognosi e indigenti, la mancanza d’illuminazione nei rioni a rischi, al disagio delle giovani generazioni che non hanno lavoro e valori di riferimento se non quelli del boss del quartiere che li ammaglia con lusinghe di ogni genere.

Oggi apprezziamo il lodevole impegno che i vertici della Pubblica Sicurezza Provinciali, con l’ausilio di tutti i funzionari presenti sul territorio, profondono per garantire una maggior presenza di addetti alla sicurezza nell’intera provincia, ma sfortunatamente non è sufficiente! “Le nozze non si fanno con i fichi secchi”! Occorre potenziare con effetto tangibile e in tempi veramente ristretti i Commissariati di P.S. di Ostuni e Mesagne affinché non siano solo “filiali burocratiche” della Polizia di Stato, ma diventino delle vere articolazioni sul territorio delle funzioni di sicurezza, fatta non solo di mera visibilità ma di concreta attività info-investigativa, unica idonea a garantire un’effettiva sicurezza. Condizione indefettibile per garantire un controllo capillare del territorio, per riuscire a modificarlo in meglio, è l’adeguamento degli organici, è l’aumento di tutte le dotazioni strumentali, proporzionate all’attuale richiesta di sicurezza della collettività in dette aree geografiche. Siamo giunti, pertanto, al punto che le denunce sui giornali non bastano più. Occorre superare gli equivoci e le supposte idee di pariteticità nei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza, ascoltare le autorità politiche e tecniche di P.S., riconducendo sotto la sola responsabilità operativa di questi ultimi i ruoli di coordinamento di tutte le altre Forze dell’ordine presenti sul territorio senza esclusione di nessuna: Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia di Stato, come già contemplato dal Legislatore sin dalla smilitarizzazione della P.S..

Si condivide, quindi, il comunicato stampa del Senatore Tomaselli (PD), il quale, dopo aver elogiato il tempismo nel coordinamento investigativo a seguito del ritrovamento dei proiettili indirizzati al sindaco di Ostuni, ha affermato che l’intera città, le istituzioni, le forze politiche e sociali debbano elevare un’unica voce di rifiuto e di ripulsa verso ciò che appare uno stillicidio di atti verso un’intera comunità, la sua convivenza civile, le sue prospettive di crescita e di sviluppo.

La battaglia al crimine, all’insicurezza e al conseguente peggioramento della qualità della vita va combattuta tutti insieme, senza distinzione alcuna di colori politici. L’argomento sicurezza è sempre stato tema di primaria importanza nelle linee programmatiche di politici di destra o sinistra, centrali e periferici, che l’hanno utilizzato, anche in modo alquanto strumentale per poi, giunti al potere, incomprensibilmente disattendere i discorsi elettorali tagliando drasticamente le nostre già misere risorse. Investiamo sulla sicurezza! E come recita il nostro inno nazionale “… stringiamoci a coorte!” perché, ridotti ormai in tal misura è un dovere morale di tutti accomunarsi con il nostro grido d’allarme nella speranza che il senso più ampio dello Stato e la richiesta di sicurezza come servizio essenziale per la crescita sociale convinca il Governo a riformulare subito la propria politica sulla sicurezza.
Il 31 ottobre 2008 il Procuratore della Repubblica Motta ha pubblicamente ribadito di mantenere alta l’attenzione anche perché molti capi “clan” stanno per tornare in libertà dopo aver scontato la galera. Un rientro che va monitorato con estrema attenzione…
A noi tutti, nelle specifiche competenze, spetta, pertanto, una meditata riflessione che porti a una tempestiva politica d’azione in una panoramica di “governance” ottimale per le relazioni orizzontali tra la società locale e il coordinamento operativo dell’Autorità di P.S..

Il Segretario Provinciale Francesco PULLI
COMUNICATO STAMPA SAP