Roma, 21/07/2004
La Camera sulle intercettazioni telefoniche On. carbonella
CAMERA: SEDUTA N.495/006; STRISCIA DEL 21 LUGLIO
Discussione di un documento su una domanda di autorizzazione
all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni
telefoniche, ai sensi dell'articolo 68, terzo comma, della
Costituzione (Doc. IV, n. 9/A) (ore 10,20).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del
documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla
domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni
di conversazioni telefoniche del deputato Carbonella,
nell'ambito del procedimento penale nei confronti di terzi.
La Giunta propone di negare l'autorizzazione.
(Discussione - Doc. IV, n. 9/A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facolta' di parlare il relatore, onorevole Di Gioia.
LELLO DI GIOIA, Relatore. La Giunta riferisce su una richiesta
di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni telefoniche
avanzata dal giudice per le indagini preliminari di Brindisi
nell'ambito del procedimento penale n. 6577/02 RGNR a carico di
Giovanni Antonino (l'ex sindaco della citta') e altri indagati.
Le conversazioni della cui trascrizione si chiede l'utilizzo
sono quelle avute dall'Antonino con il deputato Giovanni
Carbonella, eletto alla Camera per la prima volta nelle
elezioni del 2001 per il collegio di Brindisi, il n. 32 della
circoscrizione Puglia.
La ricostruzione della vicenda effettuata dalla pubblica accusa
e' legata al progetto di potenziamento del porto della citta'.
Gia' nel corso del primo mandato dell'Antonino a sindaco - il
quale, giova ricordare, era stato eletto sindaco di Brindisi
per la prima volta nel 1997 a capo di una coalizione di
centrodestra, per poi ripresentarsi nel 2002 a capo dello
schieramento di centrosinistra, con il quale conseguiva la
rielezione al primo turno, e infine costretto a dimettersi per
essere stato attinto da una misura cautelare proprio
nell'ambito dell'inchiesta qui in esame - si verificava che, su
una medesima area insistevano potenzialmente due progetti
alternativi: da un lato, la creazione di terminal container
utili per l'aumento della capacita' ricettiva del porto
brindisino (operazione finanziata sulla base di un protocollo
d'intesa tra il comune di Brindisi ed il Governo di Malta) e,
dall'altro, il consolidamento di strutture per l'attracco di
navi carboniere connesso con l'attivita' della centrale a
carbone gestita dalla societa' EDIPOWER.
L'Antonino avrebbe prediletto, in un primo momento, la
realizzazione dei container, tant'e' vero che, in data 19
novembre 1998,
firmo' il protocollo con gli esponenti maltesi. Tuttavia -
nell'ipotesi del pubblico ministero - egli pretese da tale
Salucci (l'imprenditore cui poi sarebbe stata appaltata
un'opera) il pagamento illecito di un compenso di un miliardo
di vecchie lire. Poiche' il Salucci fece resistenza a tale
indebita pretesa, gradualmente l'Antonino pose in essere delle
difficolta' amministrative tali per cui alla fine il piano fu
bloccato, nonostante che la regione Puglia avesse stanziato i
fondi relativi, e venne dato deciso impulso a quello
alternativo di potenziamento degli attracchi per i carichi di
carbone.
Ma anche in questo affare - secondo l'accusa - il sindaco di
Brindisi aveva un suo personale tornaconto, giacche' la
EDIPOWER avrebbe poi assicurato che le opere necessarie per
realizzare il progetto sarebbero state appaltate ad
imprenditori sensibili alle necessita' finanziarie di consenso
dell'Antonino.
Il potenziamento dell'area portuale in esame, comunque, aveva
bisogno di provvedimenti autorizzatori e finanziari pubblici,
tra cui un decreto-legge.
Prima di affrontare il tema del ruolo del deputato Carbonella,
e anche per constatarne la totale liceita' del comportamento,
occorre rammentare che, tra il dicembre 2002 e l'aprile 2003,
il Parlamento ha preso in esame ben due disegni di legge di
conversione di decreti-legge emanati dal Governo, su iniziativa
dei ministri delle attivita' produttive e dell'ambiente, per il
mantenimento in servizio di tre centrali termoelettriche (Porto
Tolle, Brindisi nord e San Filippo del Mela).
Il primo decreto-legge (il n. 281 del 23 dicembre 2002),
tuttavia, ebbe un percorso parlamentare tormentato. Esso
prevedeva che i proprietari delle centrali avrebbero potuto
continuare nell'esercizio delle stesse, purche', entro 30
giorni dall'entrata in vigore del decreto stesso, avessero
adottato appositi piani di gestione, presentati ai ministeri
dell'ambiente, della salute e delle attivita' produttive,
nonche' alle rispettive regioni, nei quali si fossero
specificate le misure atte a contenere le emissioni inquinanti.
Durante l'esame al Senato, erano stati peraltro approvati
emendamenti volti a fissare il termine del 31 dicembre 2004 per
la trasformazione della centrale di Brindisi in impianto con
tre gruppi a ciclo combinato.
Senonche', il decreto-legge n. 281 non arrivo' a conversione.
Esso fu, pertanto, riproposto con ampie modifiche in data 18
febbraio 2003 (decreto-legge n. 25). Il nuovo testo, comunque,
non conteneva riferimenti specifici alla centrale di Brindisi.
Le intercettazioni dei contatti tra il deputato Carbonella e
l'ex sindaco di Brindisi sono state effettuate tra il 17
dicembre 2002 ed il 15 marzo 2003. Esse, pertanto, si dipanano
lungo l'arco di tempo nel quale le Camere hanno esaminato i due
decreti-legge e, infatti, concernono proprio l'iter dei
medesimi.
Dal loro contenuto - di cui molti componenti della giunta hanno
personalmente preso cognizione - emerge la totale correttezza
del deputato Carbonella, il quale si e' limitato ad assumere
informazioni su un provvedimento di carattere legislativo ed a
riferirle al sindaco di Brindisi pro tempore, con cio'
null'altro facendo che quel che da lui ci si poteva aspettare.
Conferma di tale onesta schiettezza e trasparenza e'
l'intervento di Giovanni Carbonella del 20 marzo 2003, durante
i lavori in Assemblea sull'atto Camera n. 3688 (disegno di
legge di conversione del secondo decreto-legge sul mantenimento
in servizio di alcune centrali termoelettriche, n. 25 del
2003). In tale sede il deputato si dolse che in esso mancasse
il riferimento alle misure di salvaguardia ambientale per la
centrale di Brindisi. Da cio', peraltro, si puo' dedurre
addirittura una divergenza di vedute tra l'onorevole Carbonella
e l'Antonino. Quest'ultimo, infatti, se intendeva - come
sostiene l'accusa - favopire la EDIPOWER, certamente non poteva
essere favorevole a misure di salvaguardia ambientale, che per
tale societa' avrebbero comportato oneri aggiuntivi.
Poste queste necessarie premesse in punto di fatto, si puo'
passare ad illustrare l'andamento del dibattito avutosi in seno
alla Giunta (nelle sedute del 20 maggio e del 1o e 6 luglio
2004) circa l'effettiva portata applicativa dell'articolo 6,
comma 2, della legge n. 140 del 2003, il quale prevede che -
ove le ritenga rilevanti per il procedimento in corso - il GIP
possa chiedere alla Camera...
PRESIDENTE. Onorevole relatore, volevo avvisarla che ha
esaurito il tempo a sua disposizione, dunque la invito a
concludere.
LELLO DI GIOIA. Va bene, Presidente, per la restante parte mi
rifaccio alla relazione scritta. La Giunta, comunque, propone a
maggioranza di denegare l'autorizzazione richiesta.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro
chiusa la discussione.
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