Roma, 19/02/2009
Legambiente vede un futuro nero-carbone; a Brindisi le più alte emissioni di CO2
Un duro atto di accusa contro le centrali a carbone in Italia arriva dal dossier "Stop al carbone 2009", presentato ieri da Legambiente in occasione della "Settimana amica del clima" (13-20 febbraio).
Secondo l'associazione ambientalista il carbone mette in forse il rispetto degli impegni assunti dall'Italia con il protocollo di Kyoto, non migliora la sicurezza energetica del Paese e non riduce le bollette, dal momento che il costo del kWh da carbone è destinato ad aumentare.
Le 12 centrali a carbone in funzione in Italia producono il 14% del totale dell'energia elettrica, a fronte dell'emissione del 30% della CO2 liberata per la produzione complessiva di elettricità. Non solo. Gli impianti - secondo i dati contenuti nel rapporto - inquinano senza rispettare i vincoli imposti dalla direttiva europea Ets: nel 2007 sono state emesse nell'ambiente 42,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica, ossia 3,7 milioni di tonnellate in più rispetto ai limiti dalla direttiva europea sull'Emission trading scheme (Ets).
In questo contesto la città di Brindisi detiene il triste primato delle maggiori emissioni di CO2.
Tra i 12 impianti a carbone, la centrale Enel di Brindisi Sud è al n.1 in quanto a dispersione di anidride carbonica (14,2 milioni di tonnellate a fronte di un limite Ets di 13,4) mentre l'impianto Edipower di Brindisi Nord è al settimo posto (3,2 milioni di tonnellate emesse a fronte di un limite Ets di 2,9).
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