S. Pietro V.co, 14/03/2009
8Giugno a Losappio: "no al CDR a Cerano"
Ernesto Musio, del comitato 8 Giugno, ha scritto una lettera aperta a Michele Losappio, Assessore Regionale all’Ecologia. Di seguito il testo integrale della missiva.
Carissimo Assessore,
Lei ha concluso l’incontro del 10 marzo tenutosi a San Pietro Vernotico sulle tematiche ambientali dell’area a rischio, con l’ottima affermazione che a Brindisi c’è troppo carbone.
Non vorremmo però che, stante i silenzi sull’argomento, se ne sia andato con la convinzione che le possibili soluzioni da Lei ipotizzate siano tutte equiparabili e/o accettabili.
Esclusi i percorsi di quasi certa incostituzionalità, non è neppure ipotizzabile che la riduzione del carbone possa aversi con la combustione del CDR nella Centrale di Cerano, così come previsto nel PEAR, il quale ha solo valore programmatorio e di mera concertazione tra le parti.
La contrarietà della co-combustione del CDR con il carbone non è dettata da infantili sindrome di Nimby, ma dalle risultanze scientifiche dello studio più completo di comparazione degli impianti dedicati (inceneritori e termovalorizzatori) e non dedicati (centrali elettriche e cementifici), prodotto dai prof. Consonni, Grosso, Giugliano, Rigamonti, del Politecnico di Milano.
Due sono le conclusioni fondamentali, non contraddette, che fondano la nostra contrarietà:
1) L’alta percentuale di policlorurati e diossine, 20 volte superiori ai valori del “bianco” (da 0,18 a 4,23 pg/m3 per un solo gruppo di meno di 300 MW);
2) “La pratica della co-combustione rispetto all’impiego di impianti dedicati è meno consolidata, soprattutto per il CDR. In particolare, per il caso della centrale, è necessaria un’esperienza operativa pluriennale per confermarne la fattibilità”(pag.74).
Sarebbe paradossale che, quella diossina che giustamente si vuole ridurre a Taranto, si imponesse a Cerano, magari contrabbandando per riduzione del carbone qualche centinaio di migliaia di tonnellate in meno, rispetto agli otto/dieci milioni di tonnellate attuali!
Difatti, il cdr utilizzabile nella centrale di Cerano, sarebbe tra il 5 e il 10 % della capacità di uno dei quattro gruppi. L’ammontare dei rifiuti della provincia di Brindisi è di circa 200.000 t/a che, con una raccolta ottimale, oggi inesistenze, porterebbe alla produzione di 35.000 t/a di CDR.
La % di utilizzo nel gruppo della centrale equivarrebbe tra le 400.000 e le 800.000 tonnellate. Si pensa di raccogliere rifiuti dall’intera Puglia e dalle emergenze di altre Regioni!? Non sarebbe questo, per così dire, “un delitto contro le popolazioni del Salento”, con una logica di accumulo energetico e d’inquinamento, che tradisce quel principio di sostituzione disinquinante sbandierato?
Peraltro, l’utilizzo “sperimentale” nella centrale Enel di Fusina (grande meno della metà di quella di Cerano) del Cdr, insiste in un luogo lagunare, lontano ben 25 km dai primi centri abitati.
Infine, ricordiamo che i Consigli Comunali a sud di Brindisi e a nord di Lecce hanno già deliberato la unanime contrarietà all’uso del CDR nella Centrale di Cerano, e che su ciò, e sull’ipotesi della darsena energetica e gasiera a Cerano, è in corso una raccolta di firme, in tutto il territorio dell’area a rischio, da parte del Comitato che coordino, e che terminerà l’8 di giugno.
La storia, e le sentenze del TAR-Sezione di Lecce (N.4090/2006 e N.617/2007), dimostrano che l’unica via percorribile –salvo imponderabili!- per ridurre il carbone a Brindisi è quella che non si è di fatto perseguita in questi anni dalle istituzioni territoriali, e cioè quella concertativa.
Fu solo una sapiente capacità concertativa tra istituzioni locali, Enel e Governo a portare alla mitica Convenzione del ’96, alla quale ebbi il piacere di concorrere in due anni di appassionanti trattative.
Non furono poteri convenzionali inesistenti dei “ragazzi del 96” a ridurre a 2 milioni di tonnellate il tetto massimo di carbone utilizzabile a Brindisi, ma gli esclusivi poteri e decreti ministeriali che recepivano quanto convenuto tra Enel ed Enti locali, sul quale si fondò, nel 98, il Decreto Presidenziale che ne recepiva i contenuti, dichiarando l’area ad alto rischio di crisi ambientale e di incidente rilevante, e per questo sito di interesse nazionale da risanare, mediante disinquinamento.
Ciò oggi è davvero impossibile? Noi riteniamo che se tutto ciò è ancora giusto, allora è sempre possibile!
Ci crediamo tanto che stiamo lievitando quella marea civile e sociale che non si rassegna a un insostenibile esistente, e senza la quale non si può sfidare e vincere l’impossibile.
Non dobbiamo avere paura di osare la tutela dell’ambiente e della salute delle nostre terre.
Ernesto Musio
IL COMITATO 8GIUGNO |