Brindisi, 22/03/2009

Tani Roma: "la gente deve sapere..."

Riportiamo integralmente un intervento di Gaetano "Tani" Roma, assessore a "Bilancio e Finanze" della provincia di Brindisi.

E’ davvero strano che proprio chi nel 2007 ha apertamente espresso dubbi sulla possibile coesistenza della Margherita e dei Ds, debba essere, oggi l’accanito difensore del nuovo soggetto politico.
Si sostenne che il PD nasceva vecchio e sarebbe morto giovane ma mai si sarebbe parlato di eutanasia operata dagli stessi che hanno insistentemente operato l’inseminazione.
Oggi il PD, in preda alla disperazione per una evidente caduta a picco, sceglie formule politiche di aggregazione e di coalizione che poco o nulla hanno di politico e che la gente vorrebbe capire.
Quando nell’ottobre 2007 i cittadini hanno espresso il consenso per la nascita del PD, erano consapevoli di scegliere un soggetto politico che avrebbe operato nell’ambito del centro sinistra, in alternativa al centro destra. A Francavilla, più che altrove, l’alternativa era la motivazione forte per aver subito la cappa e la cattiva gestione del centro-destra. La frenetica battaglia elettorale del 2004 è nel ricordo di tutti come di tutti è lo sdegno per le sorti di una città travolta e distrutta da una gestione inadatta e fallimentare.
Oltre alle sigle dei partiti si sono fatti nomi additandoli come responsabili di quella gestione. Se dovessi condividere l’ipotesi oggi dominante nel PD, e cioè la collaborazione con l’UDC e l’appoggio a Ferrarese, mi chiedo cosa dovrei dire alla gente che vedrebbe avversari e responsabili di ieri amici di oggi sullo stesso palco.
E’ vero che nulla in politica è statico, che nel tempo DC e PCI sono arrivati alla collaborazione ma è anche vero che il tutto non è avvenuto in due mesi e con una mediazione culturale operata da uomini come Moro e Berlinguer.
Ed allora chiedo ai cittadini, ai sostenitori del PD, se sono davvero pronti a stare insieme con gli avversari e con i responsabili della cattiva gestione. Se condividono la resa di un partito appena nato, la perdita di identità e dignità per una resa incondizionata al gioco del potere.
Non sarebbe forse più coerente impegnarsi per una ricompattazione del centro sinistra proprio oggi che a destra faide interne hanno procurato scissioni?
Non sarebbe forse più proficuo partire dall’esperienza quinquennale di una gestione provinciale ricca di realizzazioni, di moralizzazione, di percorsi tesi ad interrompere vecchi metodi gestionali e vecchi trasversalismi? Non è già quello un programma da completare facendo risaltare e valorizzare le cose già fatte?
Non sarebbe forse il caso di richiamare i cittadini e gli elettori ad una consultazione straordinaria per decidere se davvero il centro sinistra deve mescolarsi con pezzi del centro destra in nome di una indefinita logica politica?
Non sarebbe vincente per il PD valorizzare esperienze consolidate, figure di grande spessore morale invece di stabilire alleanze e subordinazioni con chi sino a ieri concepiva in modo opposto le scelte di sviluppo del territorio?
Qualcuno, sdrammatizzando, ricorda le due viuzze laterali al palazzo di Montecitorio: via della missione e via dell’impresa. E a Roma si dice che a Montecitorio si entra per missione e si esce con l’impresa.
Qui si vuole interrompere la missione per vincere e governare; non è importante con chi e come ma basta vincere. Se vincesse anche lo sviluppo del territorio sarebbe cosa buona ma i fatti recenti di cronaca non ci tranquillizzano, anzi ci ricordano i metodi smantellati in cinque anni di gestione provinciale e ci fanno presagire che sarà ancora una volta l’economia a condizionare la politica. Questo non era il programma del PD, non era la volontà dei cittadini chiamati in ottobre 2007. Se li richiamassimo forse non verrebbero più e dubito che possano rispondere anche alla chiamata del 7 giugno.

Gaetano Roma