Brindisi, 03/06/2009

Economia: presentato il Rapporto “Brindisi 2009”

Ha avuto luogo stamani, nella Sala Verde della Camera di Commercio di Brindisi, la presentazione del Rapporto “Brindisi 2009” nell’ambito della settima “Giornata dell’Economia”.
Tale rapporto, dopo una introduzione del Segretario generale Eupremio Carrozzo, è stato illustrato dal Presidente dell’Ente camerale Alfredo Malcarne e dal Prof. Antonio Iazzi, docente di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università del Salento.
Alle relazioni hanno fatto seguito gli interventi dei candidati presidenti della Provincia Francesco Fistetti, Nicola Massari e Michele Saccomanno, oltre al segretario generale della Cgil Leo Caroli, al presidente della società dell’Interporto (IAIS) Rino Casilli, al presidente della Cofidi Commercianti Teodoro Malcarne ed all’ex presidente dell’Ente camerale Pasquale Medico.

SINTESI DEL RAPPORTO BRINDISI 2009:

L’obiettivo principale della “Nota economica” presentata in occasione della 7à Giornata dell’Economia, vuole essere quello di valutare le ripercussioni che avrà l’attuale crisi sul sistema economico della provincia di Brindisi, prefigurando alcune conseguenze di breve e medio lungo periodo.
L’analisi è iniziata con la suddivisione delle 103 province italiane (i dati relativi all’insieme delle 107 province italiane ancora non sono disponibili) in due gruppi. Il primo sarà caratterizzato da un “forte” impatto del cambiamento del ciclo economico, a causa di una ampia apertura sull’estero, una bassa presenza di “economia pubblica, una forte presenza del manifatturiero, etc. mentre, il secondo, registrerà un impatto della crisi “medio-basso”.
Brindisi fa parte di quest’ultimo gruppo in virtù delle caratteristiche del suo modello di sviluppo che si possono sintetizzare come segue:
 importante presenza della filiera agroalimentare, un settore notoriamente aciclico e che “aiuta” le performance economiche in momenti di crisi;
 una contenuta presenza del settore manifatturiero e una bassa apertura verso l’estero: il manifatturiero incide per il 16,5% del PIL e la propensione all’export è pari al 12,4% contro il 22,8% dell’Italia;
 presenza di un modello “dicotomico” nell’economia locale, ovvero la presenza di attività manifatturiere di medio-grandi dimensioni (circa il 77% del valore aggiunto manifatturiero deriva dalle imprese con oltre 250 addetti; Italia 73%) e di piccola impresa. Ciò ha dato vita ad un modello di sviluppo “dualistico”, con un settore industriale export oriented (circa il 70% delle esportazioni proviene dai settori della chimica, della gomma – plastica e dei mezzi di trasporto) e settori maggiormente orientati a soddisfare la domanda interna. I settori di piccola impresa ad essere presenti sui mercati esteri sono il settore alimentare (6% dell’export) e degli apparecchi meccanici (11,7%).
 importante ruolo dei servizi (il 71,9% della ricchezza prodotta deriva dal macro settore dei servizi), con particolare riferimento al commercio (nel quale operano 17.400 addetti, distribuiti in oltre 10.200 imprese attive, il 29,4% del totale imprenditoriale nel 2008; Italia 28,1%; che pesa sul totale della ricchezza prodotta in provincia per il 9,7%), al turismo (la provincia vanta un flusso di visitatori pari a 274 mila arrivi e 1,4 milioni di presenze medie all’anno e una qualità alberghiera tra le migliori in Italia: terza provincia in graduatoria nazionale con il 31,9% degli alberghi a 4 e 5 stelle contro il 12,4% dell’Italia) ed al terziario avanzato (esso riveste un’importanza fondamentale, in quanto, con oltre 1.300 imprese attive, incide sul totale del valore aggiunto prodotto per il 13% contro il 9,3% dell’Italia);
 rilevante peso dell’ “economia pubblica”: il valore aggiunto della PA di Brindisi è pari al 20,1% del totale provinciale contro circa il 15% dell’Italia.

Queste caratteristiche contribuiranno a “difendere” meglio l’economia locale dall’impatto della crisi nel breve periodo. Il “paradosso” è rappresentato dal fatto che, se il modello di sviluppo brindisino nei periodi di espansione non consente delle performance economiche in linea o al di sopra della media nazionale, nei periodi di flessione “protegge” la provincia, quasi come se fosse una sorta di “paracadute”.
Si può ritenere, quindi, che la crisi in questi mesi, non sarà “dirompente”, ma che stia acuendo, comunque, le difficoltà economiche di tipo “strutturale” già da tempo esistenti in provincia. Tra queste difficoltà spicca, in primis, il fatto che la crisi finanziaria internazionale si è sovrapposta all’introduzione delle misure previste dall’Accordo di Basilea II che si è dimostrato pro-ciclico e, quindi, ha moltiplicato gli effetti della crisi, penalizzando soprattutto le piccole imprese.
L’effetto più marcato, infatti, è stato quello di una importante restrizione dei criteri di accesso al credito per non meno di un terzo delle imprese brindisine. Queste ultime, dal canto loro, ritardano i pagamenti ai fornitori e hanno difficoltà nella gestione dei flussi di cassa, con potenziali effetti indiretti sulla spesa delle famiglie e, di conseguenza, di rallentamento del circuito economico generale. A questo proposito ciò che richiedono le imprese è il bisogno di un migliore rapporto con le banche ed accesso alle risorse creditizie (33,8% delle imprese).
Si tratta di un fabbisogno che, unitamente alle necessità di agevolazioni fiscali (61,3% del totale), di incentivi agli investimenti (34,7%) e di riduzione del costo del lavoro (17,8%), mira al superamento dei fabbisogni di cassa e, quindi alla risoluzione delle necessità di breve periodo.
Inoltre, un buon numero di imprese individua altri fattori in grado di migliorare la competitività dell’intero sistema economico: si sottolinea il fatto che circa il 2% degli intervistati afferma la necessità di misure di sostegno alle reti di impresa, attualmente considerata la leva più adeguata per fronteggiare la crescente asperità dei mercati internazionali e migliorare le performance aziendali (le imprese “isolate” vanno peggio delle imprese in rete).
Infine, per sostenere il processo di internazionalizzazione delle PMI brindisine, emerge la necessità di interventi a sostegno dell’export (6,6% del totale) e individuare misure (questo è un cambiamento culturale che contribuisce all’evoluzione e maturità del concetto di “impresa familiare”) per inserire il know how manageriale nelle PMI locali.
La politica economica centrale e locale, quindi, hanno il compito nel prossimo futuro di interrompere il “circolo vizioso” della crisi, di dare risposte concrete a queste esigenze e utilizzare questo periodo di “migliore tenuta” alla crisi, come una opportunità “per il cambiamento”, creando le condizioni affinchè l’economia e le imprese locali possano “cogliere” la ripresa quando il ciclo economico ripartirà, probabilmente già a fine 2009.