Brindisi, 27/06/2009
Tani Roma: "andiamo è tempo di cambiare"
I risultati della competizione amministrativa appena conclusa impongono una valutazione seria e realistica perché almeno il futuro possa ridare entusiasmo e protagonismo ai tanti cittadini che hanno disertato le urne e dignità ai partiti che sono stati stravolti e distrutti.
Non mancherò di ricordare che due anni or sono non ero certamente tra i convinti della sintesi tra Margherita e DS; convincimento che derivava non tanto dalla diversità ideologica di provenienza ma dalla conoscenza di uomini e comportamenti che, pur cambiando casacca e maquillage, non hanno mai cambiato mentalità e comportamenti; sono rimasti gli stessi!!
Comunque, con senso di responsabilità, non è mancata la speranza in un cambiamento vero tale da smentirmi e tale da realizzare un modello politico adeguato ai tempi ed ai modi per risollevare il territorio.
Tralasciando ogni considerazione sulla mancata valorizzazione della esperienza provinciale del centro-sinistra con la gestione Errico, tralasciando l’amarezza per una vittoria certa lasciata sfuggire di mano anche in presenza di un dissesto nel centro-destra, rimane la rabbia per aver voluto distruggere anche il nuovo partito con formule avventate che nulla o quasi avevano di politico.
La motivazione di un nuovo meridionalismo a giustificazione del laboratorio politico è solo la foglia di fico.
Vero è, invece, il tentativo di alcuni autorevoli esponenti del PD che, consapevoli di un crollo, hanno pensato bene di inventare nuove aggregazioni, qualunque e comunque, pur di assicurarsi un posto di gestione. Qualcuno dirà che la gestione della provincia sarebbe stata assicurata dalla riconferma di Errico; quel qualcuno aggiungerà, però, che la gestione Errico non era il tipo di gestione gradita; una gestione che ha segnato la discontinuità con metodi antichi e che non ha consentito di fare quello che qualcuno voleva fare.. . Bisognava allora creare una nuova formula per giustificare l’accantonamento di quel modello e garantirsi un posto di potere. Quale? Il metodoimpresa-politica: ovvero l’imprenditorialità che diventa politica così come appare anche in liste comunali con figure di imprenditori necessitati a divenire politici.
Ed ecco il laboratorio politico di Brindisi che se ha prodotto la vittoria di Ferrarese ha distrutto il PD e non ha funzionato al comune di Brindisi.
Né vale il confronto con Bari dove Emiliano ha stravinto perché era Emiliano e non certo per la formula politica.
Sono riduttivo e qualunquista? Può darsi ma di fatto il PD ha decimato la sua rappresentanza in ogni consesso a favore di liste private. Quindi il laboratorio ha innescato il processo dei vasi comunicanti quando alcune figure, costituendo liste proprie, hanno rastrellato voti svuotando partiti tradizionali.
Né vale politicamente il fenomeno UDC che è cresciuto in dismisura in terra di Brindisi; non certo per una massiccia conversione di tanti elettori ma perché è divenuto un contenitore svuotato dalle figure tradizionali per essere riempito dai consensi personali, e non pochi, di Curto. Non vale ancora il ruolo di IO Sud perché è anch’esso un gioco di ripicca che ha saputo solo sbaragliare i giochi. Domani non si sa.
Quindi, mentre nel centro destra è crollato un impero di sindaci ed amministratori e tutta una rete di influenza specialmente nel settore della sanità, a sinistra ha vinto la capacità imprenditoriale non disgiunta da una immagine con memoria di destra e non priva di risorse economiche che alimentano i condizionamenti mediatici.
Ora, nel centro sinistra, tolti gli uomini forti, rimane un PD sbiadito e dimezzato, isolato dalla sinistra, che deve ridisegnare un ruolo ed una immagine propria.
Se è vero che con la caduta del muro di Berlino sono cadute le ideologie, è anche vero che cadendo le ideologie sono cadute le differenze e, quindi, la difficoltà per gli elettori a scegliere ed affezionarsi ad un valore ideale.
Continuo a credere, però, che non siamo tutti uguali; se sono cadute le ideologie rimangono almeno i metodi gestionali . Allora occorre riaggregarsi per metodi che rivelano la formazione culturale e morale. Dalla formazione, appunto, bisogna ripartire; ripartire con un protagonismo di chi ha la maggiore responsabilità nell’indicare vie maestre, da chi, specialmente nel mondo cattolico, ha la responsabilità di educare al linguaggio del si si e del no no, alla libertà da ogni compromesso per essere liberi di agire, al convincimento ed alla coerenza e non, invece, alla riconoscenza.
Sino a quando la politica tratterà problemi di alcuni e conseguente riconoscenza, sarà questione di pochi e disaffezione di molti. Non è questa la vera democrazia.
Gaetano Roma ex assessore provinciale |