Brindisi, 23/07/2009

FEMCA CISL: allarme licenziamenti alla LindeGas

Siamo alle solite!
La società Lindegas maschera, attraverso la crisi globale, che ha messo in ginocchio l’intero sistema industriale, la volontà politico-aziendale di chiudere lo stabilimento di Brindisi, comunicando la cessazione dell’attività con relativo licenziamento collettivo di tutto il personale.
Tale volontà parte da lontano.
Da quando la nota Società tedesca è subentrata nella gestione dell’impianto di frazionamento aria e imbottigliamento gas tecnici industriali, medicali e alimentari, già di proprietà di un privato, si è assistito ad una graduale diminuzione di presenza nel mercato con alcune scelte industriali, ingiustificate, che hanno ridotto le attività di Brindisi.
Per intenderci laddove si imbottigliava gas per l’industria non si potevano imbombolare gas terapeutici. Ragione per cui tutte le Aziende del settore si sono attrezzate realizzando apposite Società nell’ambito Medicale con tanto di apposite certificazioni ministeriali.
La dismissione dell’attività dal punto di vista industriale non trova alcuna giustificazione poiché l’unico vero impianto LINDE, dell’Italia Meridionale, completo a livello di certificazioni, è quello di Brindisi.
Il sito locale, infatti, a differenza dello stabilimento di Bari Modugno, in possesso della sola certificazione medicale, è certificato per l’imbottigliamento di gas tecnici industriali, medicali, alimentari, tossici, per miscele diverse e addirittura per Acetilene, gas non in grado di essere prodotto in nessun impianto LINDE.
Per cui Brindisi, pur possedendo grande capacità produttiva ed ampia disponibilità logistica, paga solo per la sua posizione geografica a differenza di altri stabilimenti LINDE considerati dall’Azienda privilegiati.
Inoltre si vuole ribadire che tale scelta è in contraddizione con il recupero costi denunciato dall’Azienda, in quanto il sito barese per poter mantenere l’attuale mercato necessita di ingenti investimenti, mentre quello di Napoli grava pesantemente sul bilancio economico in quanto lo stabilimento, non di proprietà, è soggetto ad un oneroso fitto.
Sembrerebbe più una scelta di natura politica che di natura industriale. Proprio per le motivazioni tecniche sopra descritte non si capisce come si possa cessare l’attività del sito di Brindisi anche alla luce del fatto che in zona non esistono altri impianti di imbottigliamento gas con le medesime caratteristiche tecniche, autorizzative, logistiche e di sicurezza.
Ormai assistiamo con frequenza a tali scippi industriali che vedono la provincia di Brindisi sempre più penalizzata dal punto di vista lavorativo, costretta a dover perdere con amarezza attività quasi sempre meglio performanti rispetto a quelle salvaguardate in altri luoghi.
Dapprima il porto, successivamente l’aeroporto adesso si comincia anche con l’industria. Sembra proprio vero che l’Italia termina a Bari!!!
Non possiamo più tollerare tali situazioni, non possiamo permettere che anche attività senza impatti ambientali negativi possano essere dismesse senza che le Amministrazioni e i Politici Locali non assumano davvero un ruolo di responsabilità civile nei confronti dei propri concittadini, che hanno determinato il loro status. Atteggiamento peraltro dovuto dal ruolo istituzionale ricoperto.
Pertanto, onde evitare momenti di esasperazione che potrebbero turbare l’ordine pubblico, si chiede alle Istituzioni Locali, Prefettura, Comune e Provincia di Brindisi, di convocare urgentemente la società LINDEGAS ITALIA, per avviare un Tavolo di confronto per salvaguardare l’attività e l’occupazione.
Infine i lavoratori e la FEMCA CISL di Brindisi faranno il possibile per scongiurare tale situazione, ricercando tutte le soluzioni percorribili per risolvere la vertenza nel migliore dei modi, annunciando da subito lo stato di agitazione, attuando tutte le azioni necessarie che si riterranno opportune e invitano l’Azienda a non utilizzare forme equivoche per convincere individualmente i dipendenti e di rispettare le relazioni industriali.

COMUNICATO STAMPA FEMCA CISL