S. Pietro V.co, 04/09/2009

Musio scrive a Bersani: "accendiamo i riflettori sulla questione energetica brindisina"

La questione energetica brindisina è al centro di una lettera aperta che Ernesto Musio ha inviato a Pier Luigi Bersani, candidato alle segreteria del PD.
Di seguito ne riportiamo integralmente il testo:

Caro compagno,
ti chiamo così perché so che per te non è un reato. E questo è un indice di serietà per chi si candida a guidare la costruzione di una storia più grande, e più carica di futuro, di quella già vissuta.
Se ti scrivo pubblicamente non è per inseguire quegli effetti mediatici che in questi tempi mediocri, di moderna barbarie, anche nel nostro campo, tentano di sostituire la politica che non c’è. Ti pongo invece un problema e un tema, certamente spinoso, al quale però credo sia necessario, e utile, tu possa rispondere.
Si tratta di te, Ministro liberalizzatore del mercato elettrico italiano, e la questione energetica brindisina.

Probabilmente ricorderai che nel 1996, dopo un lungo e faticoso lavoro di concertazione sociale, sindacale e istituzionale, con il concorso decisivo del PDS, in uno studio notarile di Roma si firmò una Convenzione, resa efficace da un apposito accordo ministeriale del 25 luglio 1996, che assegnava al polo energetico brindisino la produzione massima di due milioni di tonnellate di carbone, con un protocollo aggiuntivo per il rilancio di uno sviluppo sostenibile del territorio. E tutto ciò senza perdere un solo posto di lavoro!
Quel tetto di produzione di due milioni, convenuto da te, il Ministro dell’Ambiente, l’Enel, l’Eni, la Snam, oltre le istituzioni locali, avrebbe dichiarato l’area intorno al polo energetico, con Decreto Presidenziale del 23 aprile 1998 (Piano di disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di Brindisi), ad alto rischio di crisi ambientale, oltre che di incidente rilevante, e per questo sito di interesse nazionale.
Si da il caso però che, con il successivo avvio nel ’99 del processo di liberalizzazione del mercato elettrico e lo spezzettamento in tante società private dell’Ente Elettrico Nazionale, la questione del polo energetico brindisino abbia d’un sol colpo perduto la sua unitarietà e visione globale; siamo così arrivati ad oggi, nell’area ritenuta dallo Stato nel ’98 a rischio di crisi ambientale con solo due milioni di tonnellate, alla bellezza di otto -dico otto- milioni di tonnellate di produzione di carbone! Pensa te!!
Come mai, al momento della liberalizzazione, ci si è “dimenticati” o non si è tenuto conto di quanto faticosamente convenuto e sottoscritto in aree “critiche” come Brindisi? Perché?
Sono le domande che continuano a rimanere sospese nell’aria inquinata dalla centrale elettrica più climaalterante d’Italia (Enel di Cerano) che, con i suoi 16 milioni di tonnellate di anidride carbonica, concorre grandemente all’odierna pesante multa europea da pagare per il non rispetto del protocollo di Kyoto, nonostante l’esistenza di un Decreto di Assegnazione delle quote di CO2 ad ogni impianto, emanato il 18 dicembre 2006; e da una delle centrali elettriche più vecchie (Edipower, un catorcio situato nel cuore della città di Brindisi, che convenzionalmente si sarebbe dovuta dismettere nel 2004): ambedue produttrici di proporzionali immaginabili quantità di immissioni ed emissioni di veleni di ogni tipo.

Ora sembra che, per i Governi italiani succedutisi in questi anni, tale questione – la madre di tutte le questioni ambientali di Brindisi, Rigassificatore compreso! - semplicemente non esista o non debba più esistere. Ci continuiamo però a chiedere quanto ciò possa essere giustificabile con la grande dipendenza energetica dell’Italia dall’estero, visto che la centrale Enel di Cerano è nata appositamente policombustibile, proprio per diversificare l’approvvigionamento energetico e renderla più compatibile con un territorio già ampiamente stressato dal punto di vista ambientale e sanitario.

Ti assicuro che le cronache locali di questi anni smentiscono che qui siamo affetti da una pur qualsiasi sindrome di Nimby!
La stessa mitica green economy regionale pugliese a Brindisi non sta sostituendo, come sarebbe giusto ragionevole normale, un solo grammo di carbone con le energie pulite, ma esse si stanno “aggiungendo” alle già sovrabbondanti energie inquinanti, con un accumulo energetico che ha del surreale .

Tu dici che noi siamo un partito ambientalista e che il rispetto per l’ambiente è il rispetto che dobbiamo alla nostra stessa casa. Vogliamo dare “un senso” a queste parole, calandole nella concretissima questione energetica brindisina, facendola tornare in linea con i livelli di compatibilità, di civiltà -e di serietà politica- convenuti anche da te, anche grazie a te e al Governo del quali facevi parte, nel ‘96?
Sarebbe davvero una bella notizia da queste parti, una rivoluzione vera, e il migliore biglietto da visita per il nascente Partito Democratico di questa provincia, se si dimostrasse che, non sempre chi osa toccare i fili dell’Enel –quando è giusto farlo- deve necessariamente rimanere fulminato!
Per carità, chi come me è stato, sia pure da capogruppo provinciale d’opposizione, fondamentale, assieme ad altri ragazzi del ’96, per la concertazione di quella Convenzione, sa bene che un credibile riformismo non può albergare nel suo seno alcun fondamentalismo –né del NO preconcetto, ma neppure del SI forzatamente accomodante. Per questo confido in quella saggezza e sagacia emiliane, per la loro capacità di saper distinguere sempre il grano dall’oglio, la causa giusta da quella gratuita, populistica, demagogica.
Onestamente non so se ciò che ti pongo pubblicamente tu lo ritenga degno di attenzione e di una altrettanto meritevole pubblica risposta, anche se lo spero vivamente. Ciò però di cui sono un po’ più certo è che solo il cambiamento che nasce dalla cose, dai problemi reali di un territorio o di una Nazione, può avere un futuro. Perché il non risolto si ripresenta, torna, prima o poi, se è storicamente fondato e ineludibile. E siccome siamo cresciuti a quella cultura che ritiene che ciò che sembra impossibile, se è giusto, allora può sempre divenire possibile (sperabilmente in vita!), ti chiedo se non sia il caso che proprio tu riaccenda i riflettori nazionali, nei confronti del Governo, su questo esemplare problema di sostenibilità ambientale, sanitaria e, consentimi, anche di “democrazia energetica”, che da decenni patisce Brindisi, subendo la condizione di produrre, con il carbon fossile, oltre l’80% del fabbisogno energetico regionale e gran parte di quello nazionale, cioè quattro volte i livelli di impatto ambientale ritenuti qui compatibili.
Con quelle parole inequivocabili che solo l’interesse generale riesce a far dire e che riescano a farsi comprendere e condividere da noi comuni mortali brindisini dell’area a rischio, che finora ci siamo sentiti trattati –su questa roba qua- come figli di un dio minore.
Ovviamente, sono a disposizione, se lo ritieni, per ogni altro contributo.
Ciao

Ernesto Musio