Brindisi, 28/09/2004
Forum A.S.S.: una conferenza popolare sul nuovo modello di sviluppo
La mobilitazione popolare contro il progetto di realizzazione di un impianto di rigasificazione e contro il definitivo ed esclusivo asservimento del porto alle esigenze dell’area industriale ha prodotto nelle istituzioni locali un profondo ripensamento e la maturazione di una posizione contraria al deleterio progetto.
La discussione pubblica che in questi mesi si è sviluppata nella comunità locale ha messo in chiara evidenza l’incompatibilità tra il rigasificatore e l’esigenza di favorire la nascita e la crescita di un modello di sviluppo in linea con le potenzialità imprenditoriali e le attitudini lavorative locali nonché capace di favorire anche attività economiche a struttura associativa o cooperativistica in grado di valorizzare le vocazioni del territorio. Un polo quindi che si aggiunga a quello, opportunamente razionalizzato e reso compatibile, delle industrie esistenti e che punti a diventare, in una prima fase, concorrente e nei tempi più lunghi tendenzialmente prevalente. E’ questa la via maestra per dare corpo e gambe al grande progetto che possa cambiare il volto e la vita delle nostre popolazioni.
Infatti il rigassificatore è la riproposizione dei grandi impianti ad alto impatto ambientale e territoriale e ad elevato rischio di incidente rilevante che, del tutto estranea agli interessi locali, sono il prodotto di una concezione di Brindsi come semplice area di servizio.
Il nuovo modello di sviluppo è una esigenza irrinunciabile e ampiamente condivisa ma deve trovare sostanza nelle bonifiche dei siti inquinati, nella riqualificazione degli insediamenti industriali esistenti e, a cominciare dal Peltrolchimico, nell’offerta di servizi a seri investitori interessati a valorizzare le potenzialità locali.
Ne discende che il successo o il fallimento delle nuove esperienze amministrative locali sarà misurato col metro della loro capacità di avviare concretamente un mutamento degli assetti dell’economia locale capace di produrre lavoro “vero” e duraturo senza attentati alla salute ed alla incolumità dei cittadini, a partire dai più esposti e cioè da quelli che lavorano negli stabilimenti industriali esistenti tra i quali si sono negli anni scorsi verificate morti e malattie che attendono una giustizia in qualche modo riparatrice che purtroppo tarda a manifestarsi.
Ed allora che senso ha scoprire la pericolosità del carbone, contro la quale le associazioni ambientaliste lottano da decenni per presentare – l’ impianto di rigasificazione come la sola possibile alternativa all’alimentazione a carbone degli impianti energetici, dimenticando per di più le tante altre fonti di inquinamento? Non è inammissibile il tentativo di far apparire come nemici di chi produce ricchezza coloro che da anni lottano contro gli errori e le degenerazioni di un sistema rivelatosi fallimentare? Ed ancora, non è quanto meno ingeneroso tacciare immotivatamente di “nuovismo” la domanda del “nuovo” e le prime prese di coscienza istituzionali della sua necessità? Il “no” al rigasificatore e al carbone sono entrambi indispensabili per avviare Brindisi ed il suo territorio in direzione di uno sviluppo diverso. Vanno perciò denunciate come vecchie e strumentali le grandi manovre che sotto accorte regie si stanno in questi giorni mettendo in atto per impedire ancora una volta ogni cambiamento di rotta.
Il Forum propone pertanto che l’Amministrazione provinciale e il Comune di Brindisi promuovano la convocazione di una conferenza popolare per avviare il discorso sul nuovo modello di sviluppo con una “partenza” democratica che veda il coinvolgimento delle istituzioni locali, delle forze politiche e sociali e dell’associazionismo religioso e culturale.
Il Forum ritiene che si debba continuare a vigilare perché l’indirizzo politico assunto dalle istituzioni locali sia rispettato a livello regionale e nazionale. L’importante risultato ottenuto dalla mobilitazione popolare non deve ridurre l’attenzione sui problemi ancora aperti in un’area come la nostra ad alto rischio di crisi ambientale: il perdurare della mancanza di controlli sull’inquinamento atmosferico ed in particolare di quelli sui camini delle centrali, dell’inceneritore e del petrolchimico che rendono la comunità locale impossibilitata ad esercitare un vero controllo sulle emissioni industriali e quindi a prevenire i pericoli di ulteriori patologie di origine ambientale come i tumori; l’impiego massiccio ed in costante aumento del carbone quale combustibile delle due maggiori centrali termoelettriche; la stretta vicinanza all’abitato della centrale di Brindisi Nord e della piattaforma di incenerimento dei rifiuti industriali.
Le istituzioni locali devono ristabilire con i gruppi industriali che operano nel nostro territorio un rapporto improntato al pieno rispetto dei rispettivi ruoli, politico nel senso proprio degli enti locali e produttivo quello delle aziende.
E’ necessario superare la convinzione per la quale una collettività che attraverso il proprio ente locale controlla “cosa e come” si produce impedirebbe lo sviluppo economico. La storia industriale di Brindisi insegna esattamente il contrario: la più ampia discrezionalità assicurata ai grandi gruppi industriali ed energetici dai rappresentanti istituzionali non ha prodotto occupazione duratura e neppure controllo dell’inquinamento come risulta dai pochi dati emergenti dalle caratterizzazioni dell’area industriale.
In questa nuova prospettiva il Forum chiede che il Comune e la Provincia di Brindisi prendano in considerazione la necessità di giungere a nuove convenzioni con i gestori delle centrali termoelettriche e che cerchino una soluzione per risolvere tutti i problemi (occupazionale, sanitario e ambientale) connessi alla permanenza in pieno centro abitato di impianti pericolosi come la Centrale Brindisi Nord e la Piattaforma di incenerimento.
Il Forum considera positivamente le iniziative parlamentari rivolte all’aggiornamento dei dati epidemiologici sulla popolazione brindisina e si associa alla pressante richiesta rivolta ad ottenere che a Brindisi sia finalmente completata la rete dell’assistenza sanitaria ai malati di tumore attraverso l’apertura di un reparto di oncologia unitamente allo sviluppo di un centro di riferimento ad alta qualificazione. Non si deve però dimenticare che né l’attività epidemiologica né lo sviluppo delle cure oncologiche da sole sono in grado di ridurre l’incidenza dei tumori nell’area a rischio e nelle zone limitrofe.
Un serio controllo ed un reale contenimento degli inquinanti in aria, acque e suolo (attuabile anche con l’adozione delle più efficienti tecnologie produttive già da tempo disponibili) può invece produrre una reale riduzione dell’incidenza di queste gravi malattie.
Annino Baroni – Michele Di Schiena – Raffaella Guadalupi – Teodoro Marinazzo – Achille Noia – Michele Polignano – Maurizio Portaluri
COMUNICATO STAMPA FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO |