Brindisi, 01/10/2004
Malati cronici: Medicina democratica chiama la Politica
Le cronache locali tornano in questi giorni ad occuparsi di fatti riguardanti l’organizzazione sanitaria ed in particolare dei disagi lamentati dalle famiglie di alcuni cittadini ammalati affetti da gravi patologie invalidanti. Tra questi spicca la vicenda di una donna in coma irreversibile trasportata dal reparto di rianimazione di Brindisi a quello di lungodegenza di Mesagne e poi nuovamente trasferita in rianimazione perchè, a giudizio dei parenti e col coinvolgimento dei carabinieri, soltanto nell’ospedale del capoluogo poteva ricevere adeguata assistenza.
La Direzione Generale della AUSL ha fornito alcune utili puntualizzazioni ma resta il fatto che i familiari hanno intravisto nei carabinieri un interlocutore affidabile per dare risposta alla loro percezione che la lungodegenza di Mesagne non fosse il luogo adatto per la situazione sanitaria della loro familiare.
Il Tribunale per i Diritti del Malato, commentando i fatti di questi giorni, riferisce anche di casi di ammalati cronici non autosufficienti per i quali si dispone un passaggio forse troppo rapido dall’ospedale all’abitazione dal momento che nei fatti questi ammalati si vedono affidati, quasi esclusivamente, alle cure dei familiari con tutti i limiti di efficacia e con i conseguenti gravi oneri in termini economici.
Le situazioni assistenziali che gli organi di informazioni stanno facendo emergere a seguito del clamore assunto dalla vicenda della donna in coma irreversibile confermano la fondatezza della critica che anche il nostro movimento rivolse alle modalità con cui nel 2002 veniva approvato e nel 2003 trovava applicazione il piano di riordino ospedaliero: tagli agli ospedali senza contestuale espansione dell’assistenza primaria, di quella domiciliare, riabilitativa e specialistica sul territorio.
Dopo la fase di contestazione da parte dei movimenti dei cittadini e delle amministrazioni comunali per la chiusura di ospedali, le carenze esistenti e quelle accentuate dalle dismissioni di alcuni nosocomi o reparti hanno pesantemente gravato sugli ammalati e sui loro familiari. E ciò mentre la politica continuava a rimanere chiusa nelle sue stanze. Gli episodi di questi giorni, al di là dei chiarimenti e delle informazioni tecniche, chiamano allora in causa la politica perchè è la politica che deve analizzare la situazione e dare precise risposte che mettano l’esistente in condizione di funzionare al meglio e adeguino progetti e risorse alle pressanti esigenze rimaste scoperte.
Va perciò ricordato che i Comuni, sia nella Conferenza dei Sindaci che nelle articolazioni distrettuali, hanno il compito di partecipare alla programmazione sanitaria sul territorio, di valutare l’efficienza delle strutture esistenti, di proporre la creazione di quelle mancanti.
Non può il singolo cittadino o la famiglia colpita da una grave malattia farsi carico di superare carenze strutturali: la politica sanitaria spetta ai rappresentanti politici che devono prestare ascolto alle domande delle organizzazioni sociali impegnate nella tutela dei diritti.
Medicina democratica chiede quindi che, inaugurando un percorso di costante attenzione ai temi della sanità, sia convocata con urgenza a Brindisi una Conferenza dei Sindaci “aperta” sul tema dell’assistenza sanitaria ai malati cronici non autosufficienti, costituendo nel contempo presso la stessa Conferenza una consulta permanente per la politica sanitaria composta dalle organizzazioni dei cittadini impegnate nella tutela del diritto alla salute.
E chiede altresì che in ogni distretto sanitario della provincia i Sindaci, d’intesa con i Direttori di Distretto, convochino assemblee di operatori e utenti per l’analisi della situazione dei servizi e per la redazione dei piani sanitari territoriali.
COMUNICATO STAMPA MEDICINA DEMOCRATICA |