Brindisi, 11/02/2010

Rigassificatore: le Associazioni ad un anno dal sequestro del cantiere

Il 12 febbraio del 2007 l’area della colmata di Capobianco fu posta sotto sequestro nell’ambito di una inchiesta condotta dalla Magistratura penale che addebitò, ai dirigenti della British Gas Italia e della Brindisi Lng, comportamenti perseguibili penalmente per corruzione ed altri gravi reati concernenti le attività rivolte a portare avanti il procedimento amministrativo per la autorizzazione alla costruzione del rigassificatore.
Le nostre associazioni sono sempre state ben consapevoli dell’estrema gravità di quanto commesso ai danni del nostro territorio.
Alla stessa società inglese, la British Gas Italia - società che controlla la Brindisi Lng - è stato contestato l’«illecito amministrativo per non avere adottato modelli di organizzazione idonei a prevenire» alcuni reati commessi «da persone che rivestivano, all’epoca della commissione dei fatti, funzioni di rappresentanza» e di dirigenza traendo dalla loro condotta «un profitto di rilevante entità, consistito nell’ottenimento dell’autorizzazione ministeriale alla realizzazione e all’esercizio di un rigassificatore in Brindisi e nel rilascio da parte della locale Autorità Portuale della concessione demaniale».
Sono, quindi, trascorsi tre anni dal sequestro, che è tuttora in corso, e le ragioni del NO al rigassificatore rimangono immutate e sostenute dalla popolazione, dalle istituzioni locali e dalla Regione Puglia anche dopo la recente notizia ufficiosa dell’incredibile parere positivo alla costruzione dell’impianto rilasciato dalla Commissione ministeriale VIA.
Le nostre associazioni sono sempre più ferme nelle loro convinzioni, soprattutto di fronte ad un comportamento supponente della Brindisi Lng che presume di accattivarsi la benevolenza dei cittadini di Brindisi aprendo un centro di informazione dove intende illustrare l’assoluta sicurezza dell’impianto e le innumerevoli ricadute economiche.
Un comportamento che si deduce anche da una intervista rilasciata dall’amministratore delegato della Lng, ing. Monteleone, dove si prospettano le cosiddette compensazioni, quasi illimitate, che consisterebbero in restauri di monumenti, costruzione di impianti sportivi ecc.
Lo stesso ingegnere dichiara che non è stato fissato alcun budget preciso, quindi non vi sarebbero limiti, «siamo aperti a qualsiasi richiesta che ci verrà fatta» dichiara.
La Lng è forse convinta che i brindisini siano disposti a vendere la propria dignità, la propria sicurezza e il proprio futuro?
E a proposito della dichiarata assoluta sicurezza degli impianti da parte di chi li intende costruire, vogliamo ricordare la sciagura di pochi giorni avvenuta a Middletown, negli Stati Uniti, a seguito dell’esplosione della centrale elettrica - nuova e in fase di collaudo - a causa di una fuga di gas naturale.
Sarebbe bene chiedersi cosa succederebbe se un incidente dovesse verificarsi ad una nave gasiera o nel deposito di centinaia di migliaia di m3 di metano liquido (pari a milioni di mc3 di metano gassoso) che si vuole costruire nella pancia della nostra città, nel nostro porto e a brevissima distanza da altri impianti a rischio di incidente rilevante.

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO:
Italia Nostra, Legambiente, WWF, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, A.I.C.S., ARCI, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Salute Pubblica, Lipu, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato cittadino “Mo’ Basta!”, Comitato Brindisi Porta d’Oriente.