Brindisi, 08/03/2010

Forum Donne PRC: "Oggi 8 marzo riscopriamo il femminismo"

Alla fine del Settecento, lo stato moderno si annuncia con un atto simbolico fortissimo, poco divulgato nei testi di storia: Olympe de Gouges, quando i Rivoluzionari emanano la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, scrive la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, in cui reclama gli stessi diritti per il suo genere. Venne condannata allora alla ghigliottina perché rompeva un ordine sociale. In sostanza la rivoluzione francese riproduceva una forma moderna di patriarcato perché si basava sull’esclusione delle donne dal patto di cittadinanza e quindi dalla sfera pubblica. Il privato veniva attribuito “per natura” alle donne, segnate dal dato biologico riproduttivo, e il pubblico attribuito ancora “per natura” all’intelligenza degli uomini.
La separazione netta tra pubblico come maschile e privato come femminile segnerà tutta la modernità, giungendo fino al cuore del '900, e ancora oggi è una delle incrostazioni più dure da rimuovere a livello simbolico e culturale, sulla quale si continuano a reggere le politiche degli stati, il modo di concepire le politiche sociali, il lavoro di ri-produzione, la maternità.
In Italia negli anni settanta, migliaia di donne scendono in piazza, discutono, protestano e spiegano la storia da un altro punto di vista: quello della soggettività femminile. Questa grande esperienza collettiva e umana colpisce l’immaginario comune con slogan sconvolgenti che urtano un simbolico fortemente influenzato dalla cultura cattolica. Le donne rivendicano l’assoluta proprietà sul proprio corpo e rompono a livello simbolico la scissione tra privato e pubblico.
Il movimento delle donne, almeno nella sua parte maggioritaria, ha centrato le sue pratiche politiche, partendo dalla soggettività femminile, è entrato con forza nell’ambito sociale, lottando per la conquista di più ampi diritti civili Il femminismo ha pertanto rimesso in discussione, con un'analisi politica "a partire da sé" (autocoscienza) [Carla Lonzi, 1970], tutti i settori della società, della quale contestava l'aspetto ed il carattere fortemente maschilista, basato su relazioni di potere tra i sessi che partivano dalla coppia, plasmavano la famiglia e si diffondevano nella società.
Il femminismo si è evoluto poi nel “pensiero della differenza”: si è trattato di un salto di qualità importante, non capito da molte donne che si fermano a richiedere un'emancipazione che significa solo omologazione al modello gerarchico maschile rafforzato con la determinazione che caratterizza di solito donne.
Altri invece (soprattutto i politici e i sindacalisti dell’ultima ora) riconoscono la differenza sotto il segno della tutela, ma non mettono in discussione l’universo maschile, non vedono la dualità del mondo e men che meno la sua molteplicità.
Il “pensiero delle differenza” esige invece il rispetto delle diversità nel riconoscimento reciproco e paritario dell’altro/a/i/e, con una critica mondiale ai sistemi di potere che si alimentano sulla subordinazione e/o sopraffazione degli altri, individui o popoli che siano. Questo pensiero autenticamente libero s’intreccia con la responsabilità dell’individuo da cui non può prescindere.
Perché ri-parlare del femminismo? Per trovare una via di uscita. Stiamo vivendo un periodo insidioso: corruzione, precarietà, paura del futuro . Un periodo privo di idee , con una regressione culturale in atto molto forte: la donna deve omologarsi e si attacca la sua liberta’ di scelta (diversi i tentativi di revisione legge 194), e/o si mercifica il suo corpo che ri-diventa oggetto e si modella rispetto alle esigenze di mercato. Di fatto, la donna resta lontana dalla scena politico/sindacale/amministrativa, mentre segretari sindacali e di partito, nonché amministratori delegati sciorinano fiumi di parole a favore delle donne, vengono creati coordinamenti, commissioni di parità, ma oltre le buone intenzioni non si riesce ad andare. Siamo sempre tra i ultimi paesi con la più bassa presenza femminile nei posti chiave della società, come nei posti di lavoro, facciamo meno figli e abbiamo servizi sociali scarsi e/o non adeguati. Ce lo diciamo ogni anno e da tanti anni! Allora pensiamo che riscoprire il femminismo, questo movimento straordinario che ha rivoluzionato senza spargimento di sangue le nostre vite, poteva aiutarci ad uscire dall’impasse.
Un movimento scomodo e per questo oscurato, raccontato senza verità, facendo emergere pregiudizi inspiegabili e solo dati estremi (vedi il separatismo). Ci sono stereotipi negativi che molti oggi associano alla parola “femminismo” trasversali a destra quanto a sinistra, radicati nel pensiero dominante insomma. La parola femminismo resta “innominata” come fosse una “vergogna” e/o una parola vecchia. Denigrare il femminismo, svuotarlo di significato, è come mandare alla ghigliottina Olympe de Gouges per la seconda volta e per lo stesso identico scopo: non cambiare schemi di potere e di ordine sociale. L’effettiva uguaglianza nel rispetto delle differenze è stata raggiunta solo da un punto di vista legislativo, si oscilla tra vittimismo e omologazione, diversa è la consapevolezza di autonomia che puo’ irrompere nella vita pubblica e cambiare lo stato delle cose.
Qualcuna/o ha definito il femminismo la rivoluzione più lunga, che l'umanità, a partire dall'età moderna, abbia mai conosciuto. Un movimento dirompente, che oggi ha scarsissima visibilità mediatica e tuttavia r-esiste in diverse forme associative sociali e culturali. Oggi il femminismo focalizza la sua battaglia sull’autodeterminazione e la libertà di scelta, contro la mercificazione dei corpi, sulla lotta contro il patriarcato e contro il suo sistema di potere che si fonda sulla subordinazione dell’individuo. Il femminismo critica i sistemi gerarchici/patriarcali/paternalisti perché portatori di disuguaglianze, violenza, guerre e razzismi. Il nostro preciso intento è aprire una nuova discussione per portare questa ricchezza di pensiero all’interno dei diversi organismi partitici e sindacali e continuare la nostra rivoluzione insieme a chi condivide i nostri obiettivi.

FORUMDONNE PRC – FEDERAZIONE DI SINISTRA BRINDISI
Pacifico Letizia – Nigro Claudia