Ostuni, 06/08/2010
Tagli Ospedali: ordine del giorno del Consiglio Comunale
Le notizie apparse sugli organi di stampa riguardanti i paventati tagli alla sanità non possono lasciare indifferenti le comunità e gli Enti locali.
Il Consiglio Comunale di Ostuni, preliminarmente lamenta lo scarso coinvolgimento dei territori, di fatto tenuti allo scuro di un piano di riordino ospedaliero messo a punto da tecnici regionali.
Il Comune di Ostuni, che ha sempre rispettato il patto di stabilità con sacrificio ed oculatezza nella gestione delle risorse, non può che prendere atto del mancato rispetto del patto da parte della Regione Puglia negli anni 2006-2008,che oggi causa l’ineluttabilità dei tagli e del contenimento finanziario.
L’aspetto che più preoccupa è quello relativo all’accantonamento di fatto del piano sanitario regionale e dei piani della salute locali, approvati dopo un lungo percorso di partecipazione e di condivisione.
Gli stessi piani sono ormai carta straccia.
Il Consiglio Comunale di Ostuni non può esimersi dal considerare che ormai da diversi anni si continua a muoversi nel settore della sanità con poca chiarezza e confusione di idee.
Da tempo si assiste ad un progressivo depauperamento delle risorse dell’Ospedale di Ostuni con dismissione di reparti a seguito dell’approvazione del Piano Fitto senza coeve aperture di nuovi reparti.
Dopo le assicurazioni ricevute dai Direttori Generali, Scoditti e Rollo, opportunamente sollecitati dal Sindaco e da tutto il Consiglio Comunale, la tendenza sembrava essere invertita con l’approvazione del Piano della salute locale e con l’avvio dei lavori di ampliamento dell’Ospedale Civile di Ostuni.
Le ipotesi si leggono nella bozza del Piano di rientro 2010-2012, fornita dalla Direzione Generale della Asl ai Sindaci nell’unica occasione di incontro, sollecitata dagli stessi sindaci, lasciano ulteriormente perplessi e non possono assolutamente essere condivise.
Ancora una volta la Asl di Brindisi appare essere mortificata da standard (rapporto tra posti letto ed abitanti) al di sotto di quelli di altre province.
Le scelte strategiche fatte dai tecnici regionali (o da chi per loro) sono del tutto capotiche per quanto riguarda la razionalizzazione della spesa e dei servizi, con apparenti decisioni di chiusura e spostamenti dei reparti che non hanno giustificazione nè tecnica nè finanziaria ma solo di opportunità politica per continuare ad alimentare equivoci e confusione.
Premesso che la scelta di organizzazione dei servizi sanitari della Asl di Brindisi non può che spettare alla stessa e all’assemblea dei sindaci, a meno che la Regione non voglia predicare decentramento e praticare un anacronistico centralismo, è giunta l’ora di dire parole chiare e trasparenti.
La sanità brindisina deve essere organizzata intorno a tre poli (sud, est, nord) oltre a quello di Brindisi.
Oltre al Perrino, c’è bisogno, per aumentare la qualità dei servizi e tagliare le spese, di tre grosse strutture ospedaliere (150-200 p.l.) dotate di tutti i reparti necessari ed indispensabili, ivi comprese Utic e Rianimazione.
In questo quadro razionale ed efficiente la zona nord della Provincia ha bisogno di tale struttura.
E’ necessario uscire dall’equivoco che continuiamo a trascinarci per motivi che appaiono oscuri.
Le finanze non consentono oggi, nè domani, la costruzione di un nuovo grande ospedale con costi e tempo anacronistici.
L’ipotesi del ricorso della procedura del project finacing, oltre che di difficile realizzazione, smentirebbe nelle cose una delle caratteristiche più apprezzabili della sanità brindisina, e cioè quella di essere quasi totalmente pubblica.
La costruzione dell’Ospedale della zona nord della provincia di Brindisi attraverso la finanza di progetto, renderebbe, con la concessione almeno per 40-50 anni di tutti i servizi al soggetto proponente, di fatto privata la struttura con tutte le conseguenze per i costi dei servizi ai cittadini.
L’Ospedale di Ostuni per la sua baricentricità, per la facilità d’accesso, per la possibilità di ulteriore ampliamento, è l’unico che con altro modico investimento può assolvere al ruolo dei Ospedale della zona nord.
La paventata chiusura dell’Ostetricia e ginecologia e della pediatria, presso l’Ospedale di Ostuni va contro queste elementari considerazioni, che dovrebbero essere patrimonio di tutti.
Non si comprende chi e come abbia potuto partorire tali scelte, se non per mantenere in vita una struttura, in una presunta fase transitoria, che è una pura invenzione politica e non tecnica.
Tale ipotesi, tra l’altro, getta un velo di sospetto sul mancato espletamento dei concorsi pubblici per coprire i posti di dirigente nei reparti di ostetricia, pediatria e ginecologia.
Il Consiglio Comunale di Ostuni, pur consapevole della necessità di contenimento della spesa sanitaria, respinge fermamente quanto riportato nella bozza del piano di rientro 2010-2012 consegnata dalla Direzione generale Asl ai Sindaci.
Il Consiglio Comunale manifesta, altresì, perplessità e preoccupazione sul blocco del turnover indiscriminatamente previsto, perchè creerebbe situazioni di disagio non superabili senza portare risparmi finanziari, come accade per l’utilizzazione straordinaria di personale specialistico in presenza di carenza di organici.
COMUNICATO STAMPA AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI OSTUNI |