Bari, 19/11/2010
Chi pensa alla Puglia: un documento di Maniglio e Romano (Pd)
Dove va la Puglia senza il suo condottiero? Sì perché per Antonio Maniglio e Pino Romano la “Regione naviga a vista e il suo capitano l’ha trasformata in un’arena privilegiata per le sue ambizioni politiche e la sta usando come trampolino di lancio per la ribalta”.
È dura l’analisi dei due esponenti del Pd regionale che sono “fermamente convinti che il patto d'onore sottoscritto con i pugliesi vada rispettato e che occorra rilanciare un'azione di governo all'altezza dei problemi della Puglia. Ma se ciò non accadrà il destino è segnato: forze politiche e consiglieri regionali tireranno a campare per qualche mese senza produrre iniziative utili per la Puglia, in attesa che sia staccata la spina, e lasciando incancrenire i temi drammatici che investono le famiglie pugliesi”.
“Sarebbe un esito rovinoso e fallimentare – sottolineano Maniglio e Romano – e ci chiediamo, e lo chiediamo anzitutto ai consiglieri di maggioranza, se questo è il mandato dei cittadini che ci hanno votato”.
La domanda la rivolgono attraverso un documento dettagliato e puntuale con il quale attraverso cifre, dati e riflessioni, chiedono a tutti i componenti della maggioranza: “chi pensa alla Puglia?”.
“Il nuovo che avanza non può coincidere con un'idea detta politica che antepone i proprio percorsi di carriera agli interessi generali, – dice Maniglio - la vita reale delle persone, qui in Puglia, è avvelenata dalla mancanza di lavoro e da un disagio sociale che ha i caratteri dell'emergenza. E oggi quelle persone, le loro famiglie, se non vogliamo che cedano alla disperazione, ci chiedono attenzione, risposte, responsabilità”.
E Romano insiste sulla necessità di legiferare nel rispetto della Costituzione “smettendola di mettere in campo leggi che sono solo delle bandiere ideologiche. Queste operazioni possono diventare rischiose per la Puglia”.
“Vero è – dicono i due democratici - che emergono sempre più limpide le responsabilità del governo nazionale che, intriso della peggiore cultura leghista, ha cancellato il tema del mezzogiorno dall'agenda programmatica e ha dirottato altrove parte delle risorse già assegnate al sud”.
Si legge nel documento che “i dati resi noti dalla Banca d'Italia che certificano i 90.000 di posti di lavoro persi nel biennio 2008‑2010, il livello detta disoccupazione ufficiale pari al 13,4%, l'incremento dell'85% della cassa interazione, il calo del Pil del 5%, le tante e tante crisi aziendali (Natuzzi, Bat, Adelchi...) che attraversano la regione, stanno provocando una silenziosa devastazione sociale che mette a rischio i livelli di civiltà detta nostra regione”.
I due esponenti della maggioranza pensano a “migliaia di famiglie per via della la crisi in atto devono rinunciare a diritti e beni primari, compresa l'impossibilità di comprare i libri per i figli o pagare il canone della casa. E i giovani sono l'anello più debole della catena, quelli che ‑dopo anni di studi e di sacrifici‑ nell'impossibilità di trovare un lavoro, hanno davanti solo il muro dell'incertezza e della precarietà”.
“Squarciare il silenzio che è calato sulla vita reale detta gente – dicono Maniglio e Romano - è la prima operazione verità che deve fare chi sceglie l'impegno politico; la seconda è di dedicarsi anima e corpo ‑ con tutti i mezzi a sua disposizione‑ a dare una risposta per alleviare le pesanti ricadute dei mille bisogni emergenti.
In Puglia invece, secondo Romano e Maniglio,si sta giocando una partita politica che prescinde dai bisogni dei pugliesi e il senso dell'abbandono viene percepito, prima che dalle forze sociali, dai cittadini. “
Da parte nostra è prova d'amore verso la nostra terra e di lealtà verso i pugliesi – continuano - dire con chiarezza e pubblicamente ciò che si mormora nei corridoi dei palazzi delta Regione: il bilancio di questi primi mesi del governo non è esaltante, si avverte uno sfilacciamento latente nella maggioranza, c'è una scarsa produttività del consiglio regionale, si percepisce la provvisorietà e precarietà di una fase segnata dalla mancanza di direzione politica della coalizione e da un percorso condiviso sulle priorità da perseguire nell'azione di governo”.
“Noi abbiamo il dovere di riflettere su una produzione legislativa, passata e in itinere, poco accorta alle compatibilità costituzionali (l'ultimo esempio è quello sull'acqua) e a vincoli di legge che, in attesa di essere modificati, vanno comunque rispettati, si legge nel documento.
Poi arriva la proposta nel documento, un idea dalla quale ricominciare un dibattito interno alla maggioranza per recuperare il terreno perso:
“Oggi, tuttavia, al primo posto dell'agenda politica regionale la crisi economica che sta attraversando la nostra regione”.
“La Puglia sta perdendo il passo dello sviluppo, e le iniziative annunciate appaiono non sufficienti sia rispetto alla profondità della crisi che per la dotazione finanziaria”.
E per questo proponiamo le seguenti iniziative:
a) Apertura della vertenza "Puglia per il lavoro" con il governo nazionale. La mappa dei punti crisi coinvolge decine di aziende e circa diecimila lavoratori: è importante definire, insieme alla forze sociali (sindacati, imprese, enti locali) una piattaforma che, comprendente le scelte delta Regione, ponga sui tavoli del governo nazionale proposte e idee in grado di fronteggiare t'emergenza e sostenere la tenuta produttiva della nostra regione;
b) Rimodulazione, nei limiti consentiti dall'Unione europea, delle misure dei fondi comunitari indirizzandone l'utilizzazione in interventi tesi a rafforzare la competitività dette imprese e il mantenimento/ incremento dei livelli occupazionali;
c) Verifica puntuale degli effetti, in termini occupazionali e di vitalità delle imprese, della politica degli incentivi regionali, a cominciare dalla manovra anticiclica;
Naturalmente un simile percorso presuppone che la Puglia stia spendendo bene le risorse ad essa assegnate.
Qual è oggi, rispetto alla scadenza di fine anno, la situazione della spesa e i rischi di disimpegno automatico?
Per fornire elementi di informazione e conoscenza alla società pugliese proponiamo che il Consiglio Regionale affronti in una seduta monotematica l'esame dello stato di attuazione dei fondi comunitari, per capire se i dati degli uffici del ministero dell'agricoltura, che addebitano alla Puglia un ritardo nella spesa di 100 milioni di euro del piano di sviluppo rurale, sono veritieri o meno; e per sapere quanto è stato speso dei 140 milioni di euro, relativi all'annualità 2010, del FESR.
L'altro settore in sofferenza è quello della sanità.
Le notizie di questi giorni ci trasmettono una situazione di disagio diffuso.
I tempi di attesa per effettuare esami e visite specialistiche, anche per la scelta imposta dal governo di tagliare le prestazioni extra budget, nonostante le lodevoli iniziative dell'assessore, stanno crescendo in maniera abnorme.
La vicenda di Brindisi, nel contempo, rappresenta la patologia estrema di un sistema che è fonte di sprechi, ruberie, piccoli e grandi privilegi.
Le vittime di questo sistema malato sono anzitutto i cittadini, ma anche la stragrande maggioranza di medici e operatori sanitari che lavorano con dedizione, professionalità e responsabilità.
“E' sintomatico, ad ogni modo, - continuano Romano e Maniglio - che ancora una volta la magistratura sia arrivata prima della politica. Vuol dire che poco o nulla è stato fatto sul terreno dei controlli, dell'assunzione chiara di responsabilità, dei modelli organizzativi e gestionali; e ciò viene percepito dai cittadini che, mettendo insieme disservizi e malcostume, concludono che nulla è cambiato nel funzionamento della sanità rispetto ai disastri della destra”.
Ancora un pezzo integrale del documento:
Oggi questa situazione difficile viene ulteriormente aggravata dalle iniziative del governo Berlusconi che, su proposta del ministro Fitto, ha impugnato le leggi contenenti le prime misure del piano di rientro. In verità, al momento dell'approvazione delle stesse, avevamo sollevato, in modo riservato e responsabile, la fondatezza giuridica di norme di legge approvate a "condizione che" e senza la richiesta della immediata esecutività.
Ma il disegno politico è chiaro: siamo al boicottaggio puro, alla rottura dette regole elementari nel rapporto tra le istituzioni.
Il governo ha aperto una guerra frontale ai pugliesi e, con condizioni ricattatorie inventate di volta in volta e facendo ricorso alla corte costituzionale, vuole gettare nel caos La sanità pugliese e costruire sulle disgrazie provocate ai pugliesi l'ennesimo tentativo di rivincita politica.
La Regione in questi mesi ha dato prova di grande responsabilità, accettando condizioni capestro che metteranno in grave difficoltà il funzionamento delle strutture sanitarie.
Ci riferiamo, in particolare, al blocco del turn over. La Puglia ha già un numero di personale per posto letto inferiore alla media nazionale e meridionale. La mancata copertura dei posti in organico che si renderanno vacanti negli anni 2010‑2012 metterà in discussione i livelli fondamentati di assistenza e sovraccaricherà oltre ogni limite ft personale sanitario.
In questo contesto la chiusura di numerosi ospedali, in assenza di una organizzazione della medicina territoriale, e secondo le determinazioni dell'intesa Stato‑Regioni, ingolferà gli ospedali e la ricerca di un posto tetto diventerà l'occupazione principale dei dirigenti medici.
E' evidente che questo quadro, che nasce da ciò che ogni giorno accade nelle corsie d'ospedale e negli ambulatori, rischia di azzerare nel giudizio dei cittadini il buon lavoro e le novità introdotte negli ultimi anni (dotazione macchinari, nuovi servizi, sblocco assunzioni e stabilizzazione di precari, ecc...).
Ecco perché di fronte al nuovo e violento attacco del governo la maggioranza e ft governo regionale devono assumere una determinazione chiara: o difendere sino in fondo le loro ragioni, correndo il rischio il commissariamento, oppure ‑con un inaudito e ulteriore e sforzo‑ verificare se ci sono ancora margini di trattativa.
Nell'uno e nell'altro caso, comunque, le ricadute sui pugliesi saranno negative e richiederanno che la Puglia abbia un governo in grado o di contrastare le scorribande del governo Berlusconi e della destra locate o di gestire dopo la fase dei tagli quella della riorganizzazione del servizio sanitario regionale.
Ci vuole stabilità politica, continuità nell'azione di governo, responsabilità verso i pugliesi.
Ma se in Puglia il tema sta diventando il "quando" si scioglie il Consiglio Regionale, e siamo appesi al pendolo della vicenda nazionale, è evidente che dopo i tagli non ci sarà nessun secondo tempo per gli investimenti e per il rafforzamento di poliambulatori, rete distrettuale, servizi sul territorio.
Questa è oggi la questione politica più stringente: se è consentito approvare o subire un piano di rientro lacrime sangue e subito dopo abbandonare il campo, lasciando alla destra una prateria per le sue incursioni nelle disfunzioni della sanità; oppure, al contrario, dare prospettiva a una battaglia politica che può infliggere un'altra dura sconfitta a Fitto e ai suoi amici.
Noi vorremmo che su questi punti programmatici, strettamente connessi alle prospettive della legislatura, si aprisse un confronto limpido nella maggioranza. E che la maggioranza fosse in grado a sua volta di costruire un rapporto nuovo con l'Udc, fondato non sulle postazioni istituzionali, ma sulla ricerca di possibili convergenze programmatiche.
Questo è l'obiettivo del presente documento: non sottovalutare il malessere che c'è nella coalizione, e che si è manifestato nelle ultime sedute di consiglio regionale, e aprire una discussione trasparente e concludente.
Spetta al presidente Vendola, lo diciamo con spirito di lealtà, assumersi le proprie responsabilità di fronte alla Puglia e ai suoi problemi.
E dire se il suo governo ha un mandato di legislatura oppure può essere, in base alle dinamiche nazionali, agli sgoccioli.
COMUNICATO SERVIZIO STAMPA CONSIGLIO REGIONALE PUGLIESE |