Brindisi, 01/12/2010

Valentino (DeR): "E se invece della Regione Salento eliminassimo le Province?"

Il consiglio comunale di Brindisi con 21 voti contro 16 ha respinto la proposta di aderire al referendum per l’istituzione della Regione Salento.
Il nostro gruppo consiliare pur apprezzando la passione e l'onestà intellettuale che ha mosso i promotori ha votato contro alla luce a seguito di considerazioni di carattere prettamente economico che possiamo così riassumere :
1) Il debito pubblico italiano è pari a 1.900 miliardi di euro. Su questa cifra il nostro stato paga quotidianamente 240 milioni di euro di interessi. Per rendere più comprensibile l’idea ai nostri concittadini con quello che si spende quotidianamente per pagare gli interessi passivi si potrebbe costruire un “Palaeventi” ogni ora.
2) Secondo il “Sole 24 ore che si è limitato a riportare valutazioni economiche retrospettive effettuate sulle 18 nuove province istituite sul territorio nazionale dopo il 1960 ” il solo atto di nascita di una provincia (con parallela creazione di una nuova Prefettura, di una nuova Questura, di un Archivio di Stato ecc.) costa mediamente alla collettività circa 50 milioni di euro. Partendo da questa considerazione se questi sono i costi per avviare un’ente intermedio quale la Provincia il costo di un’ente gerarchicamente superiore quale una Regione non potrà che essere maggiore
3) La nascita inoltre nello stesso ambito territoriale della Puglia di una ulteriore entità regionale non potrà non tradursi in un aggravio di spesa per il contribuente in quanto determinerà sullo stesso territorio pugliese l’insistenza di 2 carrozzoni burocratici (2 governatori, 2 giunte regionali, due assembleee regionali con doppi assessorati ed uffici preposti) con costi inevitabilmente doppi.
4) Le spese del referendum pur non gravando sulle casse dei comuni andranno a pesare sul Ministero degli Interni il cui bilancio è comunque sostenuto dalla fiscalità pubblica per cui non ci sembra corretto parlare di “costo zero” . Tra l’altro il referendum sarà valido se voterà il 50% + 1 elettore e portare alle urne 900.000 salentini su 1.800.000 ci sembra alquanto improbabile in tempi di disaffezione della gente alla politica. Una prova tangibile dello scarso interesse della popolazione all’argomento è che gli spettatori presenti in consiglio comunale durante il dibattito erano soltanto sette. L’idea della regione Salento con costi relativi di istituzione ci porta ancora una volta a richiamare l’attenzione sulla opportunità di procedere alla abolizione delle Province la cui reali competenze esclusive si limitano di fatto all’edilizia scolastica per gli istituti superiori (le scuole medie ed elementari competono invece ai comuni) e la viabilità “minore” non gestita dall’Anas. In Germania non esiste un ente intermedio tra i comuni e le regioni (dette “Lander). In Francia mancano invece le regioni e sopra le province esiste solo lo Stato. In Inghilterra nel 1985 Margareth Tacther eliminò dall’oggi al domani le contee metropolitane equivalenti alle nostre province senza che la macchina burocratica britannica ne abbia risentito. In Italia già nel 1970 Ugo La Malfa ed Enrico Berlinguer proposero l’abolizione delle province per eliminare una duplicazione di burocrazia e di spese. Gli anni sono passati e nel frattempo dalle dalle 92 province del 1960 si è passati alle attuali 110 con altre 34 nuove proposte (Cassino, Civitavecchia, Guidonia, Sibari, Lamezia Terme, Castelli Romani ecc.). L’abolizione di tali enti intermedi snellirebbe a nostro giudizio la macchina burocratica e si tradurrebbe in minori costi per la collettività.

Dott. Salvatore Valentino
Capogruppo “Democratici e Repubblicani”