Brindisi, 13/01/2005
Le Associazioni ambientaliste sull'incontro Assindustria-LNG-Sindacati
Le prevedibili affermazioni sui 1200 posti di lavoro contenute nel protocollo d’intesa dell’11 gennaio fra Brindisi LNG, Assindustria e alcune sigle sindacali sono destituite di qualsiasi fondamento.
E’ noto invece che la realizzazione dell’impianto comporterebbe l’occupazione definitiva solo di poche decine di lavoratori peraltro non necessariamente brindisini per l’esigenza di specializzazioni che non è detto siano presenti in loco.
Si legge infatti nel piano industriale prodotto da British Gas Italia SpA nel dicembre 2001 che “durante gli oltre 40 anni di funzionamento dell’impianto si prevede di utilizzare una forza di lavoro media di circa 40 unità.
Si tratterà di operai altamente specializzati, ingegneri e dirigenti, più personale amministrativo e di supporto. L’esperienza mostra che l’occupazione indiretta di lungo periodo, per un terminale come questo, è di circa 5 volte il livello dell’occupazione diretta, determinando un incremento complessivo di circa 250 posti di lavoro”.
Ovviamente per tale incremento occupazionale complessivo – in primis nell’industria del freddo – nel 2001 come oggi si forniva solo lo spunto e non certo un impegno, come già fatto in passato per l’utilizzo del calore residuo delle centrali elettriche, che non ha prodotto alcun posto di lavoro semplicemente perché non è mai avvenuto.
La realizzazione del rigassificatore sicuramente costituisce invece un danno per le economie locali e l’occupazione pregiudicando le prospettive del porto e ponendosi in aperto contrasto con un diverso assetto dell’economia locale che al contrario promuova occupazione stabile senza pregiudizio per la salute e la sicurezza.
E’ segno di preoccupante insensibilità democratica ignorare i programmi e le pronunce elettorali, le chiare prese di posizione degli organi deliberativi delle amministrazioni locali e le ripetute manifestazioni di massa che reclamano un diverso modello di sviluppo e denunciano la estrema pericolosità del rigassificatore.
La mobilitazione popolare continua. Siamo convinti che le amministrazioni locali continueranno a fare il proprio dovere.
Il Comitato delle associazioni per il NO al rigasificatore e per un diverso modello di sviluppo
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