Brindisi, 29/01/2005
Oncologia: lettera aperta di Rifondazione Comunista
Rifondazione Comunista ha inviato una lettera aperta al direttore generale della ausl br1 dott. Bruno Causo sul tema dell’oncologia.
Di seguito ne riportiamo integralmente il testo
Egregio Direttore,
abbiamo letto con attenzione il recente comunicato con cui la Direzione Generale della AUSL ha informato la cittadinanza dei cambiamenti positivi in corso nella sanità brindisina anche in campo oncologico ed ha invitato quanti nella società civile perseguono l’obiettivo di una sanità sempre più adeguata alle esigenze della popolazione a prendere atto delle novità.
La forza politica che rappresento in consiglio comunale non dubita delle buone intenzioni che animano l’operato della Direzione Generale nei riguardi del miglioramento del servizio sanitario locale. Ritiene però che le affermazioni contenute nel recente documento debbano essere meglio circostanziate giacchè i disagi ed i viaggi della speranza per i malati di tumore non accennano a diminuire.
Si potrà obiettare che questa nostra valutazione è solo “qualitativa” e non “quantitativa” e questo è vero ma altrettanto qualitative ci sembrano le affermazioni contenute nel comunicato in questione.
Si legge nel documento che sono pronti 20 posti letto di Oncologia nell’Ospedale Perrino “non ancora attivati perché è in corso il reclutamento del personale infermieristico necessario”. Ci risulta che sono pronti da prima della scorsa estate ed il mancato reclutamento del personale dipende dall’approvazione della pianta organica avvenuta solo nel novembre scorso da parte della Regione.
Ma siano già a fine gennaio. Quanto ci vorrà ancora?
Si legge anche dei 6 posti letto di Oncologia all’interno dei reparti di Medicina a Fasano e a Ostuni.
Ma quante chemioterapie sono state effettivamente eseguite?
Quanto personale dedicato in più rispetto all’esistente è stato effettivamente destinato per questo ulteriore impegno?
Si dice anche che l’oncologia non è solo una questione di posti letto. Ma non è forse vero che il motivo per cui tanti ammalati si recano in altre province o fuori regione è proprio perché, a differenza di altri centri, qui devono eseguire le indagini necessarie senza ricoverarsi attraversando per ciascuna di esse lunghe file di attesa o pagandole di tasca propria?
E non è forse vero che è difficile ottenere un ricovero anche quando ci si deve operare per un tumore?
Da cosa dipende questo? Sono pochi i posti letto? Sono poche le sedute operatorie? Sono pochi gli anestesisti? Sono pochi gli operatori?
L’assistenza domiciliare oncologica, si legge poi nella sua lettera, “diversa dalla ospedalizzazione domiciliare, è una realtà ormai consolidata in questo territorio” grazie a convenzioni con associazioni di volontariato specializzate.
Ma quante volte al giorno gli infermieri e i medici si recano presso le abitazioni dei malati di tumore in assistenza domiciliare? Quanto personale in più è stato destinato a questa attività? E non è forse vero che prima di attivare l’assistenza domiciliare oncologica è necessario attraversare una lunga trafila burocratica compresa la concessione dell’invalidità civile? Si riesce oggi a sollevare le famiglie dal peso della disabilità cronica?
Quanto poi alla TAC gli esperti ci dicono che il numero di TAC installate è l’unico fattore correlato in maniera significativa con la sopravvivenza nei pazienti affetti da tumore. Noi ci rifiutiamo di credere che una persona della sua esperienza sanitaria oltre che amministrativa possa aver creduto, negli oltre quattro anni in cui ha ricoperto il ruolo che ricopre, che un ospedale di eccellenza possa contare, senza tradire le sue finalità, su un solo apparecchio TAC!
Egregio Direttore, noi crediamo invece che né la sua competenza né la sua buona volontà hanno potuto apportare i cambiamenti sostanziali che sono necessari per effettuare un salto di qualità nell’assistenza oncologica nella nostra AUSL perché il problema sta tutto nelle scelte di politica sanitaria regionale che mirando solo al pareggio di bilancio non hanno creduto che un disavanzo contabile quando allevia sofferenze si trasforma sempre in un “attivo” anche economico.
Per questo il Partito della Rifondazione Comunista chiederà nelle sedi proprie che le comunità locali discutano con Lei e con i tecnici del settore quanto c’è ancora da fare per portare la nostra sanità pubblica a livelli nazionali, verifichino quali siano i costi di queste operazioni e agiscano perché siano richiesti finanziamenti specifici.
Fabrizio Scoditti Consigliere Comunale Partito della Rifondazione Comunista Brindisi
COMUNICATO STAMPA PRC BRINDISI |