Brindisi, 05/03/2005

Mediterre 2005: seminario su rischio desertificazione

Il rischio desertificazione è stato argomento di un seminario, svoltosi presso la Sala Scuole Pie, dove sono stati illustrati alcuni esempi concreti realizzati in varie zone del Mediterraneo per combattere questo fenomeno che rappresenta uno dei rischi maggiori per il prossimo futuro di tutte le popolazioni dell’area in questione.
Con il coordinamento di Corinne Wacker, antropologa sociale dell’Università di Zurigo, i lavori sono stati aperti dall’intervento di Sabina Asins-Velis, membro del Dipartimento sulla conservazione del suolo del “Centro d’Investigaciones Sobre Desertificaciòn” di Valencia (Spagna), sulla degradazione del suolo nel Nord del Mediterraneo.
Le cause principali dell’impoverimento del suolo che riguardano la penisola iberica sono da attribuire essenzialmente all’erosione causata dal vento e dall’acqua, alla contaminazione dei suoli, all’eccessiva salinazione degli stessi. Tra le soluzioni individuate per ripristinare la struttura del suolo, la studiosa ha illustrato il sistema delle “terrazze” mediante il quale è possibile attuare una politica di rivegetazione e riforestazione, incrementando così la qualità dei paesaggi.
Dalla Spagna si è poi passati all’Egitto con l’intervento di Isamil Abd El-Galil Hussein, presidente del Centro di Ricerca sui deserti de Il Cairo. Dopo aver analizzato la situazione attuale, quantomai allarmante, di quest’area prevalentemente desertica (su una superficie totale di 250.000 acri l’area coltivabile è di soli 8.000 acri, per cui si evince che il 96% del territorio egizio è desertico) e le cause principali di questo fenomeno (sia quelle naturali legate ai cambiamenti climatici che quelle legate all’uomo come l’incremento demografico, l’urbanizzazione e la cementificazione), il presidente ha elencato alcuni degli obiettivi prioritari per far fronte, nell’immediato futuro, a questa sfida: formare le comunità locali attraverso una loro organizzazione nella gestione delle risorse naturali, il miglioramento delle loro competenze e professionalità, promuovere attività produttive in accordo con Governo e Istituzioni. Infine, ha sottolineato l’importanza di avere una banca dati sulle risorse disponibili e sulle perdite economiche dalle quali ricavare informazioni utili e complete da utilizzare nelle politiche di intervento.
Amalia Virzo De Santo, docente universitaria e componente del consiglio direttivo del Parco nazionale del Vesuvio, ha presentato i risultati del progetto “Desertnet”, realizzato nel quadro di Interreg IIIB sulla cooperazione transnazionale per l’integrazione territoriale armoniosa della Comunità Europea, un contributo di opere di ingegneria naturalistica alla mitigazione della desertificazione.
Nel particolare, il progetto ha riguardato un controllo dei fenomeni di erosione, attraverso la copertura vegetazionale che garantisce il consolidamento di aree a rischio frane sulla zona del cono del Vesuvio. Il progetto si è concretizzano con il trapianto di specie autoctone a radice lunga attraverso vari tipi di interventi (palizzate, grate, etc.). Già in corso di attuazione del programma è stato possibile riscontrare l’efficacia di questa copertura vegetale per limitare l’erosione e migliorare la qualità del suolo.
Infine, Pandi Zdruli, project manager MedCoastLand dell’istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, ha illustrato il progetto di rete MEDCOASTLAND che ha messo in atto una coordinazione efficace e una diffusione delle ricerche, degli studi e progetti con particolare riferimento alla conservazione del suolo. Tra gli obiettivi specifici del progetto, che si è sviluppato mediante sette seminari specifici, quello di diffondere i risultati delle ricerche, fornendo ai partecipanti accesso pubblico alle informazioni rilevanti, e le indicazioni e le linee guide per incrementare le pratiche di buona gestione; identificare i maggiori problemi nell’informazione e nella conoscenza di base per raggiungere un’immediata comprensione regionale della gestione sostenibile; formulare un ecosistema basato su una metodologia di assistenza verso chi ne usufruisce; sviluppare un approccio nella gestione della conservazione del suolo; suggerire politiche di progetto più adeguate nelle aree costiere del Mediterraneo.

COMUNICATO UFFICIO STAMPA MEDITERRE