Brindisi, 17/03/2005

Tomaselli: "azione unitaria e forte per una svolta ai processi di sviluppo"

Salvatore Tomaselli, Presidente della Camera di Commercio, Industria, Agricoltura ed Artigianatoo di Brindisi, ha inviato, in data odierna, una lettera al Presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, al Presidente della Provincia di Brindisi Michele Errico, al Sindaco di Brindisi Domenico Mennitti, al Presidente dell'Autorità Portuale Luigi Giannini, al Presidente di Assindustria Massimo Ferrarese, al Presidente della Cna Cosimo Convertino.

Di seguito ne riportiamo integralmente il testo:

Le recenti vicende giudiziarie verificatesi a Brindisi, in relazione alla movimentazione di combustibili ed al conseguente funzionamento delle centrali termoelettriche, ripropongono con forza il problema del futuro assetto infrastrutturale e produttivo della città di Brindisi e, in particolare, del suo porto.
La Camera di Commercio ha denunciato da tempo, ed in tutte le sedi competenti, un utilizzo sin troppo elevato di carbone. Un fenomeno che ha messo in crisi la reale polifunzionalità di un porto che per decenni ha rappresentato una ricchezza per il territorio. Non è un caso che proprio il 2004 abbia fatto registrare il minimo storico nel traffico passeggeri (600.000 presenze, con una contrazione di 400.000 unità rispetto a qualche anno addietro), che le merci alla rinfusa siano limitate a quantitativi insignificanti, che sia definitivamente fallito il progetto di movimentazione di containers e che, infine, il porticciolo turistico arranchi nell’affermare il suo definitivo decollo.
L’aspetto più preoccupante è rappresentato dal fatto che un impulso decisivo verso la soluzione al “problema-carbone” non sia giunta dalla “politica”, bensì dalla Magistratura che ha sequestrato il parco-carbone e quindi ha posto, quantomeno, un freno ai rischi di natura ambientale e, sia pure indirettamente, ad un utilizzo pressocché esclusivo delle banchine del porto commerciale di Costa Morena.
Certo, nessuno può ignorare che il carbone rappresenta il combustibile per l’oggi e per il domani in fatto di alimentazione di centrali, perché costa poco ed è disponibile in grandi quantità. Si tratta di stabilire, però, qual è la soglia che un territorio non deve superare per evitare danni irreparabili all’ambiente e, soprattutto, qual è la quantità oltre la quale una città ed il suo porto possono essere considerati completamente asserviti a tale combustibile.
Fino al momento dell’insediamento delle nuove amministrazioni territoriali, la “politica” – e non solo quella locale - non è stata in grado di andare oltre la gestione di continue emergenze, raccogliendo risultati deludenti e spesso ignorando, colpevolmente, che le scelte compiute potevano condizionare lo sviluppo del territorio per interi decenni. Del resto, è ciò che rischia di avvenire ancora una volta, anche per la vicenda-rigassificatore, alla luce delle norme che il Governo ha inserito nel decreto sulla competitività.
Oggi più che mai, pertanto, è necessario venir fuori dall’empasse, attraverso l’elaborazione di proposte ambiziose e di prospettiva. Il punto di partenza non può che essere costituito dal porto e dalla necessità di rendere armonico lo sviluppo dei suoi traffici. E’ sin troppo chiaro che l’attuale utilizzo così invasivo delle banchine prossime alla città per lo sbarco del carbone, la presenza di un gran numero di navi-carboniere, e quella di navi-gasiere che si prospetterebbe per il futuro, non possono in alcun modo consentire una ripresa del traffico passeggeri, né uno sviluppo di quello crocieristico. Le banchine sono ampie, ma gli spazi di manovra in acqua non consentono il contemporaneo svolgimento di tanti traffici. Ecco, allora, che entra in crisi nei fatti, ancora una volta, la polifunzionalità dello scalo.
Ed allora, perché non ipotizzare una azione unitaria e “forte” del territorio per determinare una svolta effettiva ai processi di sviluppo di quest’area?
Allo stato attuale – lo dimostrano i fatti – ci sono tutti i presupposti perché si chieda al Governo, tutti insieme e nell’ambito di un più vasto disegno programmatico territoriale, di mettere mani ad una proposta “strategica”.
Il riferimento è alla possibilità effettiva di realizzare a Cerano un nuovo porto industriale dove delocalizzare tutti i traffici di combustibili e, naturalmente, anche l’eventuale impianto di rigassificazione.
Proprio l’investimento proposto dalla “Brindisi LNG”, considerato strategico dal Governo, può rappresentare la chiave di volta per giungere ad una soluzione organica del problema.
E’ ben noto, infatti, che, dal punto di vista di “Brindisi LNG”, non ci sono i tempi per ritardare ulteriormente l’avvio della costruzione dell’impianto, perché la “joint venture” tra British Gas ed Enel ha già programmato l’arrivo di enormi quantitativi di gas naturale liquido e la sua successiva commercializzazione in forma gassosa.
Questa è una proposta avanzata da tempo e da più parti: oggi ci sono tutte le condizioni perché si realizzi.

COMUNICATO STAMPA C.C.I.A.A. DI BRINDISI