Brindisi, 25/03/2005

Di Schiena e Portaluri sulla "liberazione dai poteri forti"

«Liberiamo la città dai gruppi di potere che rappresentano le strutture di peccato»: è quanto ha detto il vescovo di Brindisi in un incontro con i giornalisti per gli auguri pasquali. Non si può non essere pienamente d'accordo con tale affermazione in una città e in un territorio che, per le politiche di quei gruppi di potere, hanno pagato enormi costi a causa di un distorto sviluppo economico che ha aggravato la crisi occupazionale, devastato l'ambiente ed ha inferto un doloroso vulnus al diritto alla vita e alla salute procurando anche un inquinamento morale con risvolti penali oggetto di inchieste giudiziarie tuttora in corso.
Ma dove vanno individuati questi gruppi deviati di potere? Non certo tra i tanti poveri diavoli che sbarcano penosamente il lunario né tra la gente comune e neppure tra quelle associazioni e tra quei movimenti della società civile che in questi anni si sono battuti, spesso fra tanti colpevoli e perduranti silenzi, contro scelte e gestioni estranee o addirittura palesemente contrarie agli interessi delle nostre comunità. I gruppi di potere «che rappresentano strutture di peccato» sono da cercare ovviamente dove il potere politico ed economico c'è ed è stato malamente esercitato.
Tocca quindi a coloro che vogliono liberare definitivamente la città e la provincia da questo pesante giogo, ciascuno con le proprie responsabilità sociali e politiche ma anche religiose, opporsi alle logiche e agli interessi (non tanto agli uomini) che si sono resi responsabili della grave situazione che non poteva più sfuggire all'attenzione pastorale del presule brindisino.
Alla luce di queste considerazioni, ci sembra che vadano recuperate alcune grandi intuizioni del Concilio Vaticano II per il quale «lo sviluppo economico deve rimanere sotto il controllo dell'uomo e non si deve abbandonare all'arbitrio di pochi uomini o gruppi» tenendo presente che il lavoro umano «è di valore superiore agli altri elementi della vita economica» e che la proprietà come l'iniziativa privata «ha per sua natura una funzione sociale che si fonda sulla comune destinazione dei beni». Ed il Concilio ha ricordato pure che la chiesa «non pone la sua speranza nei privilegi offerti dall'autorità civile» ma esercita la sua missione di annuncio e di testimonianza dando «il suo giudizio morale anche su cose che riguardano l'ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona».
Ci chiediamo allora se si collocano in questa linea di sensibilità e di intenti alcuni episodi riportati dalle cronache delle ultime settimane riguardanti i rapporti tra la chiesa ed il potere politico: la Regione Puglia stanzia 102 milioni di euro in favore degli oratori cattolici in applicazione di una legge regionale del 2001 e per questo atto il presidente Fitto e l'assessore competente ricevono sentiti ringraziamenti (perché mai per un atto di governo per sua natura finalizzato ad interessi generali?) dal presidente dei vescovi pugliesi mons. Ruppi e dal nostro arcivescovo in un incontro a Brindisi ampiamente pubblicizzato; giorni addietro mons. Talucci si reca nella sede di Brindisi dell'Associazione degli Industriali per esprimere ai dirigenti di tale sodalizio, notoriamente favorevoli alla realizzazione del rigasificatore, vivo apprezzamento per il loro operato. E ciò senza che da parte del presule ci sia stata finora analoga propensione al dialogo nei confronti delle rappresentanze sociali delle migliaia di cittadini che hanno un'idea dello sviluppo diversa da quella del dott. Ferrarese e che anche per questo si oppongono alla costruzione del pericoloso e devastante impianto in sintonia peraltro con le decisioni dell'Amministrazione Provinciale e del Comune di Brindisi. Ed ancora: i silenzi sulle crescenti condizioni di precarietà e di marginalità; sull'inquinamento e le sue vittime che attendono ancora giustizia, sul rigasificatore imposto - come è noto - da potenti gruppi di potere internazionali e coltivato localmente da un "partito trasversale" che guarda con favore al passato, sui ritardi nelle bonifiche e nella gestione dei rifiuti, sui tagli alla sanità.
Il fatto è - e lo diciamo con amarezza - che nell'esperienza cristiana si trova spesso l'accettazione del mondo "come è" ma anche la voglia di lavorare per la sua trasformazione, l'inclinazione all'abbraccio col potere (talvolta anche nelle sue peggiori interpretazioni) e la distanza critica da esso con la denuncia dei suoi abusi e dei suoi errori, il richiamo costante alla forza innovativa del Concilio Vaticano II ma anche il suo accantonamento nella pratica quotidiana, l'invocazione di una politica che «riparta dagli ultimi» ma anche l'adagiamento in un sistema che moltiplica le esclusioni e le emarginazioni. Ci auguriamo perciò che le recenti parole del vescovo sulla "liberazione" aiutino le tendenze positive dell'esperienza cristiana nel loro faticoso cammino.

Michele Di Schiena Maurizio Portaluri