Brindisi, 19/05/2005
Legambiente: le richieste all'Assessore regionale Losappio sul Rigassificatore
L’approvazione del decreto sulla competitività e, in esso, dei poteri conferiti al Governo di nominare un Commissario ad acta per imporre la realizzazione di impianti, quali i rigassificatori, già autorizzati, non può che rafforzare la mobilitazione popolare ed il fronte Istituzionale del NO al terminal a Brindisi. Non è certamente un caso che l’ex assessore regionale all’ambiente Saccomanno, chieda oggi a Vendola ciò che era difficile che potesse prima ottenere da Fitto, cioè una delibera di giunta che annulli il parere favorevole già dato, e invochi la revoca del decreto di autorizzazione del gennaio 2003.
Legambiente sin dal 2001 ha espresso la ferma opposizione al progetto della British Gas, oggetto di un procedimento autorizzativo pieno di forzature; ha sempre documentato le ragioni del NO ad un impianto che:
1) interferirebbe pesantemente con le attività portuali movimentando 110 navi da 130-140mila tonnellate, richiedendo estreme condizioni di sicurezza;
2) comporterebbe l’interramento di ben 19 ettari di mare;
3) sarebbe folle localizzare a Cerano, tanto più nell’immenso porto industriale proposto da alcuni.
Ciò non vuol dire che l’associazione non si faccia carico di valutare soluzioni alternative, tanto è vero che chiede alle Istituzioni interessate, in primo luogo alla Regione Puglia, di accelerare l’esame del progetto di gasdotto Grecia-Italia, dall’Unione Europea definito strategico, che dal 2010 sarà in grado di far giungere sulle coste pugliesi e nella rete gas nazionale, ben 10 miliardi di metri cubi di metano all’anno, in condizioni di impatto territoriale e di rischio enormemente inferiori. La discussione sul fabbisogno energetico nazionale può riaprirsi su questa prospettiva.
Nella trattative si è dato risalto ad un aspetto della convenzione del 1996, integralmente recepita nel piano di risanamento dell’area ad elevato rischio di crisi ambientale, cioè ai limiti di emissioni massiche su base annua. Per quanto riguarda la potenza installata e quella in esercizio, i combustibili ed il conseguente impatto ambientale, non è stata posta all’ENEL la pregiudiziale di rivedere immediatamente l’esercizio a pieno regime della centrale Brindisi/Sud, che brucia addirittura 6-7 milioni di tonnellate di carbone all’anno, e ad Edipower di formulare proposte più credibili di quelle avanzate, molte delle quali già erano previste due anni fa nel bando di ripotenziamento di Brindisi/Nord ma sono ancora disattese.
Legambiente chiede quindi a Comune, Provincia e Regione di ripartire dagli obiettivi fissati nella convenzione del 1996 e, in primo luogo, dal tetto massimo di 15 TWH annue da produrre nell’intero polo e dalla potenza massima in esercizio a Cerano di 1.980 Mw; dal blocco di qualsiasi ipotesi di prosecuzione di esercizio a carbone della centrale Brindisi/sud, dal drastico contenimento del carbone, dall’aumento progressivo di metano da fornire a Brindisi/Sud ed infine anche da un accordo sulla potenza in esercizio della centrale Enipower, ricordando che nel piano di risanamento si parlava di impianto a ciclo combinato di pari potenza (circa 400 Mw) rispetto all’insediamento esistente nel petrolchimico.
“Un’altra Brindisi è possibile” era scritto sullo striscione di apertura delle manifestazioni del 27 marzo e del 4 dicembre 2004. E’ chiaro che il NO al rigassificatore è l’emblema della lotta per una altra Brindisi e per un nuovo modello di sviluppo, ma è altrettanto chiaro che alle istituzioni si chiede altrettanta fermezza perché gli obiettivi della convenzione del 1996 sul polo energetico siano l’irrinunciabile premessa per accordi credibili con le società elettriche che in questi anni hanno curato solo interessi aziendali a scapito dell’ambiente, della salute e dei diritti dei lavoratori e dei cittadini. Un’altra Brindisi e un nuovo modello di sviluppo sono strettamente legati alla risoluzione della questione energetica.
COMUNICATO STAMPA LEGAMBIENTE BRINDISI
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