Brindisi, 15/09/2005

PON: Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno, la 1ª giornata

Il PON, il “Programma Operativo Nazionale sulla Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno” ha fatto tappa a Brindisi, dove rimarrà sino a domani, venerdì 16 settembre.
Al centro dell’iniziativa, promossa dall’Unione Europea, dal Ministero dell’Interno, dalla Prefettura di Brindisi e dal Comune di Brindisi, la creazione di una rete socio-istituzionale per contrastare il lavoro nero e favorire la crescita della cultura del lavoro regolare.
Affidato alla responsabilità del Ministero dell’Interno (Dipartimento della della Pubblica Sicurezza) attraverso l’azione congiunta delle forze di polizia e di un vasto e qualificato partenariato istituzionale, sociale ed economico, il PON coinvolge, con iniziative mirate, un ampio numero di soggetti in un’azione di recupero e di diffusione della cultura della legalità quale condizione indispensabile per il rafforzamento della sicurezza.
Il
primo appuntamento della “due giorni” si è tenuto stamani, nel Salone di Rappresentanza “Mario Marino Guadalupi” di Palazzo di Città, dove ha avuto luogo una tavola rotonda di presentazione del progetto “Una rete socio-istituzionale per contrastare l’illegalità favorendo la crescita della cultura del lavoro regolare”, alla presenza del sindaco Domenico Mennitti, del prefetto Cesare Ferri, del presidente della Provincia Michele Errico, dell’assessore regionale al Bilancio e alla Programmazione Francesco Saponaro, della responsabile del progetto Erminia Zarrilli e del coordinatore nazionale del progetto Elio Montanari.
Dopo i saluti delle autorità presenti al tavolo, sono seguiti gli interventi dei due responsabili del progetto, destinato alle regioni in cui il fenomeno del lavoro sommerso è particolarmente diffuso: Puglia, Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata e Sardegna.
“Reprimere i comportamenti illegali ed alimentare una denuncia culturale collettiva contro chi ricorre al lavoro irregolare – ha affermato la dottoressa Zarrilli – è fondamentale per ogni politica di sviluppo basata sul rispetto della legalità. Nell’ambito del lavoro, la cultura della legalità si traduce nel rispetto delle regole che costituiscono una garanzia per le imprese danneggiate dalla concorrenza sleale di chi opera irregolarmente, per i lavoratori che pagano il prezzo diretto delle irregolarità attraverso una riduzione dei loro diritti e per la società che paga il prezzo della crescita dell’insicurezza nello svolgimento dell’attività lavorativa e sconta una colossale elusione degli obblighi contributivi e degli introiti fiscali. Pertanto – ha concluso la dottoressa Zarrilli – radicare fra gli attori locali la convinzione che il lavoro irregolare penalizza tutti i soggetti – siano essi imprenditori, cittadini o lavoratori – è un primo passo sulla strada della definizione di azioni di contrasto partecipate”.
Il coordinatore nazionale del progetto, dott. Elio Montanari, ha illustrato le tre considerazioni, alla base del progetto, che ne sintetizzano le ragioni, l’approccio e le finalità. “Il lavoro irregolare – ha affermato Montanari – è un’emergenza nell’economia del Paese ed in particolare nelle regioni del Meridione che totalizza, nel complesso, una quota di lavoratori irregolari pari al 23,1%, più del doppio di quanto sono stati stimati per il Nord-Ovest e per il Nord-Est (9,5% e 10,3%) e ben oltre la quota delle regioni del Centro (13,3%).
Un fenomeno che, peraltro, è in aumento e che nel Sud Italia risente anche della presenza della criminalità organizzata che, attraverso il controllo del mercato del lavoro, rafforza il ‘suo’ controllo del territorio.
Il secondo aspetto – ha proseguito Montanari – è quello relativo al fatto che il contrasto del lavoro sommerso in tutte le sue forme non può avvenire solo attraverso il controllo e la repressione, ma con la crescita della cultura della legalità. In altre parole, è necessario immaginare un percorso parallelo che mobiliti tutti gli attori locali per innalzare la soglia della tolleranza sociale rispetto alle irregolarità. Una soglia che in molte aree del Mezzogiorno è ancora troppo alta.
Il terzo punto, infine, è quello secondo cui solo muovendo da una comune consapevolezza del fenomeno, dei suoi caratteri strutturali e delle sue articolazioni nell’economia locale, è possibile attivare un impegno condiviso fra tutti gli attori locali per rafforzare l’azione di contrasto del lavoro irregolare e definire percorsi utili per l’affermazione della cultura della legalità.
Un processo che richiede l’impegno e la mobilitazione degli attori locali, delle istituzioni, delle rappresentanze economiche e sociali. Ma non è un processo automatico, né semplice.
Bisogna saper valorizzare le competenze dei sistemi locali, mettendo insieme soggetti sociali, politici, economici, istituzionali su un progetto comune, condividendone valori ed obiettivi. Il progetto ‘Una rete socio-istituzionale per contrastare l’illegalità favorendo la crescita della cultura del lavoro regolare vuole essere uno strumento per favorire questo incontro da cui può venir fuori un decisivo contributo per contrastare il lavoro irregolare”.
Subito dopo l’illustrazione del progetto, si sono susseguiti gli interventi dell’assessore comunale alle dinamiche Imprenditoriali Giorgio Caiulo, dell’assessore provinciale alla formazione professionale ed al mercato del lavoro Concetta Somma, del presidente della Camera di Commercio Salvatore Tomaselli, del presidente dell’Assindustria Massimo Ferrarese, del componente della segreteria generale della Cgil Beppe Ciraci, del segretario generale della Cisl Teodoro Di Maria, del componente della segreteria generale della Uil Giovanni Albano, del segretario generale dell’Ugl Ercole Saponaro e del segretario generale della Confsal Antonio Acquaviva.

COMUNICATO STAMPA AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI BRINDISI