Brindisi, 28/09/2005

Di Pietrangelo e Ignone: nuovi modelli organizzativi assistenziali in Puglia

Nella critica al PRO, da cui prendemmo le distanze già tre anni fa, abbiamo avuto modo di evidenziare la sua inadeguatezza e la insostenibilità oltre che il mancato coinvolgimento dei territori e degli operatori.
Alla luce di quella battaglia ribadiamo alcuni capisaldi che oggi si ritrovano nelle linee di indirizzo del nuovo governo regionale. L’assistenza non può essere delegata ad una sola componente del percorso sanitario (territorio, ospedale per acuti, riabilitazione e follow up) ma deve necessariamente integrarsi in un percorso diagnostico-terapeutico che abbia come obiettivo principale la continuità assistenziale.
Questo concetto, moderno, per essere messo in atto necessita di rivedere e superare l’attuale concezione di assistenza territoriale e assistenza ospedaliera arrivando, possibilmente, ad una integrazione delle strutture e degli operatori per salvaguardare il percorso del paziente.

La continuità assistenziale riconosce 3 momenti fondamentali nel suo percorso:
1. medicina territoriale improntata alla gestione delle patologie croniche in fase di stabilità per ridurre le recidive e ai progetti di prevenzione per identificare i soggetti a rischio (rischio cardiovascolare, rischio oncologico..) e di educazione sanitaria (comportamenti a rischio, uso/abuso dei farmaci…). Questo momento deve valorizzare e scoprire nuove figure professionali, oltre ai medici, in modo da contribuire in maniera determinante alla deospedalizzazione.

2. Assistenza ospedaliera per acuti improntata ad un nuovo modello in base alla differenziazione degli ospedali per intensità di cure (ospedali di base-distrettuali, ospedali intermedi, ospedali di altà specialità). Questa differenziazione si riconosce in un “sistema moderno” (altro che legge Mariotti) HUB e SPOKE secondo un modello di RETE INTEGRATA ASSISTENZIALE (RIA) in cui il territorio è organizzato secondo percorsi assistenziali condivisi in cui tutti sanno “chi fa che cosa”.
L’altro punto forte di questo modello organizzativo è che l’ospedale di base-distrettuale- recupera una funzione di raccordo tra l’attività territoriale e l’attività ospedaliera di base identificata con un Pronto Soccorso Attivo supportato dalle attività diagnostiche (laboratorio analisi, radiologia, cardiologia, anestesia/rianimazione) e dalle specialità di base che possono integrarsi con attivazione di reparti ad elevata specificità per la realtà locale. Questo ospedale distrettuale recupera una funzione di attività ambulatoriale, di day-hospital e day-surgery creando una integrazione tra specialisti ospedalieri e distrettuali.
L’affermazione di questo nuovo modello organizzativo supera una impostazione schematica di piano di Piano di Riordino Ospedaliero (PRO). Questo eviterebbe l’errore della precedente programmazione sanitaria che si è concentrata sugli ospedali operando tagli insostenibili senza nessuna nuova attivazione e senza riorganizzazione del territorio. Pertanto l’attività ospedaliera che sarebbe riorganizzata e ridefinita secondo un modello Hub e Spoke e in base alle intensità di cure erogate sarà definita come la nuova RETE INTEGRATA ASSISTENZIALE TERRITORIO-OSPEDALE.

3. Fase post-acuzie: il completamento del percorso diagnostico-terapeutico del paziente richiede di porre particolare attenzione alla fase post-acuzie con l’attivazione di ospedali opportunamente riconvertiti in strutture di riabilitazione/lungodegenza.

La nuova sfida per una moderna organizzazione dell’assistenza ospedaliera deve puntare ad un sistema di rete integrata che assicuri diverse intensità di cure e collabori più strettamente con la medicina specialistica distrettuale utilizzando strutture, risorse e protocolli condivisi.

Gianfranco Ignone (Primario Cardiologo – Responsabile Sanità DS-Brindisi)
Carmine Dipietrangelo (Segreteria Regionale DS Puglia)