Brindisi, 21/10/2005
Centri commerciali: la Confcommercio denuncia il giro di vite delle Regioni
Nei giorni scorsi, a cominciare dalla Lombardia che di fatto ha congelato le autorizzazioni per nuove aperture di grandi superfici di vendita fino alla primavera del 2006, il giro di vite di tante altre Regioni è quanto mai significativo.
Intanto l’Assessore lombardo al commercio ha esplicitamente motivato il blocco dei nulla osta con la necessità di “tutelare e salvaguardare al meglio i piccoli negozi”. Se ci saranno in un futuro nuovi centri commerciali in Lombardia, ha aggiunto, questi potranno sorgere solo in aree deficitarie di strutture commerciali e recuperando immobili dismessi.
La mossa della Regione Lombardia è in realtà una delle tante, giacchè in ordine di tempo diverse altre realtà regionali si sono mosse sulla strada del blocco delle autorizzazioni nei confronti della grande distribuzione. La Giunta Regionale del Piemonte, ad esempio, ha deciso lo stop alle domande di apertura di centri commerciali ed ipermercati; il provvedimento è stato adottato con procedura d’urgenza e trova ampie motivazioni dalla necessità di verificare l’applicazione della riforma del settore commercio a partire dall’anno 1998 e, quindi, di predisporre una nuova normativa quadro per il Piemonte.
Dal canto suo la Regione Sardegna ha bloccato il rilascio dei nulla osta all’apertura di altri ipermercati, fino alla definizione della normativa di programmazione per la grande distribuzione.
L’Umbria, intanto, sta elaborando criteri più selettivi sugli sviluppi delle grandi superfici di vendita, sugli ampliamenti e le ristrutturazioni dei centri commerciali e sugli equilibri con gli operatori al dettaglio sul territorio.
Il Friuli-VeneziaGiulia, a sua volta, ha ritenuto di ridefinire i temi di sviluppo per la grande distribuzione rispetto al dettaglio tradizionale, rinviando nel tempo l’individuazione di quote di superfici commerciali da utilizzare.
Anche il Veneto ha stretto le maglie allo sviluppo degli ipermercati: infatti, d’ora in avanti, la “palla” passa ai Comuni per l’individuazione delle nuove strutture di vendita e dei parchi commerciali.
Il Lazio, da parte sua, ha stabilito regole più stringenti sulla destinazione d’uso degli immobili commerciali e degli ampliamenti. Sulla stessa falsariga si è mossa l’Emilia Romagna.
Accertato che il sistema distributivo italiano contava all’inizio del 2005 ben 547 centri commerciali e/o ipermercati operanti, i provvedimenti di blocco recentemente assunti nelle diverse Regioni per infrenare il rilascio di nuove autorizzazioni non debbono affatto stupire.
Di certo la grande distribuzione è presente su tutto il territorio nazionale in maniera massiccia ed ha già messo in serie difficoltà non solo i negozi tradizionali di vicinato, ma finanche la media distribuzione. Se si considera poi che il periodo di significativa crisi dei consumi non accenna a manifestare percettibili segni di ripresa, ma addirittura si è inasprito, costringendo molti esercizi a subire grosse difficoltà nella gestione, la richiesta avanzata da parte degli operatori ed esercenti rappresentati da Confcommercio di rivedere l’eccessiva entità del contingente assegnato a nuove grandi strutture, è da ritenersi del tutto legittima in quanto dettata dalla volontà di tutelare e difendere la sopravvivenza dei tanti piccoli punti vendita.
Confcommercio Brindisi è dell’opinione che i provvedimenti avverso il rilascio di ulteriori autorizzazioni adottati dalle elencate Regioni Italiane sono la conferma della necessità di congelare per un adeguato periodo di tempo, anche in Puglia e segnatamente nella nostra Provincia, ogni apertura di strutture di vendita di grandi dimensioni.
In particolare, per quanto riguarda la Città di Brindisi, va segnalato che la conferenza regionale dei sevizi, prevista dall’art. 8 della Legge Regionale n. 11/2003, ha già esaminato la domanda di apertura di una grande struttura - insediamento di livello provinciale - presentata da tale Vezzani Fabrizio, “Alisette s.r.l”. Non solo, ma dalla lettura del verbale di seduta della nominata conferenza, una ulteriore domanda di apertura è pervenuta, sempre alla Regione Puglia, a nome di “Centro Insieme D.L.G. s.r.l.” ancora per la città di Brindisi; è da aggiungere, altresì, che secondo voci attendibili, una terza richiesta (troppa grazia!) sarebbe stata avanzata dal gruppo “Aligros” (Alisette, Aliotto, Alinove, ecc…). Da qui la presa di posizione ferma e decisa di Confcommercio Brindisi che in sede della più volte nominata conferenza ha espresso a mezzo del proprio rappresentante Dott. Giuseppe Chiarelli, Segretario di Confcommercio Puglia, il netto dissenso e le tante perplessità in ordine al rilascio di nuove autorizzazioni in provincia di Brindisi e segnatamente nel capoluogo.
Anche il Sindaco di Latiano, Edmondo Caniglia, ha motivato il suo parere contrario, sottolineando la non corretta localizzazione della grande struttura per la sua vicinanza all’Ospedale Perrino di Brindisi, cui si aggiunge la situazione particolarmente difficile dei negozi tradizionali, mentre il rappresentante della Provincia Assessore De Carolis ha dichiarato il suo parere nettamente contrario per motivi di carattere “ambientale” non condividendo, sull’apertura delle grandi strutture di vendita, “i pasticci del presente e del passato”.
Ora, la parola definitiva passa alla Giunta Regionale. La speranza degli operatori e degli esercenti, che vorremmo trasformata in certezza, è che anche la Puglia decida urgentemente una “moratoria” per la grandi superfici commerciali, così come accaduto in molte regioni italiane.
COMUNICATO STAMPA CONFCOMMERCIO BRINDISI
|