Brindisi, 29/10/2005

Termovalorizzatore, Medicina Democratica: scelta ideologica ed antieconomica

Perché riteniamo che a Brindisi il termovalorizzatore - eufemismo con cui si chiama oggi un inceneritore di rifiuti - non si debba fare?
Abbiamo sostenuto e ribadiamo che i rifiuti costituiscono una risorsa molto redditizia per chi vuole ricavare dalla loro manipolazione combustibile da rifiuti (CDR) per gli inceneritori ma rappresentano una ricchezza di valore anche maggiore per la collettività.
E ciò sia da un punto di vista genericamente economico che da quello più strettamente occupazionale.
Se i diversi tipi di rifiuti (carta, vetro, alluminio, plastica, umido) venissero separati in casa, con la predisposizione dei necessari presidi e con il dispiegamento della opportuna organizzazione, potrebbero essere avviati al vero riciclo con produzione di nuova carta, vetro, plastica ed alluminio e con molto profitto per la collettività anche in termini occupazionali.
Proseguendo invece sulla strada della differenziazione dei rifiuti a "valle", solo per la produzione di CDR da bruciare negli inceneritori, si incrementano esclusivamente i profitti di pochi imprenditori ed i costi per la collettività mentre si abbandonano i lavoratori al ricatto occupazionale.
E' vero che il ciclo dei rifiuti si chiude con l'incenerimento di un residuo, come dice il decreto Ronchi, ma appunto si conclude non si apre come si vuole fare a Brindisi.
Se nella nostra regione si attuasse il recupero dei rifiuti, il residuo da incenerire potrebbe essere trattato da un solo inceneritore anziché dai dodici previsti dal piano Fitto e giustamente bloccati dall'attuale Giunta regionale.
Bene ha fatto nel frattempo il Comune di Brindisi ad avviare la raccolta differenziata "porta a porta" che dovrebbe essere estesa ad altre tipologie di rifiuti. Ma il fatto è che se il materiale così recuperato dovrà essere bruciato in un termovalorizzatore, tutta la fatica della raccolta differenziata si tramuterebbe in una scelta antieconomica.
La resa economica del riciclo è enormemente superiore a quella dell'incenerimento. Tanto è vero che, ad esempio, l'assessore dal bilancio del Comune di Bari ha dimostrato , conti alla mano, che il ricorso all'incenerimento in quella città avrebbe provocato un aumento della tassa dei rifiuti. E ciò perchè i termovalorizzatori hanno costi di gestione elevati solo in parte compensati dall'incremento dei volumi da bruciare.
Incremento che costituirebbe un inevitabile epilogo della vicenda imprenditoriale, come è già stato evidenziato nel dibattito di questi giorni, sicchè Brindisi diverrebbe un terminale di CDR proveniente da altri siti. Senza dimenticare poi che Brindisi è già terminale di rifiuti industriali nella piattaforma del SISRI e che gli invocati controlli degli inquinanti propri dell'incenerimento non sono stati resi pubblici se mai sono stati effettuati.
Il recupero dei rifiuti può invero essere una grande occasione di sviluppo se solo lo si coniuga con la tradizione di ricerca sui materiali già in atto a Brindisi da molti anni.
In un recente convegno del Forum si è dimostratocome l'innovazione che deriva dalla ricerca applicata può essere il volano per il nuovo modello di sviluppo. Si chieda allora, per esempio ai numerosi ricercatori presenti nel parco tecnologico della Cittadella della Ricerca, un progetto tecnico ed economico sul recupero dei materiali e sicuramente si riceveranno proposte e soluzioni capaci di produrre occupazione stabile e duratura per un numero di operatori superiore a quello attualmente in emergenza.
Appare allora chiaro che la contrarietà degli ambientalisti alla costruzione del termovalorizzatore è principalmente fondata, oltre che su pericoli di inquinamento, su considerazioni di carattere economico e sulla incontestabile evidenza che tale realizzazione contrasterebbe con la dichiarata scelta di promuovere un nuovo modello di sviluppo. Né si possono trascurare le preoccupazioni derivanti dai numerosi dati epidemiologici e tossicologici che hanno visto crescere intorno agli inceneritori particolari tipi di tumori connessi all'inevitabile emissione nell'ambiente di sostanze cancerogene come le diossine, sostanze che sono state ritrovate, quando ricercate, anche negli alimenti, nelle colture e negli allevamenti intorno agli impianti. Per queste ragioni apprezziamo le scelte in campo energetico della Regione e del Presidente Vendola che intendono profondamente innovare il piano dei rifiuti elaborato dalla precedente amministrazione Fitto. Discorso questo che ha per fondamentale presupposto l'assicurazione di non precari posti di lavoro in favore dei dipendenti dell'ex EVC: un problema che può essere rapidamente risolto con la fattiva e responsabile collaborazione di Comune, Provincia e Regione.
Ideologico ci sembra invece il discorso di chi usa l'urgenza occupazionale, resa tale da anni di disattenzione, come grimaldello per imporre una scelta antieconomica alla collettività.

COMUNICATO STAMPA MEDICINA DEMOCRATICA