Roma, 16/11/2005

Devolution, Stanisci: l'involuzione del sistema Italia, intervento al Senato

Brindisi

Di seguito riportiamo il resoconto stenografico dell’intervento della Senatrice Rosa Stanisci, Ds, presso il Senato della Repubblica:

PRESIDENTE Fisichella: È iscritta a parlare la senatrice Stanisci. Ne ha facoltà.

STANISCI (DS-U). Signor Presidente, fa impressione: da ore la parte destra di quest'Aula è vuota.
Simbolico questo disinteresse da parte della maggioranza, che sceglie di non esserci in un momento in cui l'ascolto delle ragioni dell'opposizione e di una buona parte del Paese sarebbe quantomeno doveroso.

Eppure, ciò che si sta discutendo non è una norma qualsiasi di una legge qualsiasi. Oggi, in quest'Aula, stiamo discutendo non di federalismo, ma di devolution, che mira solo a frammentare lo Stato nazionale.
La devolution, infatti, prevede la divisione economica, sociale, culturale delle venti Regioni italiane. Con essa si tenta di scrivere la parola fine ai diritti uguali per tutti, alla solidarietà, alla sanità, alla scuola ed alla cultura.

Finisce l'idea di Stato nazionale, perché finiscono le ragioni per cui esso è nato. Ci sono voluti quattro secoli di discussione politica e circa un secolo di guerre risorgimentali per unire i territori italiani ed ora questo Governo, con un colpo di spugna, intende cancellare l'Italia e la sua Costituzione.

Voi della maggioranza - che non siete presenti - siete talmente bravi da compiere in poco tempo una lacerante divisione su un territorio che ha visto Mazzini, Cavour, Garibaldi lottare e soffrire per dare dignità al nome d'Italia. Siete davvero molto bravi!

In un lasso di tempo molto breve avete promosso leggi come la Cirielli, la legge elettorale, la riforma della scuola, che sta destabilizzando il sistema dell'istruzione e dividendo gli studenti in studenti di serie A e di serie B, affidando le sorti dei licei allo Stato e relegando alle Regioni gli istituti professionali.

La Costituzione prevede che l'istruzione sia di competenza dello Stato e già questo, proposto prima della devolution, è un fatto di inaudita gravità, che penalizza tanti giovani, soprattutto nel Mezzogiorno.

Per non parlare di un patrimonio di saperi e di esperienze, rappresentato dagli istituti tecnici e professionali, che si perderebbe, con il conseguente arretramento culturale di molti territori del nostro Paese. Leggi non condivise dai cittadini italiani perché non utili e, anzi, per loro dannose.

Presidenza del vice presidente DINI (ore 20)

(Segue STANISCI). In questi anni avete fatto esercizio di baratto scambiando le istituzioni, lo Stato e i poteri per tenere insieme una maggioranza il cui cemento è costituito solo dal ricatto. Vi siete divisi le vesti: la devolution alla Lega e la riforma scolastica, la legge elettorale e la Cirielli a Forza Italia. Non è invece chiaro cosa ne viene ad AN.
Questa parte dell'eredità non è molto chiara soprattutto se si considera che il simbolo di questo partito è il tricolore, spesso usato a meri fini di propaganda, che dovrebbe parlare di unità nazionale e di Stato unitario.

Alleanza nazionale ha regalato il tricolore alla Lega ricevendone in cambio uno straccio verde della Padania, infliggendo un grave vulnus alla Carta costituzionale che rappresenta un patto: il patto tra le forze politiche e lo Stato sovrano.

La modifica di 50 articoli della Costituzione non è merce di scambio. Vengono riscritti in modo pasticciato i rapporti tra Stato e Regioni, vengono riformati tutti gli organi di garanzia, svuotati di poteri essenziali. C'è un rischio per il Paese se non vi fermate: il rischio di una deriva nella quale l'Italia potrebbe annegare.

La maggioranza parla sempre di riduzione di spese, di sprechi e di tagli e su questo ha costruito anche la finanziaria del 2006.
Chi pagherà ora i costi di questa che viene chiamata devolution?

Al danno riveniente dalla disgregazione delle garanzie di uguaglianza si aggiunge quello del costo che i cittadini sopporterebbero a causa della devolution in un periodo in cui le risorse pubbliche scarseggiano e il sistema produttivo versa in una grave crisi. La maggioranza spesso ha parlato anche del Meridione d'Italia in termini di assistenzialismo, accusando il Sud di essere una palla al piede per lo sviluppo del Paese.

Da meridionale sarei quindi tentata di credere che questo sia uno degli scopi: sganciare definitivamente il Mezzogiorno dall'Italia. Spesso ho sognato, sapendo di sognare, un'Italia ricca, bella e istruita, dal Capo di Leuca ad Udine; un'Italia piena di opportunità, a Brindisi come a Milano, che riesce a garantire cura, formazione, istruzione e sicurezza a tutti i cittadini italiani.

La maggioranza non sa che sta sognando e confondendo il sogno di una grande riforma con questa cosa chiamata "devolution". Se non fosse confusa avrebbe capito che il messaggio inviato dai cittadini italiani il 16 ottobre è: manderemo a casa il centro-destra che sta governando senza più maggioranza e che con le sue scelte manca di rispetto agli italiani, a coloro che lo hanno votato e a coloro che non lo voteranno più.

E' forse giunto il tempo che si incominci a capire che nessuno è padrone dell'Italia. Solo la disperazione può aver spinto la maggioranza a tale grave attacco alla democrazia; un attacco senza futuro per chi lo ho sferrato. A quattro anni dal suo insediamento questo Governo mostra ogni giorno di più l'incapacità di condurre l'Italia verso la modernizzazione e il rilancio. Per il terzo anno consecutivo la crescita economica è inferiore all'1 per cento.

Le famiglie italiane sono in forte difficoltà: non c'è prospettiva per i nostri giovani che tornano ad emigrare come negli anni Cinquanta. L'Italia non riesce a competere con il resto dell'Europa; cresce la spirale dell'illegalità e il Meridione è sempre più debole e solo. Il Governo, anziché occuparsi di come far uscire dalla crisi il nostro Paese investendo su settori trainanti dell'economia, gioca con la Costituzione.

Non si vogliono rafforzare le Regioni, non c'è una seria proposta di federalismo. Si sta cancellando ciò che già esiste: la possibilità di accedere a contributi finalizzati, atti a valorizzare il Mezzogiorno.

Nel 2001, con la riforma del Titolo V della Costituzione, si disponeva la destinazione di risorse aggiuntive e si prevedevano interventi atti a promuovere la coesione e la solidarietà sociale, rimuovendo gli squilibri economici e sociali. Fino al 2001 è stata la solidarietà una costante del legislatore; poi, con l'avvento del centro-destra, è iniziata per il Paese una parabola discendente.
Con la devolution si giunge ad un abbandono degli interventi di perequazione, di distribuzione delle risorse.
Il Sud d'Italia viene condannato al languore grazie anche ai continui tagli che derivano dalle finanziarie.

Cosa pensano di questo i colleghi meridionali? Dove sono? Quali territori rappresentano? Quale scuola, quale sanità, quale agricoltura, quale società stanno progettando, per la Puglia, la Calabria, la Sicilia, il Molise, la Campania e tutto il resto del Meridione?

Questa che stiamo discutendo è l'involuzione del sistema Italia, perché si sta calpestando il principio cardine dello Stato democratico, cioè la sovranità, la tutela di tutti.

Di fronte ad un Meridione in ginocchio occorre che lo Stato unitario dia una risposta facendo un salto in avanti, non un salto nel buio.
Occorre mantenere le garanzie dell'unità nazionale per non allontanare le istituzioni dal Paese, per non mandare il Sud alla deriva nell'indistinto mare Mediterraneo.
(Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U e della senatrice De Petris. Congratulazioni).