Brindisi, 16/12/2005

Rigassificatore: riprendono i lavori, le Ass.ni contestano le prospezioni archeologiche

Di seguito la posizione delle Associazioni contrarie alla realizzazione dell’impianto di rigassificazione della Brindisi Lng, in una lettera inviata, al Ministro dei beni e attività culturali, alla Sovrintendenza Gen.le per la Puglia, alla Soprintendenza ai Beni Archeologici, all’Autorità Portuale, alla Capitaneria di Porto Brindisi, Comando Carabinieri , al Sindaco del Comune di Brindisi, al Presidente della Provincia di Brindisi, al Presidente Giunta Regionale Bari, nonché al: Sig. Procuratore della Repubblica del Tribunale di Brindisi , sulle prospezioni archeologiche effettuate a Capobianco.

Oggetto: Lavori di colmata a Capobianco – Prospezioni archeologiche

Si apprende dalla stampa che la Soprintendenza ai Beni Archeologici asserirebbe di autorizzare la ripresa dei lavori di colmata non avendo, le prospezioni archeologiche, riscontrato alcunché. Nella stessa maniera si ebbe improvvisamente notizia - dopo che i lavori di colmata erano già iniziati da alcuni giorni, e pertanto una vasta aerea era stata interessata al versamento di ingenti quantità di pietrisco - di un incontro tra la Soprintendenza alle Antichità e la Brindisi LNG per stabilire un piano d’indagine sottomarina allo scopo di verificare la presenza o meno di reperti archeologici.

Non sembra che in tutto questo vi sia chiarezza, ed invece sarebbe proprio il caso che vi fosse, soprattutto in merito a quanto segue:
1. di chi è stata l’iniziativa dell’incontro: è stata un’iniziativa delle LNG e in questo caso perché solo a lavori iniziati? È stata un iniziativa della Soprintendenza ai Beni Archeologici e in questo secondo caso perché è stata ascoltata con tanto ritardo?
2. è realmente conclusa questa indagine e, in questo caso, quali e dove sono gli atti ufficiali?

L’associazione Italia Nostra aveva sollevato sin dal 03/06/05 la necessità di procedere a delle prospezioni archeologiche nello specchio d’acqua tra le isole Pedagne e Capobianco poiché in tale aerea è prevista una colmata di oltre 25 ettari.
Nonostante questa richiesta e successive sollecitazioni la Soprintendenza alle Antichità non è mai stata messa nelle condizioni, da chi aveva il dovere di farlo, di poter valutare il progetto e quindi determinare l’opportunità di procedere o meno a delle prescrizioni. Alla Soprintendenza, nonostante la stessa lo avesse sollecitato più volte, fu inviata una documentazione, definita inadeguata dalla stessa, solo due o tre giorni prima dell’inizio dei lavori di colmata. E’ conseguente notare che un comportamento di tal genere potrebbe aver seriamente ostacolato il compito d’ufficio della stessa Soprintendenza..

Ma ritorniamo alle prospezioni archeologiche. Il periodo fissato per tali ricerche è fissato in 21 giorni lavorativi; è fin troppo evidente come questo periodo sia troppo breve se deve intendersi finalizzato ad una indagine puntuale e scrupolosa. Un periodo così breve, caso mai, può consentire esclusivamente un’osservazione generica della superficie dei fondali e non certo l’individuazione di reperti archeologici sepolti nella sabbia. L’area interessata ha subito – nel tempo – significativi mutamenti dello stato dei luoghi non solo a seguito di fenomeni naturali, ma ancor più a causa di lavori, del deposito di sedimenti e di scarichi di origine civile ed industriale, e di attività di pesca e non ultimo le ingenti quantità di pietrisco e di cemento usate per l’inizio della colmata. Tali mutamenti sono posteriori ai ritrovamenti – ampiamente documentati – di reperti, vi è quindi un’alta probabilità che altro materiale archeologico giaccia sotto i sedimenti e il pietrisco.

E’ del tutto evidente che solo una ricerca condotta non solo con l’ausilio ma anche con l’uso metodico e capillare di strumentazioni più sofisticate (Sub Bottom Profiler, metaldetector, sorbona ecc.) e con dragaggi sistematici può accertare, o escludere, la presenza di altri e forse più importanti reperti archeologici. Senza queste garanzie le ricerche condotte non potrebbero dare risultati certi e non vorremmo che si fosse giunti, a lavori iniziati, alla decisione di condurre tali ricerche sol perché qualcuno si potesse “lavare la coscienza”. Sarebbe un fatto gravissimo, ma è ancor più grave che questo avvenga tra il silenzio di chi ha titolo ad intervenire.

Per quanto sopra le sottoscritte associazioni chiedono formalmente l’esecuzione di una campagna di ricerche archeologiche che non lasci nulla di intentato e nelle more si chiede di non rilasciare qualsivoglia autorizzazione o permesso utile alla ripresa dei lavori per la realizzazione della colmata.

Italia Nostra, Legambiente, WWF, Coldiretti-Terra Nostra, Fondazione “Dr. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, Cobas, LAV, A.I.C.S., ARCI, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato cittadino “Brindisi porta d’Oriente”, Comitato spontaneo “Mo’ Basta!”

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