Brindisi, 28/12/2005

Romano: “l’Asl non è di Saccomanno”

La lettura degli organi di stampa mi consegna una contestazione frontale al Direttore Generale della ASL di Brindisi per alcune nomine effettuate, in totale autonomia, dallo stesso; contestazione svolta da un profondo conoscitore della sanità brindisina, il consigliere regionale Saccomanno. Non mi interessa sapere come funzionava prima, ma il fatto che io, consigliere regionale di maggioranza e membro della commissione sanità, apprendo dalla stampa il nome dei designati mi porta a sostenere con soddisfazione che qualcosa incomincia a cambiare.

Il centro sinistra non è interessato all’ingresso nella stanza dei “decisori politici”, ma all’appropriatezza dei risultati si; ed i risultati sono la riapertura degli Ospedali di San Pietro, Mesagne, Ceglie, cosa questa che presuppone la riattivazione negli stessi, quantomeno delle branche chirurgiche ed il contestuale potenziamento della diagnostica strumentale.
Il modello organizzativo della “sanità di Fitto” ha azzardato il controllo della spesa e la qualità della prestazione tutto sulla ospedalizzazione; da qui i dipartimenti su area vasta, la residualità degli aspetti pre e post acuzie, la inesistenza di politiche di reinserimento sociale.

Va bene quindi la risoluzione per scadenza di incarico delle responsabilità dipartimentali e bene la costruzione di un modello organizzativo che si fondi sul “percorso assistenziale” e quindi una dipartimentazione inter e multidisciplinare; un modello diverso, ancora in nuce perché abbisogna di una idea compiuta per compiti e funzioni, del distretto sanitario, di una rivisitazione degli ambiti territoriali dei piani sociali, ma è una strada da percorrere se si intende territorializzare la offerta sanitaria.
Fiducia quindi al direttore generale ed agli altri livelli di direzione, quella sanitaria, amministrativa, del personale, del patrimonio; le designazioni di vostra competenza siano tali in modo esclusivo ed improntate a competenza ed acclarata professionalità proprio perché pretendiamo risultati e qualità. Su un punto convergo con il collega Saccomanno.

In questi ultimi anni si è ecceduto su designazioni, incarichi e consulenze fuori Provincia, mortificando professionalità e capacità che pure abbiamo solo perché appartenenti ad aree politiche diverse da quelle dell’allora governo regionale; motivare la risorsa umana professionalizzata nel comparto sanitario è priorità strategica e la si ottiene riconoscendo capacità e senso del dovere. Mi rendo conto del rischio che correte per una sorta di sovraesposizione: se confermate il dirigente di ieri aiutate il centro sinistra nella più classica delle operazioni di trasformismo politico e se lo rimuovete ne diventate la longa manus vendicativa.

Io più semplicemente sostengo che chi ha abbondantemente maturato la pensione, facciamo in modo che se la goda, chi ha svolto funzioni senza riconoscimento giuridico e/o economico, riconosciamogliele, chi è stato incaricato a termine, passi la mano a suoi colleghi pari grado ed attiviamoci per espletare i concorsi di dirigente di struttura complessa; in sostanza attiviamo meccanismi di premialità automatica quantomeno per le funzioni vacanti. Una riflessione: una certa politica del passato mi suggeriva di gridare se l’obiettivo mi pareva lontano, tanto prima o poi qualcuno mi avrebbe chiamato a ragionare.
In molti casi funziona ma a me, sinceramente, non piace.

Giuseppe Romano Consigliere regionale Ds