Brindisi, 30/12/2005
Donne Socialiste: il bilancio del 2005 e la legge 194
Il Coordinamento provinciale donne socialiste di Brindisi si è riunito nei giorni scorsi, presso la sede di via Dè Terribile, per tracciare un bilancio dell’attività svolta nell’ultimo anno e programmare iniziative future rivolte al maggiore coinvolgimento delle donne stesse.
Inevitabile, nel corso dei lavori, il riferimento al dibattito che sta interessando la “194”; e all’ingerenza della Chiesa in tematiche sociali e civili che meritano una seria e attenta riflessione.
Il documento che è scaturito al termine del dibattito costituirà il punto di partenza per una iniziativa pubblico che si terrà nelle prossime settimane.
Dopo l’astensionismo alle urne del giugno scorso, che è riuscito nell’intento di non far abrogare la legge 40 sulla fecondazione assistita, la Chiesa “mette le mani” persino sulla legge 194, formalmente per una maggiore promozione e tutela della vita umana, sostanzialmente per tentare di far regredire la condizione della donna. Le donne socialiste pensano che sia stato varcato il limite del buon senso e della correttezza.
Entrando nel merito, il presidente della Cei, cardinale Ruini, ha appoggiato la proposta avanzata dal ministro della salute Storace di riformare i consultori inserendo le figure dei volontari del movimento per la vita a sostegno del fatto che “la legge 194 è nata per prevenire l’aborto, non solo per legalizzarlo ed è dovere del governo far sì che venga applicata”.
Il riferimento è all’art.2 della legge 194 in cui si stabilisce il compito dei consultori sanitari e del personale medico-sanitario di contribuire a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione volontaria della gravidanza.
Le donne socialiste ritengono sia comprensibile che si esorti ad eliminare le motivazioni sociali, economiche o familiari che scoraggiano la donna alla maternità, ma è inaccettabile che lo Stato debba fornirle quelle che dovrebbero essere personalissime motivazioni ideologiche - affettive che portano o meno alla scelta di procreare.
Sostenere una politica di prevenzione dell’interruzione di gravidanza favorendo la presenza di volontari che scoraggiano le donne che si rivolgono a strutture pubbliche che dovrebbero mantenere una posizione laica e neutrale, come sono i consultori, significa ostacolare una maternità consapevole, responsabile e accettata, compiere un’offensiva integralista contro le libertà e responsabilità femminili, nonché acuire la sofferenza delle donne aggiungendo al dramma dell’interruzione di gravidanza anche un’orrenda pressione psicologica.
E’ evidente, secondo le donne socialiste, che oramai siamo in piena campagna elettorale e ciò giustifica la mossa di una così accorata campagna anti-aborto del centro-destra, intentata per raggranellare un pugno di voti da una parte dell’elettorato cattolico, a totale scapito della libertà, del rispetto e della salute della donna.
COMUNICATO STAMPA
Unità Socialista- Sdi Segreteria Cittadina BRINDISI
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