Brindisi, 12/01/2006
Comune: Biomonitoraggio per verificare l’inquinamento in città
L’Assessore all’Ecologia e all’Ambiente dott. Antonio D’Autilia rende noto che il Servizio Ecologia del Comune ha ultimato, lo scorso dicembre, uno studio pilota di biomonitoraggio che ha utilizzato il leccio come bioindicatore. Ciò che ha dato il via allo studio è stata la necessità di acquisire informazioni complementari a quelle rese disponibili dall’ ARPA DAP Brindisi, che gestisce la rete di monitoraggio SIMAGE, finanziata con i fondi del DPR 23.04.98.
La rete SIMAGE ha 3 postazioni in area urbana ed una in zona industriale. Una delle centraline ubicate in area urbana ha registrato, nell’anno appena trascorso, il maggior numero di superamenti del parametro PM10. La centralina è ubicata in prossimità dell’arsenale (via de’ Mille), in una strada che è schermata da un edificio alto sette piani. A 300 metri di distanza è ubicato un semaforo in corrispondenza di via Provinciale per S. Vito, che rappresenta una importante direttrice del traffico cittadino.
Al fine di comprendere le cause all’origine dell’anomalia registrata dal sistema di rilevamento di tipo chimico fisico, si è cercato un approccio integrato al problema.
Infatti, sebbene previsto per legge, il dato del PM10 da solo non dice molto sull’entità del problema perchè è opportuno conoscere da cosa sono costituite le particelle per poter stabilire l’effettiva pericolosità per la salute umana. Il biomonitoraggio, invece, ed in particolare il bioaccumulo, dà questa possibilità ed inoltre consente di tracciare mappe di deposizione dei metalli nell'area urbana, al fine di verificare se le centraline attualmente esistenti sono localizzate nei siti a maggiore contaminazione, individuare le sorgenti di emissione quali traffico, suolo, etc…
Andando più in profondità nello studio, in prima analisi si è notato che i superamenti venivano registrati in condizioni prevalenti di venti deboli associate a condizioni di calma dei venti, ed in particolare in periodi in cui la componente da NNE, associata a venti forti, cadeva a zero.
Le centraline di monitoraggio registrano sicuramente un problema in atto ma non risalgono alle cause dello stesso. Il monitoraggio della vegetazione, d’altro canto, può fornire informazioni utili e complementari sullo stato ambientale di un’area attraverso la valutazione di danni e di alterazioni che si verificano a carico della specie vegetale utilizzata come bioindicatore. Gli effetti dei danni si verificano, infatti, sulla vegetazione dopo brevi periodi di esposizione e dopo lunghi intervalli di tempo.
I parametri utilizzati per valutare i danni includono quelli visibili e quelli che riguardano l’alterazione funzionale, come, ad esempio, la misura della conduttanza stomatica, del contenuto in clorofilla, dell’attività fotosintetica.
Nel caso in esame, è stato condotto uno studio sulla morfologia fogliare (la cui variazione è il riflesso di modificazioni strutturali e funzionali) ed in particolare l’indice esaminato è stato l’LMA, indice di massa fogliare specifica, dato dal rapporto tra la superficie fogliare (cm2) e il peso secco (mg). Lo studio è stato condotto sui lecci di Brindisi utilizzando le foglie dell’anno in corso ed è stato realizzato dalla dott.ssa Anna Maria Tudisco del Servizio Ecologia, con il coordinamento della prof.ssa Loretta Gratani dell’Università La Sapienza di Roma, dipartimento di Biologia Vegetale.
Lo studio di bioaccumulo, che valuta gli effetti dei danni anche per lunghi periodi di tempo, ha visto invece la ricerca di 23 elementi sulle foglie di un anno di età. Le analisi sono state espletate presso il Laboratorio del Prof. Bargagli dell’Università di Siena, Dipartimento di Scienze Ambientali.
A queste misure sono state associate quelle relative al traffico veicolare, i cui rilievi sono stati condotti nelle ore di punta (ore 8.30-9.30) dal personale del Servizio Ecologia.
Tutti i rilievi (bioindicazione, bioaccumulo e traffico) sono stati effettuati su sette stazioni così individuate:
1. Bosco del Compare;
2. Via Provinciale per S. Vito (angolo via de’ Mille);
3. Piazza Cairoli;
4. Piazza S. Teresa;
5. Piazza del Salento;
6. Viale Caduti di Via Fani;
7. Parco Cesare Braico.
In generale, i risultati del bioaccumulo depongono a favore di basse concentrazioni degli elementi rilevati nell’area di indagine, pur trattandosi di un sito urbano-industriale. Il motivo di ciò va ricercato sia nel fatto che le copiose piogge di settembre hanno dilavato il particolato assorbito alla superficie delle foglie, ma anche nelle condizioni meteo della città, che agevolano la dispersione dei polluenti originati dalla zona industriale.
La stazione (relativamente) più contaminata è la 1 (Cu, Zn, V, Hg, ecc.), che tuttavia è anche la stazione con le più alte concentrazioni di elementi litofili (Al, Si, Fe, ecc.),
Assumendo che le caratteristiche dei suoli siano piuttosto omogenee nelle varie stazioni, è presumibile che parte del Cu, Fe, Hg, V e Zn accumulati nelle foglie della st. 1 siano di origine antropica (sia sorgenti locali come attività agricole e combustioni di varia natura, che trasporto da distanza con le deposizioni secche ed umide).
Le altre stazioni, che mostrano dei valori leggermente anomali, possibili indici di contaminazione da traffico ed altri tipi di combustione sono la 2, la 5 ( es. Ba, Cr, Hg, Mn, Ni, Pb) , la 6 (Ba, Mn) e la 4 (Pb).
In estrema sintesi, se si considerano i valori di traffico registrati nella stazione 2, unitamente ai valori di LMA nonchè a quelli dello studio di bioaccumulo (valori relativamente alti di Ba, Cu, Cd, Co, Cr, Na, Ni, Pb, Si, Zn, Fe rispetto alle altre stazioni, ma comunque non preoccupanti), e si raffrontano gli stessi ai dati disponibili forniti da ARPA sui superamenti del parametro PM10 nonché alle condizioni meteo prevalenti nell’arco dello scorso anno, si potrebbe supporre che i problemi registrati dal sistema di monitoraggio chimico –fisico siano dovuti a situazioni di calma di vento che inficiano sulla dispersione di polluenti, la cui origine è certamente dovuta anche al traffico veicolare.
Agendo, quindi, sulla pianificazione del traffico sarà possibile ottenere un miglioramento delle condizioni di vivibilità dell’area oggetto dei superamenti del parametro PM10.
Ancora una volta, quindi, il biomonitoraggio si è rilevato uno strumento agevole ed utile nella comprensione dei meccanismi che sono alla base dei fenomeni registrati dal sistema chimico-fisico.
COMUNICATO STAMPA AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI BRINDISI
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