Brindisi, 24/01/2006
Stato di Crisi: la ricetta di CGIL,CISL,UIL ed UGL
Nella riunione tenutasi ieri presso la Confindustria, la stessa ed il CNA hanno denunciato alle Segreterie Territoriali dei Meccanici, Chimici, Edili e dei Servizi, la situazione di grave crisi che interessa l’intero sistema industriale brindisino.
Nel condividere le preoccupazioni, in particolare sulla tenuta occupazionale, nel contempo, registriamo che nulla accade all’orizzonte che possa modificare lo stato dell’arte.
Abbiamo condiviso la riflessione secondo cui le ragioni dello sviluppo o della crisi di un territorio non possono che coinvolgere tutti i soggetti interessati, anche se con ruoli e responsabilità diverse.
Per affrontare questo tema, è necessario, però, chiarire un equivoco: Parlare di “sviluppo”, qualunque sia il suo indirizzo, presuppone la necessaria tenuta e il consolidamento dell’esistente fatti i dovuti interventi di bonifica. Tale risultato si ottiene se vengono utilizzate tutte le opportunità, considerando che, nel nostro caso, Brindisi è una città industriale. Diversamente a Brindisi si rischia di fare acqua da tutte le parti.
Tenere e consolidare l’esistente e pensare, progettare, attuare tutte le azioni rivolte al futuro, rappresenta la chiave volta al rilancio economico dell’area brindisina.
Nella nostra Provincia, il tema della Competitività industriale, per buona parte delle imprese esistenti, si coniuga solo e unicamente, con la contrazione del Costo del Lavoro con conseguenze che cercheremo di riassumere nei punti seguenti.
Siamo testimoni che, eccezion fatta delle società aeronautiche, che peraltro, vivono anch’esse problemi, le aziende brindisine, salvando poche eccezioni, confermano la regola della dipendenza (appalto) dalle grandi committenze ed in particolare dalle attività della chimica e dell’energia.
Di fronte a questo scenario, assistiamo a fenomeni che penalizzano fortemente i lavoratori delle aziende dell’appalto dal punto di vista del rispetto di Leggi e Contratto, e i cittadini, dal punto di vista della sostenibilità ambientale del comparto industriale (tutto).
Se valutassimo il sistema degli Appalti per le grandi e medie Committenze, impatteremmo nella deprecabile situazione che vede un diffuso “Dumping” industriale operato da chi, non rispettando le leggi e contratto, offre per accaparrarsi il lavoro, prezzi a volte inferiori del 30 – 40 % rispetto alle pur contrattate basi di offerta delle Committenti.
Ciò comporta, inevitabilmente, un abbattimento secco sul lavoro delle tutele dei lavoratori (Salute e sicurezza, condizioni di lavoro e sistemazioni logistiche) e di quelle ambientali (rifiuti speciali, oli esausti, ecc.) e, a nostro giudizio, anche sulla qualità del lavoro.
Una proposta potrebbe essere quella di creare presso Confindustria una sorta di “Vendor List” cioè di una lista di aziende accreditate che indubbiamente garantiscono il rispetto delle Leggi e del Contratto, sia in materia di salute e sicurezza, che in tema ambientale e si candidano ad offrire qualità, professionalità e affidabilità, che, secondo noi, rappresentano il primo punto su cui incentrare le azioni per parlare correttamente di “Competitività”.
Tutto ciò dovrebbe essere ottenuto tramite certificazioni attraverso auditing periodici svolti in cooperazione con gli Istituti e gli Enti di controllo deputati (INPS, INAIL, SPESAL E Sindacato di Categoria). Ovviamente, le Committenti dovrebbero inserire le clausole nei capitolati d’appalto, come “conditio sine qua non”, facendo diventare l’inosservanza di questo obbligo, risoluzione del contratto d’appalto e conseguentemente cancellazione dalla “Vendor List”, ben sapendo che occorrono soluzioni concordate per le tutele occupazionali.
In definitiva, chiediamo alle aziende di operare nell’ambito di quella “Responsabilità Sociale” che, di fatto, ha rappresentato la modifica della relazione tra impresa e territorio attraverso un approccio sistemico che legittimamente dovrebbe far interagire il territorio e imprese e viceversa.
Inoltre non è più procrastinabile il necessario incontro tra domanda e offerta per indirizzare e far muovere verso il giusto mercato del lavoro la formazione interagendo tra Confindustria, Enti di Formazione, Provincia, Regione e Scuola.
In fine, riteniamo determinante, favorire la crescita di quella “infrastruttura sociale” che accanto alla infrastruttura primaria ed immateriale, rappresenterebbe la giusta dotazione ad una efficace politica di tenuta, consolidamento e sviluppo industriale della nostra area, che in possesso di quei requisiti, potrebbe affrontare con determinazione la sfida della competitività, essendo in grado di offrire il nostro territorio come un luogo ove è possibile investire senza ulteriori ritardi, In quanto ci sarebbero risorse sulle quali fare affidamento.
Vista la gravità della denuncia le Segreterie Territoriali in uno alle Confederazioni, promuoveranno le azioni e le iniziative da intraprendere.
COMUNICATO STAMPA SEGRETERIE TERRITORIALI INDUSTRIA CGIL-CISL-UIL-UGL
|